Un vitigno famoso ma non troppo. Poderi dal Nespoli e il suo Rubicone IGT Famoso 2019


di Lorenzo Colombo

Sarà anche “Famoso” di nome, ma per la verità non è che questo vitigno a bacca bianca sia in realtà molto conosciuto e quindi “famoso”. 

Vediamo quindi di conoscerlo meglio.

Nel passato, in Romagna, c’erano due vitigni che venivano chiamati “Famoso”, uno, coltivato principalmente nel Cesenate era abbastanza simile all’Albana, l’atro invece, più diffuso nel Riminese e nel pesarese (quindi anche nel nord delle Marche), era più simile al Trebbiano. Entrambe erano utilizzate principalmente come uve da tavola. Il luogo d’origine del vitigno parrebbe però essere la Toscana, e precisamente la Val di Pesa. La Rambella viene citata dal Marzotto nel 1825 ed in seguito compare in numerosi bollettini ampelografici dell’ottocento. Nella sua relazione sui vitigni romagnoli, il prof. Alessandro Pasqualini, direttore della Regia Stazione Agraria di Forlì, nel 1889 scriveva al proposito del Famoso “Il Famoso di Cesena ha grappolo grande serrato e alato, acini medi rotondi, ricoperti di velo cereo: tralcio a internodi assai lunghi: sembra potersi classificare nel gruppo delle Albane; è dissimile dal Famoso di Pesaro”.


Nell’Ampelografia dei vitigni romagnoli, Antonio Bazzocchi nel 1923 forniva una descrizione dettagliata del vitigno “Vitigno Cesenate di pregio discreto ma pochissimo coltivato. Matura nella seconda decade di settembre. Media delle misurazioni glucometriche: 15,64%. Tralcio robusto, color cannella chiaro, internodi molto lunghi, gemme medie color ruggine. Foglia quinquolobata a dentatura irregolare; pagina superiore verde scuro, inferiore lanugginosa: picciolo breve, sottile e roseo, nervature robuste. Grappolo grande, serrato ed alato: acini medi, rotondi, color verdastro, ricoperti da pruina cerosa: polpa a sapore dolce, vinaccioli in numero di due”.


Più recentemente, siamo infatti nel 1977, il Manzoni va più a ritroso nel tempo e scrive in merito alla Rambella “uva da tavola venduta anticamente fresca sulle piazze. Elencata nella Tabella del Dazio Comunale di Lugo del 1437”.
L’attuale Famoso, che ha come sinonimo principale “Rambella”, ma anche Uva rambella, Valpeisa, Valdoppiese, è stato inserito nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel Marzo del 2009 ed è ammesso nella produzione di cinque vini ad Igt dell’Emilia-Romagna. Lo stesso