di Lorenzo Colombo
La scorsa settimana si è tenuta a Milano la Milano Wine Week, evento organizzato da Federico Gordini che, come dice il nome, coinvolge l’intera città per un’intera settimana. Il programma era fittissimo (vedi) e anche con la massima buona volontà non era possibile partecipare alla moltitudine d’eventi. Tra le diverse Masterclass tenutesi a Palazzo Bovara, alle quali abbiamo partecipato ci ha molto colpito quella organizzata dalla Berlucchi, intitolata “Berlucchi: le Riserve Raccontate” e condotta da Arturo Ziliani, enologo e amministratore delegato della Guido Berlucchi.
La Berlucchi è
la più grande azienda vitivinicola della Franciacorta, basti pensare che dei
2.900 ettari che costituiscono il vigneto franciacortino, ben 550 vengono gestiti
da quest’azienda, 110 di questi ettari sono in proprietà, mentre gli altri 440
appartengono ad una settantina di conferitori. Tutto questo si traduce in una produzione che supera i 4 milioni di bottiglie
annue (poco meno di un quarto di tutta la produzione della denominazione),
suddivise in diverse linee produttive.
Dal 2016 i vigneti in proprietà sono certificati BIO e si sta pian piano
convincendo i vari conferitori ad adottare questa pratica agronomica. La degustazione
ha riguardato il Franciacorta Riserva Extrême l’unico vino appartenente
alla linea Palazzo Lana, la più prestigiosa dell’azienda, ottenuto da uve Pinot
nero in purezza. Non sono molti
i Franciacorta prodotti unicamente con Pinot nero, e questo neppure tra quelli
Rosé, poiché questo vitigno occupa unicamente il 15% del vigneto franciacortino,
a fronte dell’oltre 80% di Chardonnay.
Tre le annate poste
in degustazione: 2009, 2007 e 2005. Un piccolo appunto sulla luminosità
dell’ambiente, che non permetteva di valutare correttamente il colore dei vini,
ma in fin dei conti questo non è così importante.
Il colore è
paglierino di buona intensità. Intenso, fragrante, elegante e complesso al
naso, si colgono sentori di nocciole tostate, frutta a polpa bianca, canditi,
pasticceria. Decisa l’effervescenza al palato, il vino è molto fresco e
decisamente sapido, quasi salino, bella la vena acida, che s’esprime su sentori
d’agrume maturo, lunghissima la sua persistenza. Un grandissimo vino con
davanti a sé una lunga vita.
Color
paglierino, leggermente più scarico del precedente. Intenso al naso dove si
presenta con sentori di nocciole tostate, brioche, pasticceria, marzapane e con
accenni floreali. Intensa e decisa l’effervescenza al palato, sapido, presenta
leggeri accenni vegetali e chiude leggermente amarognolo. Seppur di indubbia
qualità è quello dei tre che meno ci ha convinti, apparendo un poco sottotono
rispetto agli altri due.
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