Taste Alto Piemonte 2018: le vecchie annate

A corollario della degustazione tecnica riservata ai giornalisti, che ho raccontato in questo articolo, Taste Alto Piemonte ha organizzato nel pomeriggio del sabato anche un seminario sulle vecchie annate dei vini con lo scopo di far scoprire, a quei pochi che ancora non lo sapessero, come le DOC e le DOCG di questo territorio riescano ad evolvere egregiamente nel tempo grazie alla loro anima nebbiolesca. Di seguito le mie note di degustazione:

Colline Novaresi Nebbiolo DOC "Giulia" 2009 - Enrico Crola: il nebbiolo di questo bravo produttore sa di mallo di noce, legni pregiati, terra rossa e ruggine. Al palato l'evoluzione del vino garantisce equilibrio e ancora tanta sostanza. 


Fara DOC 2011 - Castaldi Francesca: l'avevo già provato a Roma questo vino durante la tappa romana di Taste Alto Piemonte e, come allora, mi emoziona la sua anima aromatica un po' naif condita da un sorso succoso e dai ritorni di genziana ed erbe aromatiche. 

Bramaterra DOC 2007 - Antoniotti: la sua parabola evolutiva sembra quasi giunta al termine ma questo vino ancora graffia e fa vibrare i nostri sensi. Sapidissimo il finale che non molla un centimetro.

Bramaterra DOC 2006 - Colombera & Garella: vino di complessità e profondità ancora dirompente, sa di radici e terra, pepe e tabacco. In bocca è ancora vibrante, teso, giovanissimo. Da conservare ancora per anni.

Lessona DOC 2008 - Clerico Massimo: al mio posto ci vorrebbe un grande romanziere per descrivere adeguatamente questo vino che per eleganza e finezza sembra essere una ballerina di danza classica del Teatro Bol'šoj


Lessona DOC "San Sebastiano allo Zoppo" 2005 - Tenute Sella 1671: irresistibile per intensità di spezie ed erbe aromatiche, è dotato ancora di un corredo aromatico di frutta e fiori rossi e, soprattutto, di un sorso vivissimo che accoglie e si distende, per dirla come una canzone di Raf, "interminatamente"!!!

Boca DOC Il Rosso delle Donne 2006 - Castello Conti: da un vino, come dice anche l'etichetta, tutto al femminile ti aspetti una risposta tutta grazia e cortesia ed invece questo Boca, con i suoi continui rimandi alla ghisa e alla ruggine, colpisce per austerità e mascolinità. Sorprendente!

Boca DOC Vigna Cristiana 1997 - Podere ai Valloni: purtroppo la bottiglia servita non era al 100% per cui sospendo il giudizio su questo vino.

Boca DOC 1996 - Vallana: anche questa bottiglia non era al 100% per cui sospendo il giudizio.

Ghemme DOCG 2007 - Ca' Nova: Giada sa perfettamente che questa annata probabilmente è ad oggi nel pieno della sua forma e da brava padrona di casa la elargisce a noi degustatori affamati di bellezza enologica mandandoci in visibilio. 

Ghemme DOCG Ai Livelli 2007 - Mazzoni Tiziano: altro esempio illuminante di come un grande vino del territorio può evolvere per oltre 10 anni garantendo al tempo stesso vivacità , profondità e territorialità fino al midollo. Certezza assoluta.

Ghemme DOCG 2006 - Mirù: il naso, sensualissimo, è un girotondo aromatico composto da frutta matura, spezie e soffi balsamici. Gusto in netta contrapposizione visto che alla femminilità e alla ricercatezza aromatica il sorso contrappone ancora durezze che solo il tempo potrà rendere giustamente equilibrate. Giano bifronte.

Ghemme DOCG 2004 - Torraccia del Piantavigna: vino ancora esuberante e corredato da un naso intenso, ampio, dove il cassis, la viola, la frutta secca e la scorza di arancia amara giocano a rincorrersi per poi tuffarsi all'interno di una struttura solida dotata di fitta trama tannica, setosa e finissima. Sontuoso il finale sapido.


Ghemme DOCG "Chioso dei Pomi" 2001 - Rovellotti: dalla serie quando il gioco si fa duro arriva in tutta la sua irruenza giovanile il Chioso dei Pomi che per dinamismo, freschezza e proporzioni sembra non essere secondo a nessuno. Un vino simbolo che non ha paura di misurarsi con i grandi del Piemonte.

Ghemme DOCG 1999 - Ioppa: azienda tutta da scoprire questa dei fratelli Ioppa così come da scoprire è questo grande nebbiolo che arrivato alla soglia dei venti anni rimane compatto, carnoso e dotato di un sorso da fuoriclasse per trama tannica e proporzioni acido-sapide che rendono il sorso assolutamente continuo sfociando in una persistenza aromatica assolutamente coerente ed incredibilmente lunga.

Ghemme DOCG "Ronco al Maso" 1997- Platinetti Guido: non è la prima volta che ho la fortuna di bere questo vino che, anno dopo anno, nonostante la sua età anagrafica, riesce a sorprendermi lasciandomi costantemente a bocca aperta per integrità e territorialità. Il naso è un caleidoscopio di aromi secondari e terziari dove ritrovo, netti, i profumi di erbe aromatiche, ruggine, terra, sale iodato, noce, spezie rosse, genziana, liquirizia dolce e arancia amara. La struttura del vino è ancora solida, composta, rigorosa e di grande piacere. Vorrei vederlo, alla cieca, accanto ad uno dei grandi vini italiani pari annata. Oh, come mi divertirei....


Gattinara Riserva DOCG 2008 - Il Chiosso: vino scorbutico ed austero che svela toni di torrefazione e spezie per poi aprirsi su aromi di mineralità rossa e viola disidratata. Al gusto conferma rigore e struttura ma, probabilmente l'anna non troppo felice, risulta un po' troppo poco dinamico denunciando una persistenza non proprio da record.

Gattinara DOCG "Molsino"  2006 - Nervi: vino diametralmente opposto al precedente, molto disteso e con grande anima "pop" che ha come tallone di Achille un legno non troppo digerito con conseguente finale un po' troppo amaricante.

Gattinara DOCG "Borgofranco" 2005 - Cantina Delsignore: nebbiolo di grande espressione e dinamismo che libera in progressione sentori olfattivi leggermente terziari ma assolutamente tipici che vanno dalla terra bagnata alla rabarbaro, dall'agrume candito fino ad arrivare alle spezie rosse e al porfido. Al gusto di ammira per equilibrio, sapidità, tannini che non mollano e ottima chiusura. 

Gattinara DOCG "Osso San Grato" 2005 - Antoniolo: Lorella Zoppis mi ricorda sempre  che "bocciai" questo millesimo quando organizzai a Roma la verticale storica di questo importantissimo Cru di Gattinara. Col senno di poi, ricordando che questo millesimo è stato caratterizzato da una brutta gelata primaverile e da un settembre non propriamente esaltante, posso dire che, pian piano, la 2005 di Osso San Grato sta iniziando a distendersi non tanto nell'elegante corredo aromatico da grande nebbiolo del nord, quanto nella parte gustativa dove il tannino progressivamente si sta sciogliendo regalando una beva tanto impeccabile quanto sorprendente anche per una piacevolissima persistenza agrumata. Il gigante si starà svegliando?



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