La nobiltà del Refosco declinata in sei grandi vini di territorio


Il Refosco, storicamente, è stato sempre considerato un vino di grande pregio tanto che alcuni lo identificano con il Pucino del Timavo che l’imperatrice Livia, moglie di Augusto, si dichiarava a lui debitrice della buona salute. 
Qualche secolo più in là, nel 1390, la questione attorno al Refosco si fa più circoscritta visto che troviamo una primo riconoscimento del vino negli Annali del Friuli compilati dal conte Francesco di Manzano dove, col nome di Terrani, si fa riferimento a quello che, all'epoca, veniva considerato il “vino nostrano”.


Bisogna, però, fare un salto di quasi 400 anni per trovare con certezza il nome Refosco che, all’interno di un Catalogo delle viti del Regno Veneto, veniva così classificato:

-Refosc – “Nera da bottiglia e da botte…Da vino molto generoso e delicato”

-Refosc blanc – “Bianca da botte…In piano”

-Refosc dolz – “Nera mangerecca da bottiglia e da botte…Colli e pianura di Maniaco”

-Refoschin – “Nera da bottiglia… In piano”

-Refoscon – “Nera da bottiglia e da botte…In piano ed in colle”.

Da questo documento si nota chiaramente quanto sia variabile la popolazione che costituisce la famiglia dei Refoschi ed è possibile conoscere in quali zone del Friuli fossero coltivati. Emerge, infatti, che proprio dalle colline dell’alto Friuli e nei Colli Orientali si trovano i vitigni di maggior pregio, quali il Refosc.

Guido Poggi

Guido Poggi, nel 1939, all'interno del suo atlante ampelografico, semplifica ulteriormente le cose riportando solo tre varietà: Refosco dal peduncolo rosso, Refoscone (che identifica come Refosco di Faedis) e il Refosco d’Istria
Ricapitolando, fin dai primi anni dell’Ottocento, si è capito che, così come per le Malvasie, anche per i Refoschi bisogna parlare al plurale in quanto appartenenti ad una grande famiglia che, pur avendo alcune caratteristiche comuni (antociani in particolare), possiamo distinguere oggi, dopo attente analisi del DNA, in cinque categorie:

1. Refosco dal peduncolo rosso, a cui appartiene un Refoschin, detto anche Refosco degli uccelli, proveniente da Ramandolo;

2. Refosco d’Istria o Refosco dal Peduncolo Verde che da cui proviene il vino chiamato Terrano prodotto sul Carso

3. Refosco gentile: così viene chiamato, il Refosco di Rauscedo, localmente anche Refosc dolc;

4. Refosco di Faedis che è sinonimo di Refosco Nostrano, Refosco di Runcjis, e a volte del Refoscone;

5. Refosco di Guarnieri che si è recentemente scoperto essere la Trevisana nera, una varietà caratteristica del Feltrino.

Il più noto di tutti, sicuramente, è il Refosco dal peduncolo rosso, così chiamato a causa del “pedicello” che tiene l’acino, il quale cambia colore, diventando rosso appunto, poco prima della vendemmia. Dal punto di vista ampelografico il grappolo ha grandi dimensioni, forma piramidale ed è alato. Gli acini sono anch’essi di buon volume e presentano il caratteristico colore bluastro tendente al viola. Tipicamente coltivato in tutto il Friuli Venezia Giulia, il Refosco dal Peduncolo Rosso trova però il suo terroir di elezione in provincia di Udine, soprattutto nell’areale di produzione ricadente nei comuni di Cividale del Friuli, Aquileia e Latisana, e nella provincia di Trieste e Gorizia.


Dal vitigno Refosco dal peduncolo verde, invece, nasce il Terrano, la cui produzione è particolarmente diffusa nella zona del Carso triestino, dove rientra della DOC Carso Terrano, nella zona del Carso sloveno, dove viene tipicamente chiamato Teran, e in alcune zone della Romagna (Refosco Terrano) dove viene usato per la produzione dei vini rientranti nella DOC Cagnina.


Grazie alla Rete Carso-Kras ho potuto degustare sei grandi Refosco in purezza che, con le loro differenze, offrono un quadro molto preciso dei vari terroir di provenienza.


