Anna e Ludovico Ginotti li ho incontrati una domenica di Luglio vicino a Buonconvento, erano ospiti di amici comuni e me li sono trovati seduti accanto a me a tavola davanti ad una succulenta fiorentina.
Dopo aver parlato con loro per circa un'ora ho capito perchè della loro azienda e dei loro vini è stato scritto, sopratutto in Rete, poco o nulla. Signore e signori i coniugi Ginotti sono due alieni rispetto allo star system dei vino italiano, montalcinese in particolare. I motivi li ritrovi nei loro occhi e e nelle loro mani che trasudano lavoro e sacrifici con conseguente poco tempo a disposizione per seguire le varie rotte di comunicazione e promozione tant'è che ad oggi, mi confidano, non hanno mai partecipato ad alcun Benvenuto Brunello pur aderendo al Consorzio da sempre.
La loro età e, soprattutto, una figlia che non vuole seguire il loro lavoro, non li sta di certo aiutando in questa fase della loro vita da vignaioli che è iniziata tanti anni fa quando podere Poggiarellino, situato a nord di Montalcino, è stato ereditato in maniera rocambolesca da Ludovico Ginotti che prima di allora faceva di mestiere tutt'altro.
Mi invitano a visitare la loro azienda il giorno dopo perchè vogliono farmi degustare il loro Brunello, teneramente mi confidano che non sono sicuri della riuscita della nuova annata e di questi tempi, con gli importatori alle porte, non possono sbagliare nulla.
Poggiarellino mi si presenta come una bella tenuta toscana dove tutto è curato, a partire dai tre ettari di vigne, iscritte tutte a Brunello, che Ludovico governa in maniera autonoma mentre in cantina, fortunatamente, oggi stanno avendo l'aiuto di due ragazzi che gestiscono tutti i lavori più faticosi.
Entrare nella loro casa, adiacente al loro agriturismo, ha un non so che di familiare, le pareti e le sale, arredate in maniera tradizionale, trasmettono calore e sensazioni ormai perdute. Il loro tavolo, quello di tutti i giorni, è il mio tavolo da degustazione sopra il quale Anna, sicuramente da molto tempo prima, ha posizionato il suo Brunello di Montalcino che, sorpresa, mi viene presentato in varie annate. Il vino, così viene descritto, fermenta in maniera del tutto naturale ed affina per circa quattro anni in botti di rovere di Slavonia di media capacità (mai oltre i 30 Hl). Il successivo imbottigliamento avviene senza filtrazione e i Ginotti non fanno uscire il loro sangiovese se questo non ha affinato almeno altri sei mesi in vetro.
Entrare nella loro casa, adiacente al loro agriturismo, ha un non so che di familiare, le pareti e le sale, arredate in maniera tradizionale, trasmettono calore e sensazioni ormai perdute. Il loro tavolo, quello di tutti i giorni, è il mio tavolo da degustazione sopra il quale Anna, sicuramente da molto tempo prima, ha posizionato il suo Brunello di Montalcino che, sorpresa, mi viene presentato in varie annate. Il vino, così viene descritto, fermenta in maniera del tutto naturale ed affina per circa quattro anni in botti di rovere di Slavonia di media capacità (mai oltre i 30 Hl). Il successivo imbottigliamento avviene senza filtrazione e i Ginotti non fanno uscire il loro sangiovese se questo non ha affinato almeno altri sei mesi in vetro.
Il secondo vino, invece, è un Brunello di Montalcino 2008 il quale, rispetto al precedente, ha una espressione più gioiosa, paffutella, dove emergono profumi maturi di ciliegia rossa, cassis, ribes, erbe aromatiche. Sorso di impatto, è un sangiovese di calore e colore a cui manca l'allungo del 2004 per essere davvero godibile sotto tutti i punti di vista.
Seguito ancora dagli sguardi dei coniugi Ginotti arriva il tanto temuto Brunello di Montalcino 2009 che già dal colore, un rubino molto trasparente, fa capire che siamo di fronte a qualcosa di diverso dai precedenti vini.l E già, questo infatti odora di fiori, di rosa e violetta in particolare, per poi virare su sensazioni pregiate di agrume rosso e lavanda. Armonico, sviluppa un corpo misurato, un pregiato tannino e un allungo deciso e fresco.
Anna mi guarda. Io mi sposto verso di lei e l'abbraccio forte forte. "Vai ad aprire quelle e-mail" - le dico con un sorriso - "che se gli svizzeri non comprano sto vino te lo prendo tutto io....".
Seguito ancora dagli sguardi dei coniugi Ginotti arriva il tanto temuto Brunello di Montalcino 2009 che già dal colore, un rubino molto trasparente, fa capire che siamo di fronte a qualcosa di diverso dai precedenti vini.l E già, questo infatti odora di fiori, di rosa e violetta in particolare, per poi virare su sensazioni pregiate di agrume rosso e lavanda. Armonico, sviluppa un corpo misurato, un pregiato tannino e un allungo deciso e fresco.
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