"La vittoria di Obama? Sicuramente una buona notizia per il mondo del
vino, italiano e americano". Lo dice a Labitalia Edoardo Narduzzi, wine
economist e presidente della società di consulenza Synchronya, nonché
titolare di una rubrica ('Vino e Finanza') sul quotidiano 'Tre
Bicchieri' del Gambero Rosso. Narduzzi spiega così l'affermazione: "Ci
sono una serie di ragioni per cui il mondo del vino ha tifato per Obama
presidente. La prima è riferibile al fatto che la piattaforma
commerciale internazionale di Obama è più liberale ed è sicuramente in
contrasto con quella più protezionistica e muscolare (soprattutto nei
confronti della Cina) che prometteva Romney".
Fonte: Il Foglio.it |
"Il vino -spiega ancora l'esperto- è uno di quei beni già ad
altissima regolamentazione negli scambi internazionali, e queste regole
possono essere rese ancora più complesse da dazi e tariffe, che era
quello su cui puntava Romney, anche per 'proteggere' il mercato interno.
Romney pensava che il vino doveva essere solo americano, come pensava
che le automobili dovessero essere nazionali, sparando a zero
sull''italiano' cioè su Marchionne".
Ma la politica del
repubblicano, spiega Narduzzi, "non tiene conto del fatto che l'America è
il principale mercato vinicolo del mondo". "Negli Usa si compra più
vino che in Francia e in Germania, anche se ovviamente, visto il numero
di abitanti, il consumo pro capite è più basso".
Dunque, "è conveniente per tutti -riassume Narduzzi- anche per il vino italiano che il mercato americano rimanga aperto".
C'è
poi da dire, aggiunge l'esperto, "che Obama ha vinto, in tutti e tre
gli Stati della costa orientale produttori di vino, California, Oregon e
Washington, confermando quanto da tempo si registra nel voto americano
dove gli Stati oceanici (pacifici e atlantici) premiano i democratici,
mentre quelli interni i repubblicani". Mentre sull'altra costa "Obama ha
vinto anche in Virginia, altro Stato agricolo e vinicolo", aggiunge.
Insomma,
anche il vino ha fatto la sua parte da 'grande elettore' nelle
presidenziali statunitensi. "Negli ultimi anni -ricorda Narduzzi-
l'economia vitivinicola è molto cresciuta sia in quantità sia in
qualità. E basti pensare che tutte le riviste di vino più influenti al
mondo sono americane, da 'Wine Spectator' a 'Wine Enthusiast', da 'Wine
Advocate' a 'WineMaker'".
Fonte: Quotidiano.net
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