Prosecco contro Prosek. Dopo il Tocai perderemo anche questa battaglia?

Interessante questo articolo a firma Francesco Tortora uscito sul Corriere della Sera. 

E' il primo banco di prova per il nostro ministro De Girolamo?

Il prossimo 1 luglio la Croazia entrerà nell'Unione Europea diventando ufficialmente il ventottesimo Stato membro. Tuttavia sembra che per festeggiare l'evento i cittadini del paese balcanico non potranno brindare con una delle loro bevande più tradizionale, il Prosek. Secondo le norme dell'Ue il nome di questo vino è troppo simile a quello del Prosecco italiano e non può essere venduto nei confini continentali. Da parte loro i viticoltori croati non ci stanno e promettono battaglia per difendere uno dei loro prodotti più antichi.

DIFFERENZE - L'ironia di questa vicenda che divide per l'ennesima volta l'Italia e la Croazia è che le due bevande sono completamente diverse. Il Prosek croato è un vino dolce da dessert, mentre il Prosecco italiano, come ben sanno i produttori veneti e friulani, è un vino bianco, simile allo champagne. Nonostante le grandi differenze, il vino italiano è un prodotto a Denominazione di origine controllata e secondo la normativa europea il nome Prosecco può essere utilizzato solo per quei vini le cui viti sono coltivate in Veneto e Friuli Venezia-Giulia.


BATTAGLIA LEGALE - La Croazia ha negoziato per otto anni il suo ingresso nell'Unione Europea, ma i politici del paese balcanico hanno fatto ben poco per registrare alcuni dei loro prodotti tipici. La vittima principale è proprio il Prosek, che salvo retromarce improvvise dell'Ue, dovrà cambiare nome se vuole restare sul mercato continentale: «Se vogliono la guerra del vino, la otterranno - spiega Andro Tomic, uno dei maggiori produttori vinicoli croati - Abbiamo avuto tanto tempo e avremmo potuto fare molto di più per tutelare i nostri prodotti, ma il ministero non ci ha consultati». L'imprenditore che produce il suo vino principalmente a Jelsa, sull'isola meridionale di Hvar, afferma che i viticoltori croati sono pronti a rivolgersi a un tribunale continentale per far valere i propri diritti: «Il Prosek è prodotto nelle nostre terre da oltre 2.000 anni ed è nato molto prima dello Stato italiano. Prosek è semplicemente una parte della nostra tradizione. E' come se ci dicessero che vogliono una parte del nostro mare».

IL PUNTO DI VISTA ITALIANO - Sulla diatriba che divide Italia e Croazia, ha fatto sentire la sua voce anche il Presidente della regione Veneto Luca Zaia, che nella scorsa legislatura è stato anche Ministro delle politiche agricole e alimentari. Il mese scorso, durante una visita a Vinitaly, l'esponente leghista è stato netto: «La Croazia a luglio vuole entrare in Europa e se vuole entrarci deve farlo con le regole europee. Noi vogliamo la Croazia in Europa, vogliamo che gli istriani che sono nostri fratelli di sangue continuino nella sfida dell'Euroregione con Carinzia, Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Veneto; però la Croazia deve rinunciare all'utilizzo del nome «Prosek», perché altrimenti saremo noi a fare ricorso contro questa cosa».

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il Tocai pare sia stato "mollato" volontariamente in ragione di 2 lettere allegate allo scambio tra CE e Ungheria nel 1993. La DOC Prosecco è stata registrata di recente- cioè successivamente ai trattati di adesione CE e Croazia. La normativa sui vini si è di recente avvicinata a quella dei prodotti alimentari e perciò la Croazia probabilmente si tiene il suo Prosek
Jacopo Pirona