Studio Marche continua le sue degustazioni on line alla scoperta dei grandi vini di questa Regione e, come da programma, il terzo appuntamento ha previsto come ospite d’onore il Verdicchio di Matelica, DOC dal 1967 e dal 2010 anche DOCG con il Verdicchio di Matelica Riserva.
Considerato da molti come un bianco travestito da rosso, per me il Verdicchio di Matelica, a differenza di quello dei Castelli di Jesi, non è altre che l’espressione più nordica e algida di questo vitigno grazie al suo particolare terroir di riferimento.
La denominazione, infatti, si estende su quasi 286 ettari attraverso i comprensori di 8 comuni (Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco nella provincia di Macerata; Cerreto D'Esi e Fabriano in quella di Ancona), nel cuore dell’Alta Vallesina, la sola vallata marchigiana con disposizione Nord-Sud. Un posizionamento parallelo e chiuso rispetto al mare e quindi alla sua azione mitigante, in cui si viene a creare un microclima diverso rispetto a tutte le altre vallate regionali: continentale nelle ore notturne e quindi capace di preservare al meglio l’acidità delle uve; mediterraneo durante il giorno, con un irraggiamento che esalta il contenuto zuccherino degli acini.
Matelica - Foto: wikipedia |
Proprio queste particolari condizioni, unite ai terreni calcarei e all’altitudine dei vigneti (tra i 400 e gli 850 metri s.l.m.), influenzano il ciclo vitale del Verdicchio e conferiscono alle uve caratteristiche peculiari che identificano in maniera inequivocabile i vini di Matelica che, soprattutto per la versione “base”, come ho scritto precedentemente, risultano con un profilo più austero e meno solare rispetto ai vini dei Castelli di Jesi.
Matelica e il suo vino hanno anche un’altra peculiarità: sono pochissimi le aziende agricole che imbottigliano il Verdicchio, 26 per quanto riguarda la DOC e solamente 7 per la DOCG ma, nonostante questi bassi numeri, la qualità media dei vini è altissima visto che, con i suoi 19 prodotti premiati nel 2020, il Verdicchio di Matelica DOC e DOCG e il vino bianco italiano a maggior tasso di riconoscimenti in rapporto alla superficie vitata. Una eccellenza riconosciuta anche lo scorso anno da Eric Asimov sul New Tork Times: “Per coloro che si aspettano un semplice vino bianco – ha scritto -, (i Verdicchio di Matelica ndr) offrono piaceri senza complicazioni. Per coloro che desiderano di più, questi vini hanno una marcia in più. Non si può non tenerne in conto il grande valore".
Eric Asimov - Foto: spanishwinelover.com |
La degustazione, organizzata dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, ha previsto la presenza di sei produttori in rappresentanza della denominazione. Di seguito, come sempre, le mie note di degustazione di vini degustati:
Villa Collepere – Verdicchio di Matelica “Grillì” 2019: questa piccola realtà di circa 4 ettari produce solo due vini ovvero questo Verdicchio e un Colli Maceratesi Rosso Doc. Questo vino, da vigneti posti mediamente a 400 metri s.l.m., è un piccolo vademecum del buon Verdicchio di Matelica da tutti i giorni essendo diretto, senza troppi fronzoli ma ricco delle sfumature aromatiche tipiche dei vini di Matelica: mela verde, sambuco, fiori bianchi. Al sorso conferma la sua tipicità garantita da un nobile mix di acidità e sapidità e da un allungo ammandorlato tipico del vitigno. Il vino fa 4 mesi di affinamento in acciaio più altri 9 mesi di bottiglia prima di uscire sul mercato.
