Lazio Vs Sauternes et Barsac: in fatto di vini puntiamo alla sconfitta con onore?

E’ un po’ come se il Brasile giocasse con San Marino, organizzare una degustazione dove si mettono a confronto i vini di Sauternes e Barsac con quelli del Lazio è un po’ come farsi male da soli (tranne rare eccezioni).
Insieme a Marco Sabellico, allenatore della nazionale del Lazio per un giorno, e a Bérénice Lurton, C.T. del Syndacat des Vins de Sauternes et Barsac e titolare del celebre Chateau Climens, abbiamo assistito ad una partita con ben otto vini, sia secchi che dolci.
Lazio schierato con un roccioso 5-4-1 mentre la Francia punta dritto con un 4-3-3 di scuola zemaniana. Fischio di inizio.

Tra i vini secchi entra in scena il Moss 2009 de “La Rasenna”, azienda di S.Severa (vicino Cerveteri) che schiera un vino da Moscato d’Alessandria e Sauvignon che paragonerei a Renato Portaluppi, ex giocatore della Roma. Molto fumo e niente arrosto. Profumi abbastanza scontati e grassi di frutta tropicale, albicocca, pesca sciroppata. Bocca calda, intensa, abbastanza fresca che, a me personalmente, non invita ad una beva compulsiva. Un vino che mi stanca dopo due bicchieri.
Il Moscato di Terracina Oppidum secco della Cantina Sant’Andrea rappresenta un grande classico dell’enologia laziale, un vino che mette d’accordo tutti ma che stenta a decollare verso vette eccelse, una sorta di promettente under 21 che cerca da tempo di entrare in nazionale nonostante sia tecnicamente valido. Profumi sempre affascinanti, sento il petalo di rosa, le spezie orientali, la frutta calda. Stesso discorso al sorso, è un moscato che rimane incollato al palato con il suo equilibrio e la sua grande progressione gustativa. Una sorta di Alberto Aquilani enologico.
La Francia contrattacca con il “G” de Guiraud 2008, vino secco da Sauvignon e Semillon dello storico Chateau francese che in bocca mette le ali grazie alla spinta progressiva del Sauvignon (circa il 70%) che dona ricchezza, struttura e grande persistenza aromatica. E’ un vino elegante, maturo, che dribbla alla Ribery i due vini laziali e se ne va tranquillamente in porta da solo. Mi dicono ottimo come aperitivo. Alla faccia dello Spritz!

Per i vini dolci entra Casale Mattia col suo Frascati Cannellino. Sia al naso che in bocca mi ricorda il formaggio marcio. Devo dire altro? Sì, il classico giocatore che viene tenuto in Serie A ma che, invece, sarebbe opportuno giocasse nelle serie minori. Mi ricorda tanto Bonacina della Roma.
Primi vino dolce francese, entra in campo il Cyprès de Climens 2007, fisico atletico che ricorda più Juan che Materazzi. Sia al naso che in bocca è comunque un piccolo fuoriclasse, sa di primavera, è caldo come il sole nei campi e fresco come rugiada del mattino. Bérénice dice che è il loro vino base, io mi offro come suo procuratore.
Arriva l’oriundo viterbese, quel Sergio Mottura detto il Muffo 2007 che tanto ha fatto bene negli anni precedenti e che tanti premi ha vinto. E’ la stella di diamante della squadra laziale, una sorta di incrocio tra Totti e Pirlo, elegante come le loro giocate con le sue note di miele, legno nuovo, scorza di arancia, frutta secca e iodio. In bocca è rapido, ampio, esplosivo come una punizione del Riise ed irriverente come la parabola del pallone che si infila all’incrocio. L’unico che sappia davvero giocarsela con i cuginetti d’oltralpe.
Chateau Guiraud 2007 rappresenta un piccolo grande Michel Platini, ha classe da vendere, stile, portamento, è il Sauternes come te lo immagini con le sue nuance di iodio, smalto, spezie dolci tra cui spicca lo zafferano, legno di cedro. Bocca densa, esplosiva di frutto, ha un finale lunghissimo come l’applauso della Curva Sud.
Chateau Climens 2004 è il capocannoniere della squadro, quello che fa saltare gli schemi e che fa impazzire tutta la difesa. Mi ricorda il Thierry Henry dei bei tempi, quello che parte in progressione e lo fermi solo con la Colt caricata pesante. E’ un vino morbido ed intenso, di grande impatto aromatico, carezzevole con le note di mela cotogna e agrumi canditi e distruttivo con le note smaltate tipiche di un grande vino attaccato da botrytis cinerea. Alla gustativa non ce ne è per nessuno, almeno questa volta, per intensità, complessità, equilibrio e persistenza. Numero nove sulla spalle.

Partita terminata tanto a poco ma mi godo il gol della bandiera!

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