La settimana enologica di Montefalco svoltasi la scorsa settimana prevedeva numerosi eventi tra cui visite in cantina e numerose degustazioni, tra cui questa mini verticale di Sagrantino Scacciadiavoli che prevedeva l’analisi delle annate 2006, 2005, 2004 e la 1998.
L’azienda Scacciadiavoli è una delle più antiche del territorio di Montefalco. Il nome Scacciadiavoli deriva dal nome di un antico borgo, che sorge in prossimità dell’azienda, in cui viveva un esorcista (scacciadiavoli). La cantina, costruita nella seconda metà dell’Ottocento e di recente restaurata, è razionale e dotata di moderni impianti. La dimensione aziendale è di 136 ettari, dei quali 28 ettari a vigneto in parte di nuovo impianto. I terreni, posti in comune di Montefalco ad una quota compresa tra i 300 ed i 350 metri, sono prevalentemente argilloso-sabbiosi, con una buona capacità di drenaggio. Il 50% della superficie vitata è piantata con il vitigno Sagrantino; il restante 50% è rappresentato da Sangiovese, Merlot e Cabernet.
La cantina di vinificazione e di stoccaggio , ricostruita recentemente, è stata costruita alla metà del 1800 su progetto francese del principe Ugo Boncompagni. La famiglia Pambuffetti ne ha acquisito la proprietà nel 1954; le monumentali dimensioni, quattro piani di cui uno completamente interrato, hanno dato il nome “Cantinone” alla località.
Fatta questa opportuna premessa, e tornando quindi alla verticale, abbiamo iniziato questa interessante degustazione con l’ultima annata in commercio, la 2006: le promesse e le potenzialità ci sono tutte ma non capisco però come si faccia ad uscire con un vino così ancora (troppo) giovane e scomposto, caratterizzato da una ingombrante presenza di legno ed alcol e con un tannino ancora troppo aggressivo. Le potenzialità (cercando bene) sono rappresentate da una grandissima struttura e un ventaglio aromatico giocato su note mentolate e di frutta sotto spirito. Si farà col tempo.
Il 2005, che ricordo esser considerata grande come annata a Montefalco, è più equilibrato, aggraziato, al naso la frutta rossa in confettura lascia quasi subito il posto ad un delicato floreale. Quadro aromatico più dolce, quasi femminile. In bocca però ecco uscire un omone che tira fuori tannini aggressivi ed un’acidità da misurare, forse il legno è maggiormente integrato ma anche questo Sagrantino è rimandato a data da destinarsi. Poco armonico.
Il 2004 è figlio dell’annata non certo calda a Montefalco, le abbondanti piogge che ci sono state e questo lo si intuisce già all’olfattiva dove c’è freschezza, non c’è molta frutta ed esce il lato erbaceo e floreale del vino, ci sento un pout pourri di fiori, il timo, l’alloro e un tocco di melograno. Bevendo sembra di esser di fronte ad un altro vino rispetto ai precedenti, è tutto più “soft”, struttura, tannini e acidità sono meno irruenti, possenti, complice l’annata che rende tutto più bevibile anche se c’è da aspettarsi che questo Sagrantino non viva ancora per moltissimo tempo.
Il 1998 per Scacciadiavoli è stato un anno di transizione, il vino viene ancora affinato in botte grande, solo dopo arriveranno in cantina di barriques e tonneaux. La differenza stilistica con le altre annate si sente, non tanto al naso dove escono belle note terziarie di ruggine, cuoio, goudron, prugna secca, ma soprattutto in bocca dove il vino si mantiene austero e, forse, un po’ slegato nella sua struttura visto che le parti dure e morbide del vino non erano perfettamente fuse. Nonostante ciò, con tutti i suoi piccoli difetti, rimane un vino piacevole, di grande beva e persistenza che si caratterizza per ritorni di cacao, frutta nera matura e spezie. Il miglior vino della batteria sicuramente.
La cantina di vinificazione e di stoccaggio , ricostruita recentemente, è stata costruita alla metà del 1800 su progetto francese del principe Ugo Boncompagni. La famiglia Pambuffetti ne ha acquisito la proprietà nel 1954; le monumentali dimensioni, quattro piani di cui uno completamente interrato, hanno dato il nome “Cantinone” alla località.
Fatta questa opportuna premessa, e tornando quindi alla verticale, abbiamo iniziato questa interessante degustazione con l’ultima annata in commercio, la 2006: le promesse e le potenzialità ci sono tutte ma non capisco però come si faccia ad uscire con un vino così ancora (troppo) giovane e scomposto, caratterizzato da una ingombrante presenza di legno ed alcol e con un tannino ancora troppo aggressivo. Le potenzialità (cercando bene) sono rappresentate da una grandissima struttura e un ventaglio aromatico giocato su note mentolate e di frutta sotto spirito. Si farà col tempo.
Il 2005, che ricordo esser considerata grande come annata a Montefalco, è più equilibrato, aggraziato, al naso la frutta rossa in confettura lascia quasi subito il posto ad un delicato floreale. Quadro aromatico più dolce, quasi femminile. In bocca però ecco uscire un omone che tira fuori tannini aggressivi ed un’acidità da misurare, forse il legno è maggiormente integrato ma anche questo Sagrantino è rimandato a data da destinarsi. Poco armonico.
Il 2004 è figlio dell’annata non certo calda a Montefalco, le abbondanti piogge che ci sono state e questo lo si intuisce già all’olfattiva dove c’è freschezza, non c’è molta frutta ed esce il lato erbaceo e floreale del vino, ci sento un pout pourri di fiori, il timo, l’alloro e un tocco di melograno. Bevendo sembra di esser di fronte ad un altro vino rispetto ai precedenti, è tutto più “soft”, struttura, tannini e acidità sono meno irruenti, possenti, complice l’annata che rende tutto più bevibile anche se c’è da aspettarsi che questo Sagrantino non viva ancora per moltissimo tempo.
Il 1998 per Scacciadiavoli è stato un anno di transizione, il vino viene ancora affinato in botte grande, solo dopo arriveranno in cantina di barriques e tonneaux. La differenza stilistica con le altre annate si sente, non tanto al naso dove escono belle note terziarie di ruggine, cuoio, goudron, prugna secca, ma soprattutto in bocca dove il vino si mantiene austero e, forse, un po’ slegato nella sua struttura visto che le parti dure e morbide del vino non erano perfettamente fuse. Nonostante ciò, con tutti i suoi piccoli difetti, rimane un vino piacevole, di grande beva e persistenza che si caratterizza per ritorni di cacao, frutta nera matura e spezie. Il miglior vino della batteria sicuramente.