Paola Di Mauro e quella testardaggine chiamata Vigna del Vassallo

Oggi vorrei parlarvi di Colle Picchioni, un’azienda vitivinicola che ha fatto un po’ la storia della mia Regione, il Lazio, essendo uno di quelle che ha sempre fatto qualità nella zona di Marino, nei Castelli Romani, anche in tempi non sospetti.
Tutto nasce nel 1976, su un piccolissimo appezzamento di terreno che la famiglia Di Mauro aveva acquistato otto anni prima per sfuggire dal caos cittadino ed immergersi nell’incanto di un posto a metà strada tra Albano e Marino. Colle Picchioni è Paola Di Mauro, donna forte che, stufa di bere il vino del contadino che fino ad allora coltivava le sue vigne, decise di farselo in proprio.


La signora Di Mauro, però, non sapeva nulla di enologia ma, caparbia e sognatrice come era, si mise a studiare per trasformare quel fazzoletto di terra in una piccola azienda vitivinicola, la sua.
A quel tempo non aveva assolutamente struttura, macchinari, mano d’opera, la giudicavano pazza, i due figli la giudicavano colpevole di "sprecare i soldi in campagna". La deridono: "Perchè ti spezzi la schiena sulla terra... Se proprio non sai come buttare i soldi vai in crociera!".

Lei va avanti lo stesso.

La sua prima vendemmia, nel 1974, venne portata avanti con mezzi di fortuna costruiti con i materiali del ferramenta.
Il “gioco” si fa importante, le piace tanto il vino che produce. Compra altri quattro ettari, si rifornisce di botti di legno, di una diraspatrice e con l' aiuto di Bianca, la sua colf mantovana, travasa il vino.

Nasconde la diraspatrice al marito mimetizzandola con un imbuto e con dei tubi di legno
. Inizia a produrre 10-12 mila bottiglie l' anno.

La svolta
avvenne in concomitanza di un vecchio Vinitaly, nel 1983 quando Paola di Mauro incontrò Giorgio Grai, uno tra i più geniali enologi italiani. Tra i due c' è subito la scintilla. Grai è un tipo franco, uno capace di dire davanti a tutti "lei ha fatto una merda" oppure "cambi mestiere". Grai assaggia il Colle Picchioni, il vino della signora e dice: "Lei potrebbe fare figli magnifici. Perchè si ostina a farli con un po' di gobba?". La signora di rimando: "Se lei è tanto bravo mi dica come, ecco il mio numero di telefono". E tra i due nasce alla prima telefonata un grande amore professionale.
Da quel momento in poi arrivarono i primi successi grazie soprattutto a Veronelli che non smetteva di decantare il vino di Colle Picchioni. La costanza qualitativa del vino e l’inserimento dell’azienda nelle principali guide fecero il resto, la storia.


Oggi l’azienda è condotta da Armando Di Mauro, il figlio di Paola, che ho avuto l’onore di avere al mio fianco in una splendida cena tra amici all’interno della quale abbiamo ripercorso un pezzo di storia del suo Vigna del Vassallo, taglio bordolese da omonima vigna il cui nome è una dedica al lavoro dei vassalli dei principi Colonna a cui appartenevano originariamente i terreni dell’azienda.

Armando, durante la cena, ci porta in degustazione la prima (1981) e l’ultima annata (2008) del Vigna del Vassallo.
Il 1981, purtroppo, era sul viale del tramonto, troppi capelli grigi e troppe rughe per essere ancora quel vecchio playboy di una volta.
Il 2008 è una vera e propria anteprima per i presenti, giovanissimo eppur già godibilissimo con la sua vigorosa impronta di frutta rossa croccante, rosa canina e terra vulcanica. Bocca di grande coerenza con il naso. Uno dei pochi grandi rossi del Lazio.


Piccola chicca: sapendo della presenza di Armando di Mauro, ho stagnolato un Vigna del Vassallo 1985 (grande annata per la zona dei Castelli Romani) al fine di testare la bravura dei miei compagni di bevuta. Ebbene, alla cieca anche i migliori posso sbagliare visto che il taglio bordolese laziale è stato scambiato anche per un Monfortino. L’unico a non avere dubbi sul vino, fortunatamente, è stato proprio Armando. Non è cosa da poco, credetemi, la lista dei produttori distratti è molto vasta e ne comprende alcuni davvero titolati.

Foto tratte dalla rete e dal sito www.collepicchioni.it

4 commenti:

Daniela @Senza_Panna ha detto...

Ero stata alla presentazione del libro di ricette da cui avevo tratto un piatto che mi era piaciuto molto e che consiglio, una terrina di fegato e patate speciale
che vino abbineresti?

Andrea Petrini ha detto...

L'incrocio Manzoni bianco di ieri, ovvero lo Svejo di Italo Cescon.
Serve un bianco molto morbido e profumato e mi sembra che l'incrocio manzoni abbia quelle caratteristiche!

Daniela @Senza_Panna ha detto...

e uno di Collepicchioni?

Andrea Petrini ha detto...

Vigna del Vassallo :-)