La Franciacorta, oltre ad essere un territorio molto vocato per produrre spumanti di buona qualità, si conferma anche un luogo particolarmente felice per la realizzazione di grandi chardonnay, certo non come quelli della Borgogna, ma che comunque presentano, e la degustazione che seguirà ne è una prova, un elevata potenzialità di invecchiamento tipica, e questa volta lo possiamo affermare senza problemi, dei grandi vini francesi.
La degustazione, svoltasi all'AIS di Roma con la presenza del produttore, ha posto a confronto tre annate: 2004, 2003, 1998.
Il Bellavista Uccellanda proviene da uve provenienti dal vigneto denominato Uccellanda, coltivato in frazione Nigoline, nel Comune di Cortefranca, ad una quota altimetrica media di 300 metri s.l.m.. I filari sono disposti parallelamente alle curve di livello, in numero variabile a seconda della profondità delle terrazze. L’esposizione del vigneto è totalmente verso Sud-Est. La raccolta avviene a perfetta maturazione dopo un’attentissima selezione in pianta. Dopo la pigiatura, sottoponiamo il mosto ad una leggera macerazione con le bucce e quindi ad una fermentazione in pièces da 228 litri dove, per circa 12 mesi, esso svolge tutta la sua completa evoluzione.Il vino Uccelanda terminerà la sua evoluzione in contenitori inox dove riceverà il freddo dell’inverno; nella seconda primavera dalla vendemmia, se la commissione di degustazione darà parere favorevole, il vino verrà imbottigliato e si affinerà per almeno altri 6 mesi prima di essere commercializzato.
Il 2004, di un giallo paglierino con lievi riflessi verdi, presenta al naso dolci effluvi di fiori bianchi, frutta gialla matura con note che ricordano la mela golden e l'albicocca matura. Il quadro olfattivo si chiude con delle belle note burrose tipiche del passaggio in legno. Al palato il vino mostra buona ampiezza, piacevole succosità e un finale discretamente lungo giocato su note fruttate e vanigliate.
Il 2003, dn un bel giallo paglierino, ha un olfatto di discreta intensità e finezza che si apre con delle belle note di fiori bianchi (tiglio, acacia) e gialli (mimosa) e sentori di frutta gialla matura. In bocca il vino gioca la sua carta vincente sulla notevole sapidità e freschezza che, combinandosi, prolungano la persistenza al palato.
Il 1998, di un giallo oro con riflessi verdi, presenta al naso bellisime note di pan grillè, miele di castagna e un sentore di nocciola tostasta che, dopo dieci anni di invecchiamento, non dipende più dalla barrique ma dal territorio che, ricordo, è formato da un terroir di tipo morenico-glaciale. In bocca il vino è morbido,cremoso, sorretto da una grande acidità e sapidità. Chiude lungo su note tostate e fumè. Chi lo diceva che il vino bianco non poteva essere invecchiato?
(le foto sono tratte dal sito aziendale)
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