Walter Massa: riflessioni sulla "Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti"

Percorsi Di Vino appoggia pienamente la preghiera del mio amico Paolo di Cascina Carpini di divulgare questa lettera aperta di Walter Massa, membro del consiglio nazionale della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, affinchè tutti i vignaioli che si riconoscono nel significato dell'appellativo stesso di vignaiolo, possano leggerla e meditarvici sopra attentamente, per poi, però AGIRE !!


Questo è il testo:


Non troppo per caso il 29 luglio a Colorno (PR) con oltre 500 vignaioli d’Italia abbiamo costituito la “Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (F.I.V.I.), o meglio vignaioli indipendenti.


Sono stato eletto membro del consiglio nazionale con altri 14 Vignaioli; tra questi abbiamo individuato il Presidente, Costantino Charrère di “Les Cretès” dalla val D’Aosta, e due vicepresidenti: Peter Dipoli dall’Alto Adige e Saverio Petrilli “Tenuta diValgiano” dalla Toscana.


Per completezza d’informazione occorre dire che un nucleo di Vignaioli di diverse regioni ha voluto uno statuto serio e rigoroso per ufficializzare la federazione. In questo modo, con autorevolezza e credibilità, ci si può relazionare per vie ufficiali con le istituzioni, dialogare con gli altri comparti vitivinicoli, con il mondo imprenditoriale e con la classe politica.


Gli omologhi della federazione francese (oltre 11.000 soci con il 55% della superficie vitata francese) hanno spronato la nostra fondazione in modo da poter costituire con essi ed altre federazioni nazionali, una fortissima struttura europea in grado di essere un interlocutore forte, dove il baricentro è nel vigneto, per interfacciarsi con i commissari UE preposti.


Non siamo alternativi ad alcun organismo che fino ad ora si è occupato di vino sia sotto il profilo produttivo sia burocratico e legislativo in Italia.


Noi, vignaioli italiani, fino ad oggi, abbiamo marciato solidali esclusivamente con la nostra bottiglia di vino prodotta con naturale intelletto.


Pur non mettendo in discussione l’indipendenza intellettuale, di coltivazione, produttiva, di stile e di mercato oggi risulta indispensabile un referente forte e preparato che faccia da collettore a tutti i problemi che nascono nella vigna e durante tutto il percorso fino al consumatore finale.
Le V.Q.P.R.D, in Italia, non hanno quasi mai dato la precedenza all’origine e alla specificità; i regolamenti UE considerano troppo poco i 4000 anni di civiltà del vino. Le leggi proibizionistiche mettono vino e alcol sullo stesso piano criminale, le ore ed ore da dedicare alla burocrazia vanno a scapito del più piacevole ed utile (anche per il P.I.L) tempo impiegabile altrimenti in vigna . Con questo semplice ragionamento pensavo di trovare a Colorno i rappresentanti di tutte le 20 regioni italiane: così non è stato.


Penso che i viticoltori di successo, soprattutto quelli delle zone più conosciute (Valpolicella, Collio,Langhe, tanta Toscana ecc.) avendo avuto, grazie al vino, notorietà in tutto il mondo siano quasi obbligati a marciare solidali con produttori di aree viticole meno fortunate e quindi a prendere in considerazione il fatto di aderire alla neonata Federazione.
Ho alcuni dubbi:
  • nel nostro mondo si vive con troppa sufficienza;

  • la comunicazione della volontà di costituire la FIVI non è stata adeguata;

  • il vignaiolo verace, viste precedenti e negative esperienze , non vuol più sentir parlare di associazioni..

Con molta perplessità guardo al futuro economico ed imprenditoriale e rifletto su possibili momenti di mercato poco favorevoli per un bene sicuramente voluttuario che nella storia ha sempre avuto felici sbocchi economici.

Con le nostre capacità contribuiamo anche a contenerne i costi ma il prezzo finale non può far a meno di riportare il vino(inteso come espressione del territorio) tra i beni di lusso, se non nel prezzo almeno nel sentimento.

Consideriamo anche il fatto che tra gli addetti ai lavori esiste anche una serie di detrattori. Alcuni di questi mostrando la faccia, altri in maniera subdola, sostengono che la FIVI risulterà solo l’ennesimo fuoco di paglia.

Ora, per rispetto al vino, approfitto degli spazi telematici che mi vengono concessi da tutti coloro che riconoscono la centralità nello stesso per sostenere che i 15 consiglieri FIVI hanno volti noti, sono rintracciabili sia telefonicamente sia in via telematica ed inoltre si possono anche valutare e giudicare degustandone i vini prodotti.

Rammento Erasmo da Rotterdam: “il vino è il riflesso della mente….”
Mi voglio ripetere, il vino merita sacrifici e fiducia da parte di tutti coloro che lo amano:
Pretende l’adesione di tutte le aziende agricole italiane, che grazie ad esso, hanno avuto un palcoscenico mondiale e redditi impensabili semplicemente applicando l’arte (artigianato) all’agricoltura.

Pretende l’adesione di tutte le aziende agricole italiane che coltivano la vigna, ne trasformano le uve e affrontano i mercati con l’obiettivo di una crescita contribuendo a migliorare l’immagine del vino italiano e arrecando grandi benefici al paesaggio, alla cultura ed al turismo.
Evito di fare nomi, ma le aziende che hanno un piccolo debito di riconoscenza, come quelle che credono nel “Vino e nel suo mondo” lo debbono aiutare anche nei fatti sostenendo la FIVI.
Faccio appello inoltre agli scettici, solitamente abituati a fare la punta agli spilli, in quanto portando il loro pensiero in Federazione e credendo nel percorso terra- uomo- bicchiere aiuterebbero questo mondo a percorrere la propria strada prendendo le distanze da chi, al contrario, prende le scorciatoie.

Nel 1958 C. De Gaulle, allora presidente francese, sapendo che il passo stradale più alto d’Europa era il Colle dell’Agnello con i suoi 2744 metri, ritenne di asfaltare la mulattiera del Col De La Bonette rendendola percorribile dalle autovetture e permettendo il transito fino a 2802 metri, valico che ancora oggi rimane il più alto d’Europa.

Ciò significa che, avendo punti di riferimento, le imprese sono facilitate nella loro opera.
Noi vignaioli indipendenti italiani mantenendo i rapporti d’amicizia con i cugini francesi che sono più di 11.000 e mantenendo la nostra identità abbiamo tutte le carte in regola per passare dagli attuali 506 a oltre 12.000 associati.

Cominciando ad abbinare alla nostra produzione anche il nostro pensiero e valorizzando ciò che sta alla sorgente, ovvero il paesaggio e la gente, il percorso del vino come ambasciatore delle nostre terre sarà facilitato in tutto il mondo.Daremo dignità a chi popola e vive le colline d’Italia e magari spunti positivi per la crescita anche ai politici,così magari potranno elaborare nuove idee finalmente costruttive e vincenti ed abbandoneranno quelle un po’ imbalsamate che hanno portato avanti negli ultimi anni.

Walter Massa

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