Un Morellino di Scansano da ricordare quello de I Botri di Giaccioforte!
Mondial du Merlot: vincitori e vinti
E gli italiani?
Il migliori merlot d'Italia è il "La Macchia, Provincia di Pavia Rosso IGT, 2000" dell'Azienda Agricola Bellaria di Paolo Massone. Complimenti! Cercherò di degustare questo vino il prima possibile per verificare di persona se effettivamente siamo di fronte ad un grande merlot.
Il vino venuto dalle anfore: dalla Georgia a Josko Gravner
Ma il vino in anfora è paternità degli egizi? Nemmeno per sogno, perché è storia che questi vennero a conoscenza della produzione della vite e del vino per il tramite dei fenici, quasi certamente dalla Colchide, la mitica terra del Vello d’Oro, una regione che corrisponde oggi grosso modo alla Georgia, quindi nel Caucaso tra il Mar Caspio ed il Mar Nero. Fu proprio lì che nacque molto verosimilmente il vino visto che sono stati fatti i ritrovamenti più antichi in assoluto attestanti una produzione vitivinicola: sono state, infatti, rinvenute tracce di contenitori che, da approfondito esame organolettico, attestano la presenza del vino, risalenti ad 8-9000 anni fa. In nessuna parte del mondo si sono trovati reperti così antichi.
CONTINUA.....
IL MAGICO CONNUBIO TRA TARTUFO SENESE E SIRAH ROSSO IGT LAZIO DONNARDEA
Ed infine...WINE SPECTATOR'S TOP 100 WINES OF 2008..la chiusura del cerchio....
Rapida occhiata alla top 100 di Wine Spectator. Tra sgomenti e risate varie ecco cosa mi è venuto in mente:
- che se il Concha y Toro Cabernet Sauvignon Puente Alto Don Melchor 2005 è il 12° vino al mondo, allora Paris Hilton sarà il prossimo nobel per la fisica
- che se proprio un barolo 2004 doveva essere inserito, allora al posto di pio cesare era meglio il Barolo Vigneto La Villa 2004 dei fratelli Seghesio
- che se ti chiami Seghesio allora hai probabilità di diventare famoso (vedi posizione 10 e 14 della classifica)
- che Château L’Evangile 2005 ha preso 100 punti ed è arrivato 21° in classifica. Mistero parkeriano..
- che nella classifica sono stati messi a casaccio alcuni vini bianchi italiani che James Suckling (fido scudiero parkeriano che si “interessa” di Italia) aveva menzionato qualche tempo fa http://www.terredora.net/public/italiano/Wine%20Spectator_August_08.PDF. Spiegatemi allora il motivo del perché il Terredora Falanghina Irpinia 2007 è arrivato 59° e l’Attems Pinot Grigio Collio 2007 70° pur avendo lo stesso punteggio (90) nella Top-Value Italian White. Mistero della fede?
- perché si premiano sempre gli stessi? Nell’Oreno della Tenuta Sette Ponti, Parker ci faccia il bagno? E in Italia perché non ce lo filiamo (o quasi) di pezza? Secondo stime ufficiose tale bottiglia vende qualche unità alla Festa del Carabiniere..Scherzo eh!!
Sono convinto, non potrò mai fare il sommelier in America! O forse devo cambiare mestiere?
Piccoli vignaioli laziali crescono: l'azienda agricola TreBotti
Nel Lazio non sono in pochi a puntare su questi giovani produttori di origine trevigiane che recentemente, nel 2003, hanno acquisito alcuni terreni collinari nella zona della Valle Teverina e sull’Oasi di Alviano, circa 18 ettari di terreni collinari, che offrono un perfetto laboratorio naturale ove sperimentare e creare vino di qualità, seguendo i dettami dell’agricoltura biologica.
Il vino dell'anno per Wine Spectator è...and the winner is...........
Wine Spectator's Top Ten Wine's of 2008: 4.......3........2!!!
Estate manager John Kolasa claims that nature did the lion's share of the work in 2005, leaving him and his team with a relatively simple job. Yet vast investment at the estate since the mid-1990s by the owners, who also control Chanel, enabled Rauzan to reap the benefits of a great growing season. The estate's grand vin, which reached a quality pinnacle in 2005, is 54.5 percent Cabernet Sauvignon, 39 percent Merlot, 5 percent Petit Verdot and 1.5 percent Cabernet Franc, selected from 74 of the 128.5 acres of vineyards.
Wine Spectator d'Italia la classifica s'è destaaaaaaaa!!
Wine Spectator's Top Ten Wine's of 2008: continua il countdown enologico....
Questa volta due bottiglie francesi. Ma quando arrivano i nostri? Qualcuno vuole azzardare qualche nome di produttore italiano premiato?
