Villa Felici, il quartier generale della Tenuta Le Velette fa sfoggio di tutta la sua bellezza appena superata la rupe di Orvieto.
Corrado Bottai, attuale proprietario, e il mio amico Fabio Ciarla, responsabile della comunicazione, mi aspettano appena fuori il grande portone di ingresso di questa dimora storica che nel corso dei secoli è stata al centro di interessi, non solo vitivinicoli, di etruschi (che scavarono qui grotte nel tufo), romani, monaci, feudatari fino ad arrivare, nei primi anni '50 del '900 ad essere di proprietà dell'agronomo toscano Marcello Bottai (papà di Corrado) e della moglie Giulia, discendente della famiglia Felici, che scelsero la tenuta come dimora e, soprattutto, come punto di riferimento per la valorizzazione dei vini non solo aziendali ma di tutto il territorio grazie alla promozione della formazione di strutture di tutela della viticoltura del territorio.
Corrado, dopo esserci salutati con calore, mi dice:"Entriamo!"
L'esterno di Villa Felici |
Superato un primo ingresso troviamo un piccolo portone oltre il quale si esce nuovamente dalla dimora che, da questo lato, fa confluire il visitatore all'interno di un terrazzo naturale con affaccio su parte dei vigneti aziendali e su Orvieto. La vista è fantastica.
La vista dalla terrazza |
Bottai, da perfetto Cicerone, mi parla del territorio e delle sue differenze. "Vedi Andrea, ad una ventina di chilometri da qua trovi il lago Bolsena, di origine vulcanica, la cui formazione ha portato al deposito di una enorme quantità di materiali che ha creato questo terreno qui composto, nella parte sottostante da argilla marina, poi abbiamo la lava raffreddata senza contatto con l'aria che ha formato il basalto mentre il materiale sparato in aria dall'eruzione, tra cui cenere e lapilli, ha creato il tufo che oggi rappresenta la superficie del terreno agrario. Questo, essendo molto poroso, si comporta come una spugna che assorbe acqua che facilmente viene assorbita dalla radici che, in ogni condizione climatica, hanno una umidità sempre costante evitando al vigneto lo stress idrico tipico, ad esempio, delle stagioni torride.
Tenuta Le Velette si estende per circa 100 ettari di vigneto che possiamo dividere in tre grandi sezioni ognuna delle quali ha caratteristiche microclimatiche distinte:
Podere Belvedere (in verde) è una porzione di circa 45 ettari si caratterizza per l’esposizione a sud est che la rende ben soleggiata già dai primi raggi del mattino ma con temperature fresche nel pomeriggio. Questo, insieme alla vicinanza del bosco limitrofo permette un clima mitigato favorevole allo sviluppo e al rispetto degli aromi delle uve. Sono qui coltivati soprattutto vitigni a bacca bianca come trebbiano, malvasia, verdello, drupeggio, grechetto e il sauvignon blanc. Nascono quindi da qui Berganorio, Lunato e Traluce.
Podere Citerno (in beige) è composto da Ventinove ettari di terreno con esposizione a sud-ovest che beneficiano del sole da mattina a sera, con buone escursioni termiche tra giorno e notte ma con un microclima mitigato dai boschi limitrofi, condizioni che facilitano la sintesi e il mantenimento degli aromi e contemporaneamente una buona sintesi di zuccheri e sostanze polifenoliche. Un terreno adatto ad ottenere uve bianche per vini pieni e aromatici e uve rosse ricche e fragranti. Si coltivano in questa zona le varietà dell’Orvieto classico destinate alla produzione del vino amabile, il miglior grechetto, sangiovese, canaiolo e il moscato e il sauvignon per l’appassimento. Nascono da qui Rasenna, Sole Uve, Il Raggio, Monaldesco e, in parte, Lunato e Rosso di Spicca.
Podere Spicca (in blu) è la parte più soleggiata della tenuta, una porzione di circa 29 ettari con esposizione a sud-ovest che permette alle piante di beneficiare dei raggi del Sole dall’alba al tramonto. La zona, non delimitata da boschi e caratterizzata da terreni più chiari, è soggetta nei mesi di Settembre-Ottobre ad ampie escursioni termiche giornaliere, che facilitano la sintesi e l’accumulo degli zuccheri e dei composti polifenolici indispensabili per la qualità dei vini rossi. Molte delle varietà a bacca rossa sono coltivate in questa zona, in particolare sangiovese, merlot e cabernet sauvignon. Nascono quindi qui Rosso di Spicca, Accordo, Calanco e Gaudio.