Stanko Milič - Terrano 2021: in un mondo che cambia alla velocità della luce e tutto sembra apparenza e superficialità, Stanko Milič rimane una preziosa mosca bianca che difende da sempre, grazie anche alla sua antica osmiza, le tradizioni enogastronomiche del territorio del carso triestino. Il suo Terrrano, con la sua etichetta d’antan, sa sorprendere ed incantare perché è succosa, speziata e terrosa e sa intrigare al gusto grazie ai suoi continui richiami iodati. Un Terrano che vede l’abbinamento perfetto con un prosciutto crudo carsolino stagionato 24 mesi. Sublime matrimonio!


Cacovich – Refosco 2020: classe 1998, con i suoi 24 anni Dimitri Cacovich rappresenta il futuro della viticoltura del suo territorio in bilico tra la terra rossa del Carso e l’arenaria del Breg dove gestisce circa 2 ettari e mezzo di vigneto con all’interno le arnie da cui produce anche un ottimo miele. Il suo Refosco, vinificato rigorosamente in acciaio con lieviti indigeni, proviene da uve vendemmiate tardivamente (fine settembre, inizio ottobre) che svela un bouquet di spezie, fragoline di bosco, mirtillo in confettura, fienagioni estive e fiori rossi secchi da diario. Al sorso è deciso, avvolgente, di buon corpo e con un allungo sapido sorprendente.


Damijan Milič – Terrano 2019: Repen è una piccola frazione del comune di Monrupino (TS) dove la famiglia Milik gestisce una eccellente osmiza e dove Damijan, all’interno della piccola cantina, produce vini di innata artigianalità. Il suo Terrano, nato su vigne piantate su pietra carsica, riflette in tutto e per tutto il territorio di provenienza fornendo al fortunato degustatore una esperienza unica. Naso ritmato da netti e tipici profumi di viola di bosco, ciliegia del Carso, poi spezie nere, erbe officinali e aromatiche essiccate. Territoriale anche la beva, con un tannino leggero perfettamente fuso in un agile corpo che rende la beva succosa ed irresistibile.


Lenardon – Refosco 2019: al confine tra Italia e Slovenia, a poca distanza dal mare e dal borgo marinaro di Muggia (TS), Bruno Lenardon, in località Pisciolon, coltiva da tantissimo tempo ulivi e viti inseriti in un microclima unico dove i venti freddi del Carso sono mitigati dal clima temperato e dalle brezze marine del Golfo di Trieste. Tra i quattro vini di tradizione muggesana che vengono prodotti spicca sicuramente questo Refosco, uvaggio tra varietà dal Peduncolo Rosso e varietà dal Raspo Verde, ricco di sensazioni di mirtillo, pepe nero in salamoia, viola appassita, sottobosco ed effluvi iodati. Sorso all’ingresso morbido e succoso, tannino arrotondato e fine persistenza con ritorni piccanti di pepe nero e richiami salmastri.


Budin – Terrano 2018: Gregor Budin è un altro dei giovani vignaioli talentuosi del Carso e a Sales, a due passi dal suo collega Skerlj, gestisce dal 2015 la sua piccola azienda vitivinicola di circa 2 ettari da 5000 bottiglie mentre il resto del vino finisce sfuso direttamente nella sua caratteristica osmiza. Questo Terrano riflette benissimo la filosofia produttiva di Budin incentrata sulla massima eleganza e pulizia di tutti i suoi vini. Al naso il vino si apre si sensazioni aromatiche di mirtillo, ribes, ginepro, carruba e tabacco da pipa. Bocca convincente, fresca, con tannini sottili e con una bella chiusura sapida a chiudere il finale.


Grgič – Rosso Carso 2018: Igor e Tanja Grgič, a Pedriciano, gestiscono un piccolo micromondo agricolo formato da un agriturismo, una fattoria didattica e una cantina tradizionale dove vengono vinificate le uve (vitovska, malvasia e refosco dal peduncolo verde) provenienti dal vigneto di quattro ettari sito in località Dolina. Igor dà vita a “Vini di Luce”, prodotti senza interventi chimici perchè sia in vigna che in cantina si ispira ai principi della biodinamica. Il suo Rosso Carso riflette lo spirito naturale di Igor, è un vino schietto, pulito, con una impronta fruttata e leggermente speziata che ripropone note di visciola, lamponi, pepe nero, terra rossa bagnata. Assaggio snello, piacevolmente rustico e finale decisamente minerale.



Le attività di pubblicazione fanno parte di un progetto della rete CARSO-KRAS per la valorizzazione dei vini autoctoni ad Indicazione Geografica Tipica Vitovska, Malvasia, Refosco e Terrano, finanziato dalla misura 3.2.1 del PSR 2014-2020 della Regione Friuli Venezia Giulia.

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