Nel frattempo che pensiamo al numero otto abbiamo:
Château de Beaucastel Châteauneuf-du-Pape 2005
96 points $95 15,000 cases made France
Al numero sette invece:
Château Pontet-Canet Pauillac 2005
96 points $100 20,830 cases made France
La rivista di vino più importante al mondo inizia il conto alla rovescia: Wine Spectator's Top Ten Wine's of 2008
Luca Zaia, un cyber ministro alla corte dei blogger
La risposta che mi sono dato è più che mai affermativa visto che ad oggi non ci sono altri suoi commenti. Le uniche persone in fermento all'interno del suo post sono gli esperti del settore e i semplici appassionati che sperano che il tentativo di comunicazione del "nostro" onorevole blogger non rimanga un semplice gesto incompiuto ma un vero e proprio inizio di interazione tra utenti accomunati dal medesimo interesse. Se solo trovasse un pò di tempo per leggere alcuni argomenti dibattuti sui principali forum di carattere enogastronomico, sono certo che avrebbe tantissimi spunti su cui lavorare non solo lui ma tutto il Governo.
Walter Massa: riflessioni sulla "Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti"
Le V.Q.P.R.D, in Italia, non hanno quasi mai dato la precedenza all’origine e alla specificità; i regolamenti UE considerano troppo poco i 4000 anni di civiltà del vino. Le leggi proibizionistiche mettono vino e alcol sullo stesso piano criminale, le ore ed ore da dedicare alla burocrazia vanno a scapito del più piacevole ed utile (anche per il P.I.L) tempo impiegabile altrimenti in vigna . Con questo semplice ragionamento pensavo di trovare a Colorno i rappresentanti di tutte le 20 regioni italiane: così non è stato.
- nel nostro mondo si vive con troppa sufficienza;
- la comunicazione della volontà di costituire la FIVI non è stata adeguata;
- il vignaiolo verace, viste precedenti e negative esperienze , non vuol più sentir parlare di associazioni..
Con molta perplessità guardo al futuro economico ed imprenditoriale e rifletto su possibili momenti di mercato poco favorevoli per un bene sicuramente voluttuario che nella storia ha sempre avuto felici sbocchi economici.
Con le nostre capacità contribuiamo anche a contenerne i costi ma il prezzo finale non può far a meno di riportare il vino(inteso come espressione del territorio) tra i beni di lusso, se non nel prezzo almeno nel sentimento.
Consideriamo anche il fatto che tra gli addetti ai lavori esiste anche una serie di detrattori. Alcuni di questi mostrando la faccia, altri in maniera subdola, sostengono che la FIVI risulterà solo l’ennesimo fuoco di paglia.
Ora, per rispetto al vino, approfitto degli spazi telematici che mi vengono concessi da tutti coloro che riconoscono la centralità nello stesso per sostenere che i 15 consiglieri FIVI hanno volti noti, sono rintracciabili sia telefonicamente sia in via telematica ed inoltre si possono anche valutare e giudicare degustandone i vini prodotti.
Rammento Erasmo da Rotterdam: “il vino è il riflesso della mente….”
Mi voglio ripetere, il vino merita sacrifici e fiducia da parte di tutti coloro che lo amano:
Pretende l’adesione di tutte le aziende agricole italiane, che grazie ad esso, hanno avuto un palcoscenico mondiale e redditi impensabili semplicemente applicando l’arte (artigianato) all’agricoltura.
Pretende l’adesione di tutte le aziende agricole italiane che coltivano la vigna, ne trasformano le uve e affrontano i mercati con l’obiettivo di una crescita contribuendo a migliorare l’immagine del vino italiano e arrecando grandi benefici al paesaggio, alla cultura ed al turismo.
Evito di fare nomi, ma le aziende che hanno un piccolo debito di riconoscenza, come quelle che credono nel “Vino e nel suo mondo” lo debbono aiutare anche nei fatti sostenendo la FIVI.
Faccio appello inoltre agli scettici, solitamente abituati a fare la punta agli spilli, in quanto portando il loro pensiero in Federazione e credendo nel percorso terra- uomo- bicchiere aiuterebbero questo mondo a percorrere la propria strada prendendo le distanze da chi, al contrario, prende le scorciatoie.
Nel 1958 C. De Gaulle, allora presidente francese, sapendo che il passo stradale più alto d’Europa era il Colle dell’Agnello con i suoi 2744 metri, ritenne di asfaltare la mulattiera del Col De La Bonette rendendola percorribile dalle autovetture e permettendo il transito fino a 2802 metri, valico che ancora oggi rimane il più alto d’Europa.
