di Roberto Giuliani
Chi conosce Claudio Fenocchio sa bene che la sua azienda di Monforte d’Alba è sempre stata annoverata fra quelle fortemente legate alla tradizione. Questo fatto, però, non significa staticità, mancanza di visione, resistenza a qualsiasi cambiamento, che certamente non riguardano il noto produttore langhetto, che ha sempre cercato di migliorarsi e ha trovato un eccellente “consigliere” nell’enologo Emiliano Falsini, con il quale ha portato avanti un lavoro profondo di ricerca e sperimentazione, che ha portato ad esempio al fantastico Barolo Bussia 90 Dì, il cui numero rappresenta i giorni in cui il nebbiolo è rimasto a macerare con le bucce, frutto di anni di prove con lo scopo di ottenere la migliore estrazione possibile, senza componenti indesiderate, per un grande vino che ha rimpiazzato il Barolo Riserva. L’arrivo di questo cavallo di razza non deve farci però dimenticare l’importanza dei quattro cru aziendali Bussia, Villero, Cannubi e Castellero.
Oggi ho scelto di raccontarvi del Barolo Bussia 2016, figlio di un’annata che è già stata considerata fra le migliori del terzo millennio, di quelle che saresti disposto a pagare oro per averne almeno una così ogni 4-5 anni. È andata alla grande un po’ in tutta la Langa, regalando un clima quasi sempre equilibrato, senza picchi caldi o freddi, piogge giuste nei momenti giusti, vendemmie perfette, con un’unica interruzione piovosa il 14 e 15 ottobre, ma senza conseguenze per la raccolta, che è ripresa subito nei giorni seguenti.
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