Navelli vale il viaggio, da qualunque parte di Italia voi siate quell'angolo verde di Abruzzo è un piccolo paradiso che vale la pena scoprire non solo per un week end "a tutto vino" come questo passato.
Palazzo Santucci ci accoglie in tutta la sua bellezza e maestosità, chissà cosa penserebbe oggi Camillo Caracciolo, feudatario, vedendo la sua residenza trasformata per qualche giorno in un rifugio di enoappassionati di vino naturale.
Entriamo attorno alle 12 e siamo già affamati per cui la prima tappa, d'obbligo, la facciamo da Gregorio Rotolo che anche questa volta ha portato con sé dei formaggi strepitosi.
Iniziamo a bere. Prima di tutto gli spumanti dove, tra i vari, mi colpisce il Colfòndo di Casa Belfi che non tradisce le aspettative su questa tipologia ancestrale di Prosecco che avevo avuto modo di degustare varie volte in passato. Fresco, con sentori di mela verde e crosta di pane, è un ottimo compagno durante le torride serate estive.
Il "giro dei bianchi" dura almeno un paio di ore, non amo moltissimo i c.d. macerati ma due perle le ho trovate. Trattasi del Vermentino Colli di Luni “Poggi Alti” 2011 di Casa Caterina e della Malvasia 2007 di Franco Terpin.
Il primo è un esempio di come il mare e le erbe aromatiche possano trasformarsi in vino mentre la Malvasia di Terpin è la dimostrazione di come un grande vino bianco possa celarsi al mondo solo dopo setti anni.
Interessante, cambiando stile di vinificazione, è stato l'assaggio del Pecorino 2010 di Emidio Pepe che, pur nella sua gioventù, colpisce per struttura e tipicità. Certo, il prezzo attorno alle 40 euro non è che giochi a suo favore...
Ultima segnalazione per i bianchi: con un pizzico di orgoglio non posso non elogiare Casale Certosa, piccola cantina del Lazio in conversione biodinamica, che ha una gamma di vini dal rapporto q/p davvero strepitoso. L'Alborea 2011, mix di grechetto e malvasia del Lazio, è un bianco davvero buono che ai profumi erbacei e fruttati unisce grande rotondità ed eleganza.
Per quello che concerne i rossi, visto che siamo in Abruzzo, vorrei distinguere tra assaggi di Montepulciano e tutto il resto.
Il rosso più importante della Regione era declinato in tante espressioni e filosofie produttive caratterizzate da un unico comune denominatore: struttura e potenza gustativa.
Durante la manifestazione l'ennesima conferma è venuta dal Prologo 2010 di De Fermo che incanta sempre per sapidità e profondità gustativa.
Se la bontà delle vecchie annate del Montepulciano di Abruzzo di Emidio Pepe non sono più una novità per i curiosi del vino, un certo stupore, almeno per me, è arrivato dalla Riserva 1999 di Praesidium che si presenta di grande balsamicità e con una nota salmastra di fondo a dargli carattere. Bocca, come al solito, lunga e carnosa.
Tenace e di buona prospettiva anche il Montepulciano di Nuvole e Pane anche se deve trovare ancora la strada dei migliori.
Altra sorpresa, sempre da montepulciano anche se in veste marchigiana, è venuta dall'Erasmo Castelli 2005 dell'azienda Maria Pia Castelli. Parlando con il responsabile commerciale (?) ho potuto capire perchè, già dal primo assaggio, questo vino mi è sembrato un "piccolo Kurni". Rese ridicole (35 quintali per ettaro) lunghe fermentazioni in tini di rovere ed affinamento in barrique nuove per circa due anni danno vita ad un piccolo mostro di concentrazione e profondità che si svilupperà solo nel corso dei prossimi anni. Proprio come il vino di Casolanetti.....
Tra gli altri rossi presenti a Navelli (non da vitigno montepulciano) grande goduria è arrivata grazie alla barbera di Nicoletta Bocca e Fabrizio Iuli.
L'Austri 2006 di San Fereolo, bevuto durante il bel seminario tenuto da Emanuele Giannone dal titolo Il Canto della Terra, dimostra come la barbera può diventare tutto meno che un vino semplice da bere nell'arco di un anno. Grande eleganza, complessità, austerità sono i tre aggettivi che mi sono venuti in mente appena ho bevuto il primo sorso. Un grande vino che conferma come la seta venga bene anche a Dogliani.
Foto: Andrea Federici |
Fabrizio Iuli, così come Nicoletta Bocca, ha una gamma di vini di primo piano a larga maggioranza di barbera. Tra i vari mi ha impressionato per sostanza e profondità il Barabba 2007, barbera in purezza da vigne storiche impiantate dal nonno negli anni '30. Anche in questo caso, come detto per Nicoletta Bocca, parliamo di un vino godibilissimo ora ma che ha tutti i crismi per andare avanti ancora per moltissimo tempo. Fossero così tutte quelle che bevo....
1 commento:
Questa è una meravigliosa combinazione, senza alcun dubbio! Delizioso vino e formaggio italiano, buona scelta!
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