Strana la vita.
Fino a pochissimo tempo fa si leggeva che "i valori delle esportazioni italiane in Russia sono passati dai 65,5 milioni di euro del 2009 ai 104 milioni del 2010, con un aumento pari a quasi il 60%. E le previsioni indicano che esistono i presupposti per un consistente aumento dell’attuale quota di mercato, stimabile nell’ordine del 24% entro il 2012. La Russia, con oltre 1 miliardo di litri di vino consumati nel 2010, 30 milioni di potenziali clienti “premium” e un consumo medio pro capite di 7 litri l’anno, viene considerata un mercato di importanza strategica per i produttori italiani ".
Oggi, dando una scorsa ai giornali, noto che le cose sono sostanzialmente cambiate e tutto l'entusiamo degli esportatori sta andando a farsi fottere. Motivo? Pare che le "simpatiche" autorità doganali russe (Fts) abbiano modificato il valore minimo (il cosiddetto “customs profile”) dei vini italiani fissandolo a partire dal 4 luglio, al livello di 3 dollari per litro (2,12 euro per litro), quindi 1,60 euro per il formato da 0,75 litri. Un balzello quasi doppio rispetto ai vini francesi e spagnoli per i quali l'imposizione si attesta rispettivamente a 1,22 euro al litro e 0,80 euro e per la bottiglia da 0,75 litri.
Il risultato di tutto ciò sarà una forte discriminazione per il vino italiano che costerà a scaffale circa il 30% in più. A tutto vantaggio, ovviamente, dei "cuginetti" francesi e spagnoli che stanno sempre in cerca di nuovi mercati.
E ora tutto sto Masseto dove lo vendiamo? Perchè se non se lo comprano loro...
Fonte: Repubblica.it |
Fonti: Il Sole 24 Ore; WineNews.it
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