Krug Clos du Mesnil 1996. Almeno una volta nella vita..

Su questo ho pochi dubbi: Clos du Mesnil sta allo Champagne come la Romanée-Conti sta al Pinot Nero. Una volta nella vita 1000 euro si potrebbero anche spendere, magari dividendo tra amici, per acquistare una bottiglia unica nel suo genere, vino anzi Champagne che dà pure, vero, grandi emozioni.
Oggi parliamo di Francia, parliamo di Krug e del suo prodotto di punta, il Clos du Mesnil,un blanc de blancs millesimato che ha la caratteristica specifica di esser prodotto da un singolo storico vigneto, il Clos du Mesnil appunto, che copre appena 1,85 ettari all'interno del piccolo villaggio di Mesnil-sur-Öger, nella celebre Côte des Blancs. Racchiuso da un muro di pietra (il c.d. clos) risalente al 1698, come testimoniato da una lapide su una delle sue mura, il Clos du Mesnil e,in particolare, lo Chardonnay qui piantato, è benedetto da un microclima ideale essendo situato a sud-est e al riparo dalle intemperie grazie al suo muro e alle case circostanti.
Il Clos du Mesnil, quando venne acquistato nel 1971, era un vecchio vigneto alquanto trascurato e da ciò dipese la scelta della Maison di reimpiantare nuovi vitigni di Chardonnay. In tale ambito, Henri Krug, che da subito aveva capito le potenzialità del cru, decise di reimpiantare le viti in fasi successive, sapendo bene che uno champagne ha più carattere quando è fatto con uve raccolte da vigneti di età diverse. Tutto il Clos du Mesnil fu reimpiantato in otto anni e il 1979 fu l’anno zero per il Krug Clos du Mesnil in quanto è stata la prima vendemmia ritenuta in grado di soddisfare le elevate aspettative della Maison. Quando il vino fu degustato tutte le speranze e la lungimiranza di Henri Krug si concretizzarono in un baleno: si era di fronte ad uno Champagne splendido e fu deciso che non vi sarebbe alcun assemblaggio.
Il Clos du Mesnil 1996 da me degustato rappresenta una superba interpretazione di un millesimo storico in Champagne, uno dei migliori del secolo, e fa capire al mondo quanto potenziale può avere l’uva Chardonnay se vinificata e “spumantizzata” come si deve.
Al palato si capisce subito che siamo di fronte ad un grandissimo Krug, i suoi segni distintivi sono evidenti: sensazioni di miele, agrumi canditi, croccante, sottobosco, a cui si aggiunge una stupende vena minerale, tipica espressione del terroir. Nel Clos du Mesnil, rispetto agli altri Champagne, c’è molto di più, c’è una freschezza quasi tagliente nonostante l’età, c’è potenza, c’è complessità, c’è una persistenza infinita dopo averlo deglutito. E’ un peccato, un vero infanticidio berlo ora visto che ha ancora tanti anni di fronte a sè e con un potenziale ed una evoluzione ancora tutta da scoprire.
Il Krug è per me lo Champagne. Il Clos du Mesnil è un’esperienza mistica.
Foto tratte da http://www.wineterroirs.com

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Su Krug perfettamente d'accordo. Pochi giorni fa ho bevuto la Grand Cuvèe, ed è un vino del tutto paragonabile ad una cuvèe di prestigio

Andrea Petrini ha detto...

Siamo di fronte veramente ad Grand Cru di livello stratosferico, non a caso l'ho paragonato a Romanée-Conti. Possibile che grandi espressioni del terroir vi siano solo in Francia? Non ne sono molto convinto...

Patrizia Rubino ha detto...

veramente di livello...Ho bevuto bolle di livello ma Krug mi fa veramente godere..

rs ha detto...

spero che le bottiglie di Clos siano due, altrimenti l'amico ha bevuto troppo presto