Taste Alto Piemonte: piccola guida al mio nebbiolo preferito

La prima edizione di Taste Alto Piemonte, l’anteprima del territorio dedicata ai vini dell'Alto Piemonte organizzata dal Consorzio Tutela Nebbioli dell’AltoPiemonte, è stata un successo!

46 produttori, 38 giornalisti di settore provenienti da tutto il mondo, 60 rappresentanti della stampa nazionale e più di 1700 persone si sono ritrovate tra i banchi d’assaggio al Castello Visconteo Sforzesco di Novara nella due giorni di sabato 1 e domenica 2 aprile per scoprire le 10 denominazioni del territorio ovvero Boca DOC, Bramaterra DOC, Colline Novaresi DOC, Coste della Sesia DOC, Fara DOC, Gattinara DOCG, Ghemme DOCG, Lessona DOC, Sizzano DOC, Valli Ossolane DOC.


Il nostro territorio è uno scrigno che racchiude tanti tesori dai suoli vulcanici alle brezze del Monte Rosa, che ci donano terroir incredibili e fortemente identitari, dall’antichissima tradizione vinicola, alle nuove generazioni, che stanno riscoprendo e portando avanti le nostre denominazioni, ed infine i vitigni autoctoni che ci permettono di realizzare i grandi vini a cui abbiamo dedicato la manifestazione e che sono evidenza del valore del nostro territorio - dichiara Lorella Zoppis presidente del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte - Taste Alto Piemonte nasce infatti dal desiderio dei produttori di far conoscere questi tesori al pubblico agli operatori ed alla stampa. Con una così grande ricchezza di territori e denominazioni il nostro compito è quello di fare cultura diffondendone la conoscenza assieme a quella delle altre eccellenze enogastronomiche locali per promuovere uniti un intero territorio”.


Letto così, lo ammetto, potrebbe risultare il solito, scontatissimo, comunicato stampa post-evento pubblicato dall’organizzazione ma per chi come me era presente a Novara questa Anteprima, sinceramente, è risultata ancora più convincente rispetto a diffuso dal bravissimo e solerte ufficiostampa perché quelle righe di comunicato, forse volontariamente, celano tutto il faticosissimo lavoro, composto da ansie ed interrogativi, che il Consorzio ha dovuto affrontare preliminarmente per dar vita ad un evento che fino allo scorso anno era probabilmente considerato pura utopia. 

I motivi sono semplici: per tanti, troppi anni i vini dell’Alto Piemonte sono stati considerati un po’ dei brutti anatroccoli rispetto ai “grandi” vini delle Langhe la cui fama e “nobiltà”, non sempre meritata, era condizione necessaria e sufficiente per garantirgli l’esclusiva di una Anteprima riservata alla stampa nazionale ed internazionale. E’ chiaro che, viste le premesse, la domanda che tutti i produttori coinvolti è stata: ”Davvero siamo all’altezza di Barolo e Barbaresco?”. Se a tutto questo, poi, ci aggiungiamo lo sforzo economico richiesto ai vignaioli dell'Alto Piemonte che, tranne rari casi, hanno dimensioni aziendali quasi hobbistiche, capirete bene che il Consorzio ha fatto quasi un miracolo a tirar su in poco tempo una manifestazione del genere dove ciascuno aveva poco da guadagnare e molto da perdere visto che, come sempre accade in questi casi, chi non ci ha creduto, a torto o ragione, era già pronto col dito puntato incluso sorrisetto ironico.


Dopo oltre cento vini degustati, sia in sala stampa che davanti al banchetto col produttore, ciò che mi ha colpito è la qualità media altissima di questi prodotti non solo all'interno delle denominazioni “blasonate” come Gattinara o Ghemme ma anche, e soprattutto, nei piccoli territori come ad esempio quelli del Fara o del Bramaterra DOC dove ci sono piccolissime realtà che tirano fuori dei vini a base nebbiolo che spesso e volentieri sono scrigni preziosi ancora da scoprire per buona parte della stampa specializzata così come per il pubblico di curiosi ed appassionati.

Non me ne vorranno perciò le sorelle Conti (Cantine del Castello), Silvia Barbaglia (Vini Barbaglia), Lorella Zoppis (Antoniolo), Nervi e le Tenute Sella se in questo articolo tralascerò la descrizione del loro splendidi vini ma, per una volta, vorrei dar spazio a chi solitamente ne ha meno a livello mediatico e, per certo, ha fatto tanta fatica ad essere presente a Taste Alto Piemonte superando i tanti dubbi e le timidezze che possono attanagliare un vignaiolo che per la prima volta si imbatte nel grande circo delle fiere vino.

Inizio con il Colline Novaresi DOC “Giulia” 2011 di Enrico Crola che nel 2006 crea la sua piccola azienda vitivinicola investendo i risparmi di anni di lavoro come consulente informatico acquisendo 2 ettari di vigneti in zona Mezzomerico (Medio Novarese). Il Colline Novaresi DOC “Giulia” 2011 (dedicato a sua figlia) è un nebbiolo in purezza dallo stile austero e rigoroso che sorprende al sorso per il tannino setoso e per un allungo sapido di grande carattere. Costa più o meno 12 euro e a questo prezzo vi portate a casa un nebbiolo di qualità superiore che alla cieca…..


