Aglianico del Vulture Basilisco 1999. E chi lo dice che il rosso lo bevo d'inverno?
Il vino che vorrei con....Terre Colte
Oggi è possibile grazie all’iniziativa di Terre Colte, azienda vinicola di Luogosano (Av) www.terrecolte.com che ha lanciato l’iniziativa denominata “IL VINO CHE VORREI”. In pratica, chiunque può partecipare compilando, a partire dal primo settembre 2008, sul sito dell’azienda, un’apposita scheda con la quale esprimere le proprie preferenze circa il suo vino ideale. Le scelte verteranno sui tipi di uve da utilizzare e relative percentuali di assemblaggio, sul tipo di affinamento e invecchiamento e sulla filtrazione del vino. Non mancherà la richiesta di proporre il nome per il vino.
Naturalmente, la scheda è predisposta dall’enologo di Terre Colte, in modo da guidare le persone nella compilazione della scheda fornendo informazioni semplici sulle scelte più appropriate. Al termine dell’iniziativa, a giugno 2009, l’azienda valuterà le schede ricevuta e, attraverso il supporto dell’enologo, provvederà ad assemblare le proposte con maggiori percentuali, realizzando il vino prescelto dalla maggioranza dei partecipanti. Per quanto riguarda il nome, verrà scelto mettendo a votazione i tre nomi ritenuti più validi.
Per finire, ogni bottiglia prodotta avrà un collarino riportante i nomi di tutti i partecipanti all’iniziativa, al fine di riconoscere ufficialmente a tutti il ruolo di “ENOLOGI” dell’azienda.
Bevuta...in una notta di mezza estate
Vino fatto in casa....la nuova frontiera dell'enologia(?) made in USA...
- in base al tipo di vino che vuoi fare, taglia a pezzettoni la tipologia di frutta indicata nella confezione, stando chiaramente attento a togliere i noccioli grandi;
- mescola il tutto con quanto c'è nella busta che trovate nella confezione e metti il tutto, ad eccezione dei lieviti, nel fermentatore primario (che devi chiaramente comprare a parte) insieme ad un pò di acqua;
- lascia riposare per 24 ore;
- versa nel composto i lieviti che trovi nella confezione e fai fermentare per 5/7 giorni. Ovviamente la temperatura non è indicata, tanto a che serve?;
- passati i 5/7 giorni versa il tutto nel secondo fermentatore facendo attenzione, altrimenti POTRESTI COMPROMETTERE TUTTO, a non versare i sedimenti;
- attacca al secondo fermentatore il gorgogliatore http://www.eckraus.com/LK210.html e lascia che il mosto fermenti per 4/6 settimane o almeno finchè non diventi CHIARO......
- al termine della fermentazione, versa tutto nelle bottiglie e.....MUORI. Chiaramente se vuoi diventare biodinamico devi prendere un pò di residuo della fermentazione e metterlo nella bottiglia. Fa molto fico con gli amici.........
Azienda Vitivinicola Columbu: difensori della vera arte della vinificazione
La Malvasia di Bosa dei F.lli Porcu entra tra i miti dell'enologia italiana
Malvasia di Bosa: magie di Sardegna nel bicchiere
Dalle genti che abitano la Planargia la Malvasia è sempre stata considerata un vino nobile ed elitario, un vino particolare da riservare per circostanze e persone speciali, perpetuando in questo modo un consolidato rituale sociale. La Malvasia è un vino "chi cheret chistionadu!", esclamazione questa di gradimento e al tempo stesso complimento al cantiniere-produttore all'atto della degustazione. E' il vino della mattina, non perchè leggero o di poco conto, ma perchè la domenica, dopo la messa, gli uomini fanno il giro delle cantine e si scambiano pareri e saperi sulle sue qualità. La Malvasia è il simbolo dell'amicizia e dell'ospitalità, e la si offre alle persone a cui si tiene particolarmente; è il vino della festa, e non tanto per le caratteristiche organolettiche della classificazione ufficiale dei sommellier, quanto perchè privilegiata nelle ritualità festive, in cui più che altrove si esplicitano lo scambio simbolico e le relazioni di reciprocità.
La Malvasia di Bosa in questo territorio è quindi soprattutto un bene sociale. Così potete stare certi che quando vi viene offerta, il gesto ha un significato che va oltre i consueti rapporti conviviali perchè, come ebbe ad osservare già nel lontano 1895 Pompeo Trentin, "i proprietari difficilmente se ne privano" ma quando lo fanno vi stanno donando molto di più di un bicchiere di pregiata Malvasia di Bosa. Non si può comprendere l'eccellenza raggiunta da questo vino, senza fare riferimento a questo contesto culturale.
