Vino come garanzia per le banche? Forse si può!

I vini super pregiati come colleterale di un prestito? Sì, se a ricevere il finanziamento è una persona di alto rango che in passato ha lavorato tra i vertici della banca creditrice. E quel che è successo a Goldman Sachs, che ha accettato quasi 15.000 bottiglie di vino proveniente dalle regioni francesi del Bordeaux e della Borgogna come forma di garanzia per un prestito concesso a Andrew Cader, ex direttore della divisione di trading specializzato dell'istituto finanziario. E' quanto emerso da documenti depositati presso le autorità competenti americane secondo cui tra le bottiglie pregiate ce ne sarebbe una datata 1929 e prodotta dal Domaine de la Romanée-Conti.

La mossa, a giudicare dai commenti che circolano negli ambienti bancari e negli studi legali americani, sembra piuttosto insolita: le banche sono state generalmente poco propense a proteggersi da un eventuale default di un cliente debitore con vino, per quanto pregiato. Nemmeno la performance dell'indice benchmark della bevanda pregiata è attraente: il Liv-ex 100 Fine Wine Index, che riflette la variazione dei prezzi dei 100 vini più ricercati, è cresciuto in media a un tasso annuale dell'11% negli ultimi 10 anni fino allo scorso aprile, meglio del +7,9% dell'S&P 500. Eppure opere d'arte e immobili sono sempre stati preferiti come collaterale. Perché? Non è tanto il sapore di tappo a intimidire le banche quanto il sapore di truffa che potrebbe nascondersi dietro casse di vino dall'apparente valore inestimabile.
Lo sa bene il miliardario americano William Koch: pensava di aver comprato 24 bottiglie di pregiato Bordeaux francese e invece si trattava di vino contraffatto. Il fondatore dell'azienda attiva nel campo delle materie prime, Oxbow Group, in Florida, ha ora ottenuto giustizia e, dopo aver vinto una causa da 379.000 dollari contro il venditore truffaldino, ha anche ottenuto 12 milioni di risarcimento danni dalla stessa giuria.
Il giudice di Manhattan che lo scorso aprile ha emesso il verdetto ha giudicato il venditore Eric Greenberg colpevole di aver imbrogliato Koch circa l'autenticità e la provenienza del vino. La cifra stabilita dalla sentenza comprende il costo totale sostenuto da Koch per le bottiglie – comprate all'asta nel 2005 – e 1.000 dollari di risarcimento danni per ogni bottiglia. Cifre, queste, in linea con il valore stimato della collezione di vini dell'ex manager di Goldman Sachs, intorno alle decine di milioni di dollari. Insomma, la banca ribattezzata la 'piovra della finanza' nel mezzo dell'ultima crisi finanziaria si sta proteggendo con quanto prodotto dai migliori vigneti francesi.
Cader si è trincerato dietro un no comment attraverso il suo legale Seth Lapidow, dello studio newyorchese Blank Rome. Goldman Sachs ha replicato all'articolo di Bloomberg - che ha pubblicato la notizia - con la seguente nota: "mentre non rilasciamo commenti in merito a prestiti individuali nel rispetto della riservatezza dei clienti, abbiamo estrema cura nell'usare standard di gestione del rischio di alto livello per valutare ogni forma di collaterale su tutti i prestiti".
Per quanto i termini del prestito restino sconosciuti, quel che è certo è la stretta relazione tra Cader e Goldman. Il manager era a capo di Spear, Leeds & Kellogg quando la banca acquisì la società specializzata nelle transazioni di opzioni put e call per 6,2 miliardi di dollari nel novembre del 2000. Attraverso l'operazione di buyout, Cader ha ricevuto azioni Goldman Sachs. Tra gennaio e ottobre 2002 ha venduto 1,1 milioni di quei titoli con profitti di almeno 85 milioni di dollari. Probabilmente sta ancora brindando all'incasso.
Fonte: America24

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