La grande sala di degustazione del Chiostro mi accoglie alle ore 10 del 17 novembre ancora leggermente assonnato e, mentre cerco di risvegliare le mie papille gustative, mi accorgo che i tavoli sono in buona parte già presi d’assalto da un nugolo di pensierosi giornalisti in avanzata fase di valutazione dell’ultima annata di Brunello. Qualcuno, pensando di farmi un favore, m sussurra in un orecchio le sue dritte mentre altri, invece, declamano le virtù della 2019 ad alta voce con la stessa intonazione di Vittorio Gassman mentre recita la Divina Commedia.
Alt, stop, non vi voglio sentire, non subito e, soprattutto, non fatemi ascoltare le due parole che già girano, sinuose, lungo le pareti del Chiostro ovvero annata e secolo. Per favore, no!
Come sempre, essendo da solo per
il mio blog, non riesco a degustare tutti i vini presenti all’Anteprima per
cui, visto il poco tempo a disposizione ed avendo un solo fegato, concentro il
mio tasting sui Brunello 2019 “base” più, se avanza tempo, nella degustazione
di qualche “Selezione” per verificare quale Cru valga davvero la spesa.
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Fabrizio Bindocci - Presidente del Consorzio |
Per comprendere l’andamento della 2019 non possiamo non partire dai dati ufficiali del Consorzio che, in linea generale e senza fare suddivisioni per zone (areale nord, sud, est ed ovest di Montalcino) ci fornisce indicazioni di una annata sostanzialmente regolare, abbastanza fredda e piovosa a gennaio, con temperature medie, soprattutto nel mese di Luglio ed Agosto, che non hanno raggiunto i picchi calorici della 2017. Tutto ciò ha permesso una lenta ed omogenea maturazione delle uve, ottimale per l’ottenimento di una buona maturità fenolica e tecnologica tanto da meritare, nel rating del Consorzio, ben cinque stelle così come avvenuto con la 2016.
Ah, quindi la 2019 è stata simile alla 2016? Questa la domanda che in molti mi hanno fatto e alla quale ho risposto in maniera negativa perché, a mio parere, la 2016 ha sicuramente qualcosa in più in termini di prontezza, completezza ed altissima qualità media diffusa. In poche parole, se un vignaiolo sbagliava la 2016 poteva anche cambiare mestiere, la 2019 andava comunque affrontata ed interpretata.
In linea generale, prima di descrivere brevemente i vini che mi sono piaciuti di più, ho trovato i Brunello 2019 mediamente molto piacevoli, succosi, abbastanza profondi, con profili aromatici nitidi ed espressivi del territorio di provenienza del sangiovese anche se non sono mancati esempi di Brunello non perfettamente a fuoco causa eccessive astringenze e, soprattutto, cariche alcoliche che, se non supportate da adeguata freschezza, davano vita a vini squilibrati e pesanti. Non è il contesto adatto per approfondire il discorso ma, credo, in futuro la sfida vera per i vignaioli ilcinesi sarà quella di combattere in vigna il cambiamento climatico altrimenti si rischia di “amaronizzare” irrimediabilmente il Brunello.
Fatte queste dovute premesse, la mia Top 10 di Brunello di Montalcino 2019 è la seguente:
Cerbaia – Brunello di Montalcino 2019: piccola azienda di non più di 5 ettari guidata da Elena Pellegrini, romana de Roma, che anche quest’anno ha prodotto un Brunello tutto succo, eleganza ed armonia in grado di scaldare il cuore anche ai palati più esigenti.
Corte dei Venti – Brunello di Montalcino 2019: Clara Monaci e la sua famiglia produce sangiovese da terre rosse ricche di minerali e anche quest’anno il suo Brunello non tradisce per tensione e quella nota ferrosa che rappresenta il marchio di fabbrica di quel fazzoletto di territorio tra Sant’Angelo e Castelnuovo dell’Abbate.
Corte Pavone Loacker – Brunello di Montalcino 2019: sapete quando capisco che la 2019 è una buona annata? Quando, ad esempio, trovo assolutamente centrati e quasi emozionanti vini che negli anni passati avevo scartato in quanto non aderenti al mio gusto personale. Hayo Loacker con questa annata ha fatto centro ma solo sul base, le selezioni invece…..
Fattoi – Brunello di Montalcino 2019: non toccatemi i vini della famiglia Fattoi che, per me, stanno a Montalcino come Una Poltrona per Due sta al Natale. Il loro Brunello annata è tradizionale, emozionante e calibrato. Un sangiovese senza orpelli che scalda il cuore.