L’altro vino da segnalare è il Coste della Sesia Nebbiolo DOC “Montecavallo” 2011 di Castello di Montecavallo. Diretta da Maria Chiara Reda ed Andrea Manfrinati, l’azienda si trova a Vigliano Biellese il cui territorio vanta una storia vitivinicola centenaria visto che esistono documenti che testimoniano la coltura della vite sulla collina di Vigliano, ricca di “ferretto”, già dal 1279. Oggi, dai tre ettari di proprietà piantati prevalentemente a nebbiolo, nasce questo vino dotato di un naso pregiato di frutta rossa succosa e fiori, tanti fiori. Si beve con gusto questo vino che, tra i vari, ha il pregio del finissimo tannino. Le grandi potenzialità di un Coste della Sesia sono tutte racchiuse in questo piccolo gioiello del biellese.


Alzi la mano chi sa dove sono le Valli Ossolane. Pochi eh? Anche il sottoscritto, prima di Taste Alto Piemonte, non aveva un’idea chiarissima di questo territorio localizzato nella zona più nord del Piemonte dove si trovano vallate scavate dal fiume Toce, che arriva fino al Lago Maggiore, e dai suoi affluenti. Da questi parti la Cantina Garrone, da ormai venti anni e assieme all’Associazione Produttori Agricoli Ossolani, sta cercando di portare avanti una viticoltura di qualità e la testimonianza di questi sforzi è data da questo interessantissimo Valli Ossolane Nebbiolo Superiore DOC “Prünent” 2013 di leggiadra purezza e intensità floreale. Da applausi la capacità di beva di questo nebbiolo in purezza che stupisce e rapisce e i sensi.
Un’altra piccolissima denominazione che vanta un manipolo di bravissimi vignaioli tutti da scoprire è il Fara DOC i cui vini storicamente erano molto più famosi di oggi tanto che abati, vescovi e signori, in età medievale, si dedicavano alla coltura dei suoi vitigni non solo per fini liturgici ma anche, e soprattutto, per assicurarsi una rendita indispensabile al sostentamento della comunità ecclesiastica attraverso la vendita del prodotto. I produttori da seguire in questo ambito sono: Francesca Castaldi che ha messo in degustazione un Fara DOC 2012 che sa di fragoline e rosa, Gilberto Boniperti che col suo Fara DOC 2012 “Barton” aggiunge ciccia e profondità gustativa mentre Vigneti Valle Roncati col suo Fara DOC 2011 “Ciada” presenta un vino la cui complessità e dimensione fa comprendere le grandi capacità di evoluzione di un Fara prodotto con amore.




Del Bramaterra di Colombera e Garella e Antoniotti, sempre splendidi, ho scritto in passato su Percorsi di Vino per cui questa volta vorrei parlarvi di una vera new entry nel mio cuore ovvero del Bramaterra DOC 2013 de Le Pianelle che, leggendo in giro, ha lasciato il segno anche nell’anima di Carlo Macchi e Fabio Rizzari. Motivo? Semplice, la femminilità, l’equilibrio e l’allungo sapido di questo nettare sono talmente coinvolgenti che è impossibile non amarlo.


Dei Lessona DOC, tra i tanti, ottimi, degustati in sala stampa, menzione speciale per La Prevostura che ha presentato un 2013 di grandissima finezza e complessità aromatica e dotato di un sorso coinvolgente corroborato da finale salino ed agrumato (arancia amara) di grande personalità. Grande vino.


Dei Boca DOC, oltre alle splendide realtà targate Castello Conti e Barbaglia, due righe le vorrei spendere per Podere ai Valloni che col suo Vigna Cristiana 2010 ha fatto trasalire piacevolmente più di un giornalista ed appassionato grazie ad un naso freschissimo e minerale ed ad un sorso appagante e tonico. Come scrive Rizzari, l’unica pecca di questo vino è la sua variabilità tra una bottiglia e l’altra.


Tiziano Mazzoni con i suoi Ghemme DOCG meriterebbe una ribalta mediatica migliore visto il livello di costanza qualitativa che hanno i suoi vini a partire da questo Ghemme dei Mazzoni 2013, il suo “base”, i cui profumi di frutta rossa e sfumata mineralità si intersecano con una beva piacevole, equilibrata e dal finale lungo e sapido. Da provare il suo “Ai Livelli” per capire su che vette può arrivare il nebbiolo di questa denominazione storica!


Sempre in tema Ghemme un altro vino interessante, stavolta 2010, è stato quello presentato da Ca’ Nova che ha portato in degustazione un nebbiolo sanguigno, a tratti selvaggio, la cui tempra gustativa rappresentata da fittissimi tannini e solida persistenza agrumata mi hanno decisamente convinto.



Sul Gattinara, a parte un San Francesco di Antoniolo da pelle d’oca, il mio coup de cœur è stato per il Pietro 2012 di Paride Iaretti che si conferma uno dei vignaioli più convincenti ed in ascesa di tutte l’areale grazie a vini sempre centrati, cesellati e profondamente territoriali. Questo Gattinara, in particolare, sa di terra rossa e fruttini di rovo e sublima il palato con una freschezza e una sapidità davvero allettanti.

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