Ciò significa che, avendo punti di riferimento, le imprese sono facilitate nella loro opera.
Noi vignaioli indipendenti italiani mantenendo i rapporti d’amicizia con i cugini francesi che sono più di 11.000 e mantenendo la nostra identità abbiamo tutte le carte in regola per passare dagli attuali 506 a oltre 12.000 associati.
Cominciando ad abbinare alla nostra produzione anche il nostro pensiero e valorizzando ciò che sta alla sorgente, ovvero il paesaggio e la gente, il percorso del vino come ambasciatore delle nostre terre sarà facilitato in tutto il mondo.Daremo dignità a chi popola e vive le colline d’Italia e magari spunti positivi per la crescita anche ai politici,così magari potranno elaborare nuove idee finalmente costruttive e vincenti ed abbandoneranno quelle un po’ imbalsamate che hanno portato avanti negli ultimi anni.
Walter Massa
Sergio Mottura e il suo Latour a Civitella 2005: emozioni da Grechetto
Un consiglio? Tenetelo in cantina per qualche anno perchè questo grechetto è uno dei pochi vini in Italia a giovarsi di un lungo invecchiamento.
E all'uscita dei Tre Bicchieri 2009 Toscana sul forum del Gambero Rosso...
Tra i vari interventi di dissenso che si sono manifestati sul forum, due sono stati quelli che, secondo me, hanno scatenato le furie del barbuto Direttore.
Il primo riguarda l'utente Kira che scrive: "Questo ve lo raccomando, Rocca di Frassinello 2006 Rocca di Frassinello. Non dico mamma mia, dico che pena, come sono caduti in basso i degustatori che assaggiano i vini Toscani, quasi quasi rivaluto Riccardo Viscardi, mi manchi veramente Riccardo"
E' troppo per Cernilli che, per difendere la competenza e la professionalità del lavoro suo e dei suoi collaboratori, esplode dando ai forumisti "dissenzienti" dei patetici valutatori di etichette. Finita qua? Ma nemmeno per sogno visto che rincara la dose scrivendo: "Alcuni di voi o sono agenti di commercio con precisi interessi nel settore, oppure sono collaboratori o fiancheggiatori di altre guide. Pochi esprimono giudizi sereni e frutto di un analogo sistema di assaggio. Perciò ritengo i giudizi della guida come minimo altrettanto attendibili di quelli di alcuni di voi, di altri no per evidente deficit di esperienza. E non consento a nessuno di essere sarcastico o di fare illazioni non pertinenti".
Tradotto: zitti tutti perchè siete o in mala fede o degli incompetenti in tema di vino.....
Chiaramente le reazioni non si fanno attendere e i forumisti, palesemente offesi, restituiscono pan per focaccia tacciando il Direttore di essere offensivo e arrogante.
Ora, a prescindere da come si è andati avanti con questa querelle (conclusa comunque in modo decisamente più civile), la polemica che ne è scaturita pone al centro dell'attenzione la figura del critico enogastronomico e della possibilità, anzi del diritto di criticare le sue scelte.
Entrando nel merito, è chiaro che nessuna critica è condivisibile se non costruttiva o, peggio, fatta strumentalmente e con un pizzico di invidia. E su questo Cernilli ha ragione. Al tempo stesso, però, bisogna anche che i critici facciano un bagno di umiltà perchè se nella vita ci si espone, anche mediaticamente, dando giudizi (e Dio solo sa quanto questi possano fare la fortuna o meno di un produttore di vino), allora gli stessi devono avere anche le spalle larghe per riceverli. Nessun processo sommario, non sarebbe giusto, ma a volte c'è la volontà di tutti noi di voler capire, imparare, da chi presumibilmente ne sa di più senza esser tacciati di incompetenza e, pertanto, non meritevoli di risposta. Non voglio cattivi maestri ma persone che mi sappiamo accrescere culturalmente, siano essi critici, produttori, enologi o semplici amici appassionati come me. Ripensando al ruolo del critico enogastronomico, soprattutto quando accadono questi fatti, spesso penso al borioso Anton Ego del film d'animazione Ratatouille. Miei cari critici, vi riconoscete in quel personaggio? Evviva, allora c'è ancora speranza che possiate cambiare visto che nelle ultime scene del film il buon Ego, in un rarissimo bagno di umiltà, pensa che:
“Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio. Prosperiamo grazie alle recensioni negative che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà, cui ci dobbiamo rassegnare, è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori! Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cucina, sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull’alta cucina, è a dir poco riduttivo: hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere! In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau “Chiunque può cucinare!”, ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque. E’ difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau’s e che secondo l’opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia! Tornerò presto al ristorante Gusteau’s, di cui non sarò mai sazio!”