Il ritorno all'argilla è il vero futuro del vino?

E' sempre interessante e stimolante far parte di panel di degustazione, soprattutto quando una cara amica come Michela Muratori ti chiede di far parte di un gruppetto di sommelier, appassionati, blogger e degustatori che si cimenteranno nella degustazione di due sangiovese di Rubbia al Colle con l'obiettivo di avviare una discussione su uno tema caldo come il ritorno all'argilla nel vino.


Per valutare pro e contro nell'uso di questo materiale mi sono stati inviati due vini, il Vigna Ausilio Val di Cornia Suvereto Sangiovese DOC 2007 (affinato in legno) e il Barricoccio Val di Cornia Suvereto Sangiovese DOC 2010 (affinato in argilla).

L'obiettivo, degustando i due campioni, sarà quello di capire, pur con tutte le differenze del caso (annata inclusa), se questo antico materiale può essere legato solo al passato oppure se, con gli opportuni aggiornamenti, può essere ripensato anche in virtù dei canoni organolettici moderni.

Il test, ovviamente, l'ho eseguito degustando i due vini contemporaneamente sottoponendoli, inoltre, al mio "stress test", cioè lasciando le bottiglie aperte per due giorni al fine di capire se e come potevano evolvere nel tempo gestendo i normali processi di ossidazione.

Il Vigna Ausilio 2007 (sangiovese 100%) proviene da un vigneto collocato nella zona più alta della Val di Cornia e viene vinificato in tini di legno per 20/30 giorni con successivo affinamento in carati e botti di rovere per almeno 24 mesi. Dal punto di vista organolettico il vino si presenta nel modo che mi aspettavo e cioè molto austero e profondo e con i classici respiri terziari degni di un prodotto di quasi sette anni di età. Olfatto ampio dove ritrovo sentori di prugna, tabacco conciato, fiori rossi secchi e profonde note minerali. In bocca si presenta di grande ampiezza, ancora fresco, con tannini dolci e una persistenza lunga su ritorni speziati. Sottoposto a "stress test" il vino, dal punto di vista olfattivo, si è un pò "seduto" perdendo in complessità anche se, al sorso, è rimasto bello compatto. Complessivamente un sangiovese di razza, ben definibile nel suo stato evolutivo e nel tipo di affinamento.


Il Barricoccio, ci fa sapere Michela, è un contenitore di terracotta realizzato dalla Fornace Masini di Impruneta (FI) che riproduce nella forma e nelle dimensioni la classica barrique di legno. Oltre ad essere un omaggio alle antiche popolazioni locali, la scelta di Rubbia al Colle ha anche una connotazione tecnica: il Barricoccio, infatti, essendo vetrificato ed impermeabile non permette, al contrario della barrique, nessuno scambio vino/ossigeno evitando la cessione di tannino dal legno. 

Barricoccio
Barricoccio

Il Barricoccio 2010 nasce da uve sangiovese provenienti dal Vigneto Rumpotino che è il risultato di una selezione di più di 20 diversi cloni raccolti in un vecchio vigneto franco piede dei primi del '900 acquistato dai Fratelli Muratori nel 1999. Vinificato in acciaio per circa 10 giorni, viene affinato per almeno 18 mesi in argilla (Barricoccio) per poi sostare altri 6 mesi in bottiglia. 
Il risultato della degustazione è abbastanza sorprendente in quanto il vino, fin dal colore rosso rubino con sfumature violacee, si è presentato estremamente giovane con le sue note di frutta croccante (ciliegia su tutte), fiori rossi ed erbe aromatiche. La bocca è dotata di cospicua dotazione acida, i tannini sono grintosi ma non spavaldi e, in generale, tutta la struttura mi è parsa molto agile e dinamica, senza pesantezze di sorta. Finale abbastanza lungo dai ritorni fruttati. Grande beva. Sottoposto a "stress test", il Barricoccio ha vinto la gara col suo fratellone Vigna Ausilio per via di una maggiore vivacità. Anzi, l'ossigenazione gli ha fornito ancora maggiore ampiezza!


Conclusioni: senza fare alcun paragone tra i vini che, per vari motivi, non sono paragonabili, ho potuto constatare che l'affinamento in argilla potrebbe dotare il sangiovese di caratteri di giovinezza e freschezza davvero entusiasmanti regalando un vino diretto e preciso, senza troppi fronzoli e dal potenziale di invecchiamento tutto da scoprire. 
Il prossimo confronto, sicuramente più significativo, potrebbe basarsi sul capire come lo stesso vino, da uve dal medesimo vigneto e dalla medesima annata, possa cambiare in virtù delle diverse tipologie di affinamento (acciaio, argilla, legno). 

Se poi volete sapere tutto, ma proprio tutto, sul tema dei vini affinati in argilla, ricordo che domani 15 Ottobre presso la Tenuta Rubbia al Colle è stato programmato un dialogo sul tema dell’uso della terracotta nel vino. Gli interventi del prof. Attilio Scienza (Università di Milano), Pier Bergonzi (giornalista), Luciano Ferraro (giornalista) e Alessandro Torcoli (giornalista) si alterneranno con la degustazione guidata da Luca Gardini (miglior sommelier al mondo) di quattro vini di diversi produttori che fanno uso di terracotta durante il processo produttivo.

I vini in degustazione selezionati da Luca Gardini sono: Capasonato Primitivo di Manduria della Vinicola Savese (Sava, Taranto) Pinthos Rosso Cerasuolo di Vittoria dell’Azienda Agricola Cos (Vittoria Ragusa) Teroldego Morei di Elisabetta Foradori (Trento), Barricoccio® Val di Cornia Sangiovese della Tenuta Rubbia al Colle (Suvereto, Livorno).

Il programma:

15-17 Incontro degustazione
17-17.30 Visita guidata a Rubbia al Colle
17.30 Banco d’assaggio dei quattro vini in degustazione
Necessaria la prenotazione rubbia.alcolle@arcipelagomuratori.it oppure 0565-827026
Rubbia al Colle

Località Poggetto alle Pulledre, Suvereto (LI)
Per GPS: Strada Suveretana, Suvereto
Tel. 0565827026 – 3351331302
www.arcipelagomuratori.it



1 commento:

Anonimo ha detto...

I commenti rispecchiano la nostra esperienza che anno dopo anno si arricchisce di conoscenza. Stiamo studiando le evoluzioni in barricoccio del sangiovese ma anche di altre varietà e quello che emerge è che la permanenza sur lies, in continua sospensione, é fondamentale per stabilizzare il colore e gli aromi "giovanili". Siamo orgogliosi di questi riscontri che ci spronano ad indagare, provare. Grazie di cuore perché in cantina si cresce grazie al confronto. Iacovini