La zona di produzione interessa una superficie complessiva di quasi 200 ettari distribuiti su alcune piccole valli e una serie di colline che si aprono verso il mare a partire dai centri urbani dei comuni di Bosa, Suni, Tinnura, Flussio, Modolo e Magomadas. I vigneti si collocano sia lungo le valli che lungo i pendii collinari ad altitudini che vanno da qualche decina di metri sul livello del mare sino a 300 metri, ma la fascia di maggiore diffusione è compresa fra i 70 e i 170 metri s.l.m..
I terreni dove trova maggiore diffusione il Malvasia di Bosa hanno generalmente una colorazione biancastra per un'elevata dotazione di calcare, si distinguono per l'elevato contenuto di potassio, per la bassa fertilità e per la buona capacità di sgrondo dell'acqua. La zona di produzione è inoltre caratterizzata da un clima costiero particolarmente mite d'inverno, con temperature medie annue che oscillano tra i 17-18 gradi di massima e i 12-13 gradi di minima, ma che in ogni caso risultano superiori a quelle delle aree limitrofe più interne. L'eccezionalità del Malvasia di Bosa è fondamentalmente dovuta alla particolare situazione orografica del territorio della Planargia, all'orientamento delle valli e alla vicinanza di queste al mare.
Per produrre il Malvasia di Bosa DOC le uve vengono pressate e successivamente solfitate. Contemporaneamente avviene la sfecciatura, con la quale si allontanano le particelle in sospensione. Segue la fermentazione del mosto pulito, che avviene a bassa temperatura. Al termine, con la svinatura, si allontanano i sedimenti di fermentazione. Il prodotto viene conservato a basse temperature e sottoposto a ulteriori travasi, solfitazioni e filtrazioni. A questo punto il vino è pronto per l’imbottigliamento. Secondo il disciplinare di produzione il vino Doc Malvasia di Bosa non può essere immesso al consumo se non dopo essere stato sottoposto a un periodo minimo di invecchiamento di due anni in botti di rovere o di castagno, e può essere preparato nelle tipologie “dolce naturale”, “secco”, “liquoroso dolce naturale” e “liquoroso secco o liquoroso dry”.
I principali produttori, dei quali farò degli approfondimenti successivi, sono:
Azienda Vitivinicola Fratelli Porcu – Modolo – tel. 0785/35420
Azienda Vitivinicola Columbu – Bosa – tel. 0785/373380
Claude Dugat e il suo Gevrey - Chambertin premier cru
Claude Dugat conosce ogni zolla del suo vigneto, è legato in maniera quasi paterna alle sue viti, alcune di oltre 70 anni, che cura in maniera maniacale al fine di ridurre le rese a non più di 18 ettolitri per ettaro. E' questa caratteristica, questo zelo, che rende i suoi vini così straordinari e così ricercati vista la scarsa disponibilità.
Ho degustato per Percorsi Di Vino una mini verticale di Gevrey - Chambertin premier cru Claude Dugat: il 2002 si presenta di un bel colore rubino e presenta al naso belle note fruttate di ribes, lampone e anguria matura, seguite da una avvolgente e intensissima nota balsamica e da sentori di spezie orientali e floreali (garofano). Al palato il vino si presenta deciso e fresco, con una trama tannica fine ed equilobrata. Lungo il finale giocato su note fruttate. Grande bevibilità per un vino che potrà dire al sua per molto tempo.Il Gevrey - Chambertin premier cru 2003, anch'esso di un bel rubino brillante, è un vino che al naso gioca su note di frutta rossa di bosco e liquerizia. In bocca si mostra molto più ricco ed intenso del precedente con un palato che viene avvolto da sensazioni di frutta rossa matura. Finale molto lungo e persistente.
Georges Roumier - Chambolle-Musigny Les Cras 2001
Helmut Dönnhoff, Niederhäuser Hermannshöhle Riesling Auslese 2001
Considerato uno dei grandissimi produttori di Germania, Dönnhoff è una vera e propria leggenda vivente e il suo dire "I miei vigneti sono come i miei figli" fa capire a tutti quanta attenzione è prestata al lavoro in vigna.
La Grande Notte del Blues & Wine - Teatro Romano Ostia Antica - Roma
J.W.Williams Blues Band
In Italia accompagnato per questo tour dalla Band del famoso batterista Wince Vallicelli, con i bravissimi Pippo Guarnera all’organo Hammond e Luca Giordano alla chitarra .
Chris Cain Band
Uno vera esplosione di genio e di Blues con il suo trio interamente da S.Francisco !