Gorelli Giuseppe – Brunello di Montalcino 2019: se dovessi far degustare ad un alieno cosa significa produrre un grande Brunello di Montalcino dal versante nord dell’areale di produzione non avrei dubbi a scegliere questo. Lucente, graffiante, sprezzante di freschezza e infinitamente terso nella sua infinita persistenza sapida. Un vino, che vi anticipo, ha messo d’accordo probabilmente tutta la sala.
Pietroso – Brunello di Montalcino 2019: la piccola realtà condotta da Gianni e Andrea Pignattai, interpreti tradizionalisti di un sangiovese di Montalcino proveniente da tutti e quattro i versanti, anche quest’anno ha prodotto uno dei miei "coup de cœur" dell’Anteprima col suo Brunello di estrema finezza e dall’identità gustativa di notevole aplomb con ritorni agrumati sul finale saporitissimo.
Poggio di Sotto – Brunello di Montalcino 2019: non sarà più quel sangiovese rarefatto e sussurrato di qualche anno fa ma anche in quest’ultima annata la cantina di proprietà di ColleMassari incanta i sensi grazie ad un impianto aromatico accattivante declinato tra il floreale rosso e le spezie orientali ed un palato nobile e di pregevolissima ampiezza.
Salvioni La Cerbaiola – Brunello di Montalcino 2019: equilibrio, godibilità e potenziale evolutivo. Tutto questo è l’ultima annata del Brunello di Montalcino prodotto dalla famiglia Salvioni che rappresenta un totem qualitativo anche quando il suo vino sfiora i 14,5° alcolici. Quando parlavo di maestria nel gestire le componenti morbide e dure nel vino mi riferivo per lo più a questo vino.
Sanlorenzo – Brunello di Montalcino 2019: Luciano Ciolfi è da anni un interprete magistrale del sangiovese piantato nel versante sud-ovest della denominazione e questo suo Brunello 2019 è una sorta di figlio prodigo di quel terroir: carnoso, intenso, profondo, con evidenti tratti ematici e un sapore caldo e avvolgente senza strafare.
Ventolaio – Brunello di Montalcino 2019: tra i vari vini degustati, questo Brunello 2019 è tra quelli più “scuri” ed introversi grazie ad un profilo aromatico delineato da note di ghisa, humus e sbuffi iodati. Il sorso è saporito, austero, ma al tempo stesso intessuto di mirabile maglia tannica intarsiata di vibrante vena sapida.
Dopo più di cento Brunello di Montalcino “base” degustati ho poi iniziato a valutare le selezioni ovvero quelli da uve sangiovese provenienti da singola vigna. Non ce ne erano tantissimi, più o meno la metà dei “base” e, tra i vari, la mia scelta di gusto è andata ai seguenti:
Mastrojanni – Brunello di Montalcino “Vigna Loreto” 2019: tra miei assaggi preferiti volevo mettere già il “base” ma il Vigna Loreto, storico Cru di sangiovese piantato su ciottoli e tufo, che forniscono al vino un quadro olfattivo che sembra un campionario di spezie orientali ed erbe aromatiche di elicrisio e lavanda in cui fanno capolino, senza esserne protagoniste, le sensazioni fruttate di ciliegia e mora matura. Al sorso associa rigore, progressione ed impeccabile freschezza.
Tiezzi – Brunello di Montalcino “Vigna Soccorso” 2019: date ad Enzo Tiezzi (a proposito auguri per gli splendidi 85 anni) un’annata più che buona come questa e da Vigna Soccorso vi tirerà fuori un piccolo grande gioiello di aristocratica eleganza aromatica che conquista il palato si allarga a ventaglio disegnandovi una persistenza salina di mirabile persistenza.
Val di Suga – Brunello di Montalcino “Vigna del Lago” 2019: dei tre Cru aziendali presentati, il Vigna del Lago, vigna storica con esposizione nord che prende il nome dal lago che la circonda, è quello che mi ha rapito il cuore e il palato per la sua essenzialità di frutto, luminosissimo, e per una verve floreale che in altri Brunello non avevo mai percepito così intensa e avvolgente. Sorso armonioso e di raro equilibrio.
Prima di separarmi da questo articolo vorrei fare una ultima considerazione: da qualche tempo Benvenuto Brunello sta “perdendo pezzi” in quanto, anno dopo anno, si stanno sfilando dalla manifestazione molte realtà di grande interesse creando un notevole problema agli operatori che poi sono costretti, per avere un quadro informativo completo, a rincorrere le varie aziende che si sono tirate fuori.
Non conosco bene i motivi di questo "ammutinamento" ma, è fuor di dubbio, che esista un problema nelle modalità di gestione dell’Anteprima, un quesito che spero venga risolto già nella prossima edizione per il bene di tutti noi che amiamo il vino di Montalcino.
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