Casal Lucciola – Verdicchio di Matelica 2019: Studio Marche mi ha fatto scoprire anche aziende che non conoscevo come Casa Lucciola, gestita dalla famiglia Cruciani, che dal 1998 è certificata biologica e dal 2014 pratica in vigna la biodinamica senza però essere certificata. Il Verdicchio di Matelica presentato incarna perfettamente il terroir di Matelica in quanto risulta al naso con quel profilo nordico di cui avevo scritto in precedenza presentando la denominazione. Ha un impatto olfattivo austero e nitido dove ritrovo l’agrume, la pesca bianca, l’uva spina, il mughetto, le erbe aromatiche assieme a tanta suggestione minerale. Al palato è compatto, elegante e sapido e termina con lenti effluvi che ricordano la florealità bianca e il lime. Il vino fa 9 mesi di affinamento in acciaio più altri 6 mesi di bottiglia prima di uscire sul mercato.
Colpaola – Verdicchio di Matelica 2019: l’azienda, relativamente giovane visto che il primo imbottigliamento risale al 2013, è di proprietà di Francesco Porcarelli ed attualmente è guidata da Stefania (moglie di Francesco) e da Laura Migliorelli (manager), una guida tutta al femminile che strizza l’occhio anche all’innovazione e al packaging visto che il loro unico Verdicchio di Matelica, da vigneti piantati a circa 650 metri s.l.m., è imbottigliato all’interno di una renana col tappo a vite. Non so se questa chiusura abbia fatto evolvere il vino più velocemente, ma ho trovato questo Verdicchio molto più fruttato e solare dei precedenti, con ricordi di scorza di cedro, pesca noce, ginestra e sprazzi erbacei di mandorla verde. Morbido e avvolgente l’impatto gustativo, che resta coeso e ravvivato da vivaci intarsi di sapidità salina. ll vino fa 4 mesi di affinamento in acciaio più altri 2 mesi di bottiglia prima di uscire sul mercato.
Foto: Simone Di Vito |
Cantina Belisario – Verdicchio di Matelica “Vigneti B.” 2019: l’azienda non ha bisogno di molte presentazioni, è una cooperativa nata nel 1971 e con i suoi 300 ha vitati ed una cantina di 30.000 HL di capienza è il più grande produttore di vini della denominazione. Questo vino, il cui nome fa riferimento al fatto che è prodotto da sole uve provenienti da vigneti a conduzione biologica, ha olfatto pervaso da sentori di sambuco, papaia, pesca. Spiccano inoltre note di anice e mandorla amara. Bocca avvolgente, piena, segnata da un gioco di equilibri ben riuscito e da un finale lungo e balsamico di anice. ll vino fa 5 mesi di affinamento in acciaio più altri 6 mesi di bottiglia prima di uscire sul mercato.
Borgo Paglianetto - Verdicchio di Matelica “Petrara” 2019: nata nel 2008, questa importante cantina di Matelica può contare oggi su circa 30 ettari di proprietà a conduzione biologica. Il loro Petrara, il cui nome si ispira ad una antica zona della città di Matelica, è un Verdicchio di Matelica è intenso nei suoi aromi dove ritrovo la melissa, la frutta esotica, il floreale di ginestra e zagara e un accenno di pietra focaia. Il sorso è di grande personalità, invade il palato regalando equilibrio e sostanza sapida allo stesso tempo. Il ritorno, in retrolfattiva, di frutta matura e mandorla verde, non fa altro che amplificare la piacevolezza di questo vino. ll vino fa 6 mesi di affinamento in acciaio più altri 2 mesi di bottiglia prima di uscire sul mercato.
La Monacesca – Verdicchio di Matelica 2019: l’azienda, situata in contrada Monacesca, a 4 Km da Matelica, è condotta dal vulcanico Aldo Cifola che da anni rappresenta per me uno dei punti di riferimento per la denominazione. Il suo Verdicchio di Matelica “base” non può lasciare indifferenti per un impatto aromatico iniziale di pietra focaia che col tempo vira verso uno scenario più ampio e variegato di biancospino, camomilla, mandorla, kiwi e percezioni di erbe officinali. In bocca è carezzevole, elegante grazie ad una sferzante acidità e ad una composta alcolicità. Finale lunghissimo e si spessore per un vino che si lascia ricordare anche nel suo vestito più casual. ll vino fa 8 mesi di affinamento in acciaio più altri 4 mesi di bottiglia prima di uscire sul mercato.
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