Joe Castellano Super Blues Band
Quella che ormai è definita "La più grande Blues&Soul Band Europea" e che sta incantando artisti e critica di tutto il mondo. Un grandissimo Show con ben 16 elementi sul palco che, dopo avere entusiasmato e fatto ballare l'anno scorso tutto il pubblico di Ostia Antica accanto a delle leggende come gli Earth Wind & Fire, vede la Band Ufficiale del Blues & Wine Soul Festival con uno spettacolo ancora più grande e coinvolgente volto ad incidere dal vivo il nuovo disco di Joe Castellano "Blues & Soul with my Latin side" .
Accanto a lui delle vere leggende del Soul come ROY ROBERTS (già Band Leader della leggendaria formazione di Otis Redding), il fedele Sax Baritono e vocalist della Band di James Brown, Mr.WALDO WEATHERS, ed il nuovo talento del Soul americano SIMONE DE MOORE . Ben 16 elementi sul palco per un concerto ECCEZIONALE che farà scatenare tutti ! ! !
Si prevede una Jam Session finale da Storia del Blues ! ! !
INVESTIRE IN VINO - TERZA PARTE - L'ACQUISTO EN PRIMEUR
(1) fonte finanzaediritto.it
foto tratte da libero.it e dal sito winetip.com
INVESTIRE IN VINO - PARTE SECONDA
Medaglia d'argento è invece:
INVESTIRE IN VINO - PRIMA PARTE
- il vino deve essere raro, nel mondo devono circolare poche bottiglie;
- il vino deve avere una conservazione perfetta e, pertanto, deve provenire da cantine certificate. In tale ambito, pertanto, la bottiglia avrà un valore maggiore se proviene da un famoso collezionista o, meglio, dalla stessa azienda produttrice;
- il vino, soprattutto dopo dall'avvento di Parker, deve aver avuto delle recensioni critiche estremamente positive (100 punti Parker);
- il vino deve provenire da una grandissima annata;
- il vino deve essere longevo.
Il Bonnes Mares 2002 del Domaine Bart
Giuseppe Sedilesu: tutta la forza del Cannonau di Sardegna
Giuseppe Sedilesu, durante l'ultimo Vinitaly, mi ha fatto degustare tutta la produzione aziendale, di grande qualità, tra cui posso consigliare:
PERDA PINTA' 2005: da vigne molto antiche e da uva Granazza di Mamoiada (usata in passato per fare il Cannonau), è un bianco passato in legno estremamente potente con i suoi 16°. Complesso, sapido e salino è un vino che ben si adatta a piatti di pesce ben strutturati.
BALLU TUNDU 2005: è un cannonau riserva in purezza ottenuto dalle uve di un unico vigneto posto in località Garaunele a Mamoiada. L'età del vigneto è di 60 anni. A 600 s.l.m. questo terreno è di origine granitica con una componente non trascurabile di argille rosse. E' un vino di corpo ricco di frutto e aromi miditerraneu che si affinerà nel corso della sua vita.
MAMUTHONE 2006 : Dal brillante color rubino e l'aroma fruttato di prugna, melograno, ciliegia e mirto, in bocca si presenta asciutto, fresco e giustamente tannico. Il Mamuthone è un vino ideale per carni rosse alla griglia e formaggi di media stagionatura.
LAGHIDIVINI 2008 - Festival dei vini prodotti sulle sponde dei laghi italiani - Bracciano
Domaine Leroy: Chambolle-Musigny Les Fremières 2001
Fu grazie all’intraprendenza di Henri che nel 1974 Lalou divenne co-manager del famoso Domaine. La storia narra che, all'interno della prestigiosa azienda, il rapporto di lavoro di Madame Leroy è stato talmente burrascoso che, nel 1992, è stata licenziata senza troppi rimpianti anche perché, in quegli anni, aveva già dato avvio ad una impresa concorrente: nel 1988, con l'aiuto di investitori stranieri, aveva acquistato Domaine Noëllat a Vosne-Romanée che, successivamente, è stato rinominato Domaine Leroy.
Al giorno d’oggi il Domaine vanta cira 23 ettari di vigneti, ripartiti in piccole parcelle in una ventina di prestigiosi Grands e 1er Crus. Tutte le viti del Domaine Leroy sono coltivate seguendo i metodi della biodinamica, filosofia che mette al bando tutti i trattamenti chimici, l'uso di tutti i diserbanti, insetticidi, funghicidi e concimi di sintesi, introducendo la conoscenza dei ritmi cosmici essenziali per il lavoro del suolo, la sua rigenerazione e per tutte le cure da apportare alla vigna durante tutto il ciclo dell’anno. Il Domaine Leroy è famoso per le sue rese estremamente basse, in parte a causa del basso rendimento delle vigne vecchie, in parte a causa di una deliberata scelta di limitare i rendimenti per ettaro, in parte perché i metodi biodinamici fanno aumentare le perdite del raccolto per malattia.
Le appellations prodotte sono: