E’ da un po’ di tempo che ci penso, comunicare il vino utilizzando i semplici descrittori o utilizzando la terminologia classica (AIS, FISAR,ONAV, etc.) di degustazione non ha molto senso, non si riesce a distinguere un vino dall’altro, la mora, la ciliegia, il tabacco, il cuoio, solo per fare un esempio, sono tutti termini che possono essere riferiti a mille tipologie di vino diverse tra loro in tutto e per tutto. Mi spiego meglio con queste due descrizioni reali fatte da professionisti del settore:
Rosso rubino, consistente. Al naso è ampio e intenso, regala piacevoli sensazioni fruttate e speziate. Emergono aromi di frutta rossa matura, tabacco, chiodi di garofano. All’assaggio è fresco, caldo, abbastanza morbido con tannini ben integrati e struttura arrotondata da un sapiente uso del legno. Persistente il finale su ritorni di frutta.
Rosso rubino, profuma intensamente di mirtilli e more, tabacco e spezie. Gustoso e carico di rimandi fruttati, avvinghia il palato con morsa tannica ben calibrata. Chiusura pulita e persistenza giocata sul binomio frutta-spezie.
A parte qualche lieve differenza lessicale, a mio avviso, sembrano due vini abbastanza identici, fruttati, speziati, rotondi, persistenti. Eppure sono due vini totalmente differenti per storia, territorio e persone. Il primo è un sangiovese di Romagna mentre il secondo è un aglianico. Non c’entrano nulla con l’altro eppure sembrano uguali. I voti non cambierebbero il risultato finale, sapere che il primo vino è valutato 89/100 e il secondo quattro grappoli non mi fornisce informazioni rilevanti anche perché, alla fine, questi mi dicono solo che solo della stessa qualità che, come sappiamo, è un concetto spesso personale e sindacabile. L’esempio poi è stato fatto su vini rossi italiani ma poteva essere fatto prendendo a confronto un vino italiano e un vino francese (peggio mi sento) oppure due vini bianchi.
Girando per le cantine, parlando con i produttori, calpestando le vigne, si ha idea che quel vino non è solo mora di rovo, cuoio russo, tamarindo e sbuffi minerali. E’ molto di più. C’è spesso un lavoro artigianale dietro, c’è la passione vera, c’è l’alzarsi la mattina e pregare che non grandini, ci sono le mani callose, c’è una terra che spesso è un pezzo di cuore, c’è il lavoro di un team di persone che ormai sono una famiglia, ci sono le lacrime di gioia, di dolore, c’è il sole, ci sono le scelte coraggiose e le cazzate.
Come far capire tutto questo a chi beve un “semplice” bicchiere di vino?
6 commenti:
ehhhhh, mica facile, anzi...
certamente bisognerebbe usare un linguaggio e una comunicazione più alla portata di tutti, poichè non tutti coloro che bevono vino sono sommelier o degustatori.
Descrittore professionale e comunicatore, credo che siano figure compatibili all'interno dello stesso settore, in quanto si propongono intenti diversi: il primo cerca di dare punti di riferimento oggettivi e per questo deve essere supportato da adeguata professionalità; il secondo generalmente cerca di trasferire all'esterno e condividere con gli altri,impressioni,emozioni,contestiterritoriali o persone che hanno suscitato il suo interesse.Credo che ognuno abbia la possibilità di portare benefici alla casa comune.
Non pensi che spesso queste due figure coincidano?
Non pensi sia meglio comunicarlo il vino anzichè descriverlo?
Credo che ambedue le figure abbiano un ruolo significativo nell'incentivazione dell'interesse e della conoscenza; ma si rivolgono a target diversi: indubbio, credo, sia il merito di professionisti della degustazione in grado di dare concretezza dialettica a sensazioni a volte difficilmente decifrabili dai meno avvezzi,ad esempio nel corso di degustazioni guidate; o di essere punto di riferimento, confronto e verifica per i più preparati; ritengo che con la loro attività istituzionale, possano incrementare l'appeal verso il mondo del vino, esercitando quindi indirettamente anche una funzione di comunicazione. Il ruolo del comunicatore ha una sfumatura diversa, in quanto è lui che si mette a confronto con questo mondo, cerca partecipazione e condivisione delle sue tematiche, rivendica un ruolo di parte attiva e non semplice fruitore ed opera per crearsi un bacino d'utenza in grado di recepire le sue stesse istanze attraverso il confronto delle opinioni.
E noi blogger da che parte stiamo? io, ad esempio, nel mio piccolo, mi sento a volte comunicatore a volte descrittore.
Si deve trovare una strada altrimenti anche il vino perderà di identità
Ci ho "lavorato" praticamente tutta l'estate su questo tema. Penso che una prima sintesi sia arrivata, raggiungere persone con curiosità ma con esperienze degustative base o nulle necessità di poche parole, una presentazione generale ma appassionante e poi lasciare ad ognuno la possibilità di bere in silenzio o chiedere ancora. Durante la bevuta poi il produttore o il tecnico di azienda racconta con semplicità e senza paroloni (men che meno marchette) in cosa consiste il suo lavoro...
contunerò a lavorarci, lavoro lungo, lunghissimo ma i risultati CONCRETI arrivano e arriveranno acnora... Una volta stimolata la curiosità, si attiva un circolo virtuoso...
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