Torniamo all'interno della casa padronale, stavolta la sorpresa e lo stupore è ancora maggiore quando, scesi una trentina di scalini nascosti da una porticina, arriviamo in un luogo storico di grande suggestione ovvero i circa cento metri di grotte di tufo scavate nel tufo usate nel corso dei secoli per conservare sia cibo che vino e, successivamente, come rifugio. Oggi, invece, rappresentano un ottimo luogo dove far riposare le annate storiche dei vini aziendali.
Spero che le foto facciano comprendere la bellezza del posto!
Un rapido giro nella cantina di fermentazione, divisa in una parte più vecchia formata da vasche di cemento e da una parte più moderna composta da solo acciaio, e arriviamo nei "locali di affinamento" rappresentati, anche in questo caso, da più grotte interrate e scavate nel tufo usate forse dai monaci in passato per seppellire i morti (!!) e che ora Corrado utilizza per affinare in barrique i suoi vini più importanti.
Sta cominciando a piovere per cui, di corsa, entriamo nella sala degustazione dove ci aspetta una batteria di vini non indifferente (l'azienda produce circa 250.000 bottiglie suddivise tra DOC locali (Orvieto Classico, Orvieto Classico Superiore, Rosso Orvietano, Orvieto Classico Amabile) e IGT di livello sperimentale.
Tenuta Le Velette - Orvieto Classico "Berganorio" 2013 (procanico 30%, grechetto 30%, malvasia 20%, verdello 15%, drupeggio (5%): senza pretese ma dotato di una beva di sorprendente freschezza e godibilità. E' il vino della convivialità a tavola!
Tenuta Le Velette - Orvieto Classico Superiore "Lunato" 2013 (trebbiano 20%, grechetto 40%, malvasia 20%, verdello 15%, drupeggio 5%: è uno dei migliori Orvieto Classico del territorio e lo si capisce subito grazie ad un naso complesso e variegatamente minerale ed ad un sorso ricco, sapido, di struttura e di grande personalità. Bella persistenza finale.
Spero che le foto facciano comprendere la bellezza del posto!
Un rapido giro nella cantina di fermentazione, divisa in una parte più vecchia formata da vasche di cemento e da una parte più moderna composta da solo acciaio, e arriviamo nei "locali di affinamento" rappresentati, anche in questo caso, da più grotte interrate e scavate nel tufo usate forse dai monaci in passato per seppellire i morti (!!) e che ora Corrado utilizza per affinare in barrique i suoi vini più importanti.
Entrata |
Tenuta Le Velette - IGT Umbria Grechetto 2012 (grechetto 100%): Corrado viste le potenzialità del vitigno ha voluto dar vita ad un vino ancora in via sperimentale ma che già oggi mantiene delle promesse importanti fatte di un corredo aromatico che sa di sale e frutta gialla al sole e di un sorso molto "slow" che progredisce però col tempo in maniera inesorabile. Finale di buon equilibrio e sapidità.
Tenuta Le Velette - IGT Umbria Sauvignon 2013 (sauvignon blanc 100%): il mio pregiudizio per un vitigno che in Italia non trovo espressioni di eccellenza è in parte rivisto per un vino fortunatamente non aromatico (non puzza di pipì di gatto per intenderci) e caratterizzato da un buon bilanciamento tra compomenti di frutta esotica e vegetale. Bocca molto regolare, senza sbavature.
Tenuta Le Velette - Rosso Orvietano "Rosso di Spicca" 2012 (sangiovese 85% e canaiolo 15%): la versione rossa del Berganorio, grande bevibilità e schiettezza. A tutto pasto!
Tenuta Le Velette - IGT Umbria Sangiovese "Accordo" 2009 (sangiovese 100%): naso disposto su sensazioni di frutta matura, vaniglia, carrube. Giusta morbidezza, dolce il tannino e lungo e avvolgente il finale sapido.
Tenuta Le Velette - IGT Umbria Rosso "Gaudio" 2009 (merlot 100%): ha profumi di chiodi di garofano, cannelle, marasca e cuoio mentre in bocca si fa valere per la grande pienezza e la potenza mediata. Lungo e minerale il finale.
Tenuta Le Velette - IGT Umbria Rosso "Calanco" 2009 (sangiovese 65% e cabernet sauvignon 35%): ha un naso notevole costruito su una lieve base di vaniglia sulla quale svettano sensazioni di viola mammola, frutti di bosco, tabacco da pipa, erbe aromatiche, cioccolato alla frutta. In bocca è aristocratico, con tannini decisi ed una lunghissima chiusura su note di spezie dolci ed frutta nera.
Ringrazio Corrado Bottai, quella appena passata è stata una bellissima esperienza e, senz'altro, ci sarebbe ancora tanto da parlare, da bere e da scoprire a Le Velette: Mi attende, però, Enzo Barbi e sono terribilmente in ritardo. Accendo velocemente la macchina. La scoperta dei vini di Orvieto è ancora all'inizio!!!
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