Verticale storica di Serra Fiorese Garofoli

Garofoli e il suo Verdicchio non hanno bisogno di presentazioni, soprattutto il Serra Fiorese, un vino che con la sua struttura e complessità può cavalcare benissimo il tempo e offrire emozioni incontrollate all’appassionato che si avvicina per la prima volta al magico mondo dei vini bianchi invecchiati.
Per capire come può evolvere un grande Verdicchio, dieci persone sono partite da varie parti di Italia alla volta di Castelfidardo dove Carlo Garofoli ci aspettava per una fantastica verticale di Serra Fiorese. Dal 1988 ai giorni nostri abbiamo fatto un viaggio sensoriale veramente incredibile.
Il 1988 incanta da subito con il suo colore giallo dorato carico e i suoi profumi intensi di miele, zenzero, pesca e albicocca matura, cedro e accenni di crema. In bocca è ancora vivo, ampio, polposo anche se a tanta struttura non corrisponde forse una persistenza equivalente. Annata che a detta dell’enologo ha sofferto una poco ottimale influenza del legno. Gran bel vecchietto comunque!
Il 1990 è forse un capolavoro di vino, è tutto quello che vorresti da un bianco invecchiato quasi 20 anni: eleganza, complessità, persistenza e struttura in un unico sorso. Macedonia di frutta, agrumi canditi, spezie esotiche e tanta mineralità al naso e una bocca dove grandissimo equilibrio, struttura e persistenza infinita vanno a tessere una unica emozione. Grande!
Il 1992, complice l’annata un po’ minore, è già più evoluto del precedente e si caratterizza per un naso un po’ chiuso dove fa capolino un lieve minerale e qualche sensazione di frutta gialla matura. In bocca perde senza dubbio il confronto con i precedenti in quanto squilibrato tra acidità e alcol che non viaggiano su piani paralleli rendendo, purtroppo, la beva un po’ difficoltosa.
Il 1994 è un vino estremamente godibile, di grande beva oggi anche se mi da l’idea di un nobile decaduto visto che la sua precedente classe ed eleganza la si può solo dedurre dalla degustazione. Un Verdicchio dal quadro olfattivo comunque interessante che ci inebria odori di la frutta esotica matura, zafferano e tocchi di resina, il tutto condito da un lieve minerale. Bocca di media ampiezza e struttura e che stenta ad allungarsi nel finale. Forse bevuto due anni fa era un grandissimo Verdicchio!
Il
1997 è il mio preferito in assoluto, forse anche aiutato dall’annata che a detta di Carlo Garofoli è stata la migliore in tantissimi anni. E’ un monumento al Verdicchio questo Serra Fiorese, dotato di grande freschezza al naso dove vi sono stuzzicanti ed esuberanti accenti di albicocca matura, pesca sciroppata, agrume candito, anice e tanta elegante mineralità. Splendido alla gustativa, esplode in bocca intensissimo e rinfrescato da elegante acidità e sapidità. Persistenza infinita per un vino che stenta a lasciarci e ci accompagna per un viaggio ai confini della realtà!
Il 1999, a detta dell’enologo, è stato un millesimo strano ma di grande godibilità visto che dalle sue precedenti degustazioni di Serra Fiorese erano dotati di una invadente per quanto godibile nota mielosa che, ovviamente, ritroviamo anche nel Verdicchio che degustiamo. Non solo miele però, ma anche frutta gialla matura e spezie dolci per un vino che fa della morbidezza il suo punto forte ma che, fortunatamente, riesce a tirar fuori una nota fresco/sapida che tende riequilibrare il tutto.
Il 2001 è un vino che comincia ad avvicinarsi alla giovinezza, inodora il calice con intriganti note minerali, un po’ boisè, accompagnate da accenni di frutta gialla appena matura e tocchi di ginestra. Palato di grande equilibrio e spessore, molto piacevole ed appagante la persistenza finale.
Il 2002, figlio di un annata piovosa, ha sicuramente meno potenza e struttura dei vini precedenti, anche se questo presunto deficit è bilanciato dalle grandissime note di freschezza del vino che conferiscono grande beva al vino. Finale ammandorlato molto lungo e di buona persistenza. Sicuramente un Serra Fiorese che non avrà un grandissimo futuro ma che, nonostante tutto, fa capire quanto siano bravi in cantina da Garofoli anche in condizioni difficili. Sorprendente.
Il 2003, figlio del sole e del caldo, rispetto alla sua giovane età è già un vino maturo dove frutta matura, fiori gialli passiti e una discreta mineralità formano un quadro olfattivo di tutto rispetto. Bocca di grande potenza anche se manca quella finezza e quell’equilibrio che avevamo trovato negli altri vini precedenti, soprattutto in quei Verdicchio di annate altrettanto calde che, a differenza di questo e nonostante l’età, avevano mantenuto una maggiore freschezza.
Il 2004 è già oggi un grandissimo vino dove il ventaglio olfattivo propone toni intensi di frutta estiva, miele, crema pasticcera, mandorla e un tocco di elegante mineralità. Bocca di grande spessore ed equilibrio, molto diretta con un finale molto lungo da dimenticare. Tenetelo in cantina, sarà uno dei migliori Serra Fiorese degli anni 2000.
Il 2005 come già scritto durante la mia degustazione al Vinitaly è un vino di grande equilibrio ed intensità, dotato di grande femminilità con i suoi profumi aggraziati di pesca, melone, spezie dolci e muschio. Bocca che non ricorderemo per l’esplosività ma per la grande finezza e la cremosità che gratifica il palato.
Il 2006, in anteprima, a detta di Carlo Garofoli è figlio di una grande annata (così come lo sono state la 2007 e la 2008). Olfatti di grande intensità che regala aromi di fiori bianchi, pera, pesca bianca, litchi ed erbe di campo. Assaggio caldo subito mitigato da sapidità e freschezza, questo millesimo, per ora, è stato commercializzato solo in Svezia visto che questo Serra Fiorese da quelle parti ha già vinto un premio. Intenditori!

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