di Carlo Macchi
Un fantasma si aggira per l’Europa, più in particolare in Italia: il suo nome è vino dealcolato. Da quest’anno il fantasma ha preso forma giuridica ma la discussione tra gli amanti del vino è sempre viva e frizzante, assumendo spesso toni apocalittici
Ora, da storico amante del vino, mi domando che problemi può creare il vino dealcolato a chi non lo vuole bere. Al massimo potrà far storcere il naso se trovato in una carta dei vini o far arrabbiare perché si usa il termine “vino” per definirlo, ma altri motivi non ne vedo.
Vedo invece una serie di vantaggi, in primis per tanti produttori che potranno buttarsi su questo segmento di mercato, attualmente quasi inesistente ma con grosse possibilità di crescita (parlarne male è sempre parlarne e crea interesse) e subito dopo dal punto di vista della politica europea. Come ho già scritto il mondo del vino, italiano e non, nella sua globalità è miope: non vede e non vuole vedere alcuni grossi rischi all’orizzonte, come il grave problema dell’alcolismo in tanti paesi del nord Europa, che li ha portati più volte a chiedere(anche ad ottenere) sanzioni sull’esportazione di alcolici da parte dei paesi produttori di vino.
Pensate che questo braccio di ferro possa continuare in eterno e se ne esca sempre senza conseguenze, oppure è probabile che qualche piccola o grossa restrizione sulla commercializzazione e il consumo del vino possa essere in futuro introdotta?
Il vino dealcolato potrebbe essere la risposta giusta, anche politica, a un mondo che vuole (a torto o a ragione) eliminare o circoscrivere al massimo la voce alcol dalla sua società e questo togliendo poco mercato al vino come l’abbiamo sempre conosciuto. Quelli che sostengono “l’innaturalità” del vino senza alcol li rimando al regolamento comunitario per la produzione del vino, nel quale sono presenti procedimenti e uso di prodotti che possono far impallidire il dealcolare un vino.
Inoltre mi domando perché i detrattori del vino dealcolato non si lanciano con la stessa veemenza contro i vini da 1-2 euro al supermercato, non innalzano barricate contro il commercio internazionale di enormi partite di vino sfuso, di bulk wine, che muove interessi enormi, ha una fiera dedicata a Rotterdam https://worldbulkwine.com/newfront (noto centro vinicolo mondiale…) e sposta letteralmente navi di vino che possono realmente incidere sul consumo di vini di qualità. Detto questo domandiamoci quanto vino dealcolato si può produrre oggi in italia. Esistono pochissimi impianti e per costruirne altri ci vorrà tempo e investimenti importanti. Quindi siamo all’anno zero in tutti i sensi.
Consideriamo comunque che se è stata varato un regolamento a livello nazionale lo si deve alle spinte dei produttori, UIV in prima fila, che lasciano parlare e sparlare gli appassionati e intanto mettono le mani avanti per il futuro, perché nel futuro, per buona pace di tanti accaniti “talevinebani” il vino dealcolato ci sarà e forse sarà anche il minore dei mali. Se avete assaggiato qualche volta vini da 1 euro sapete bene di cosa sto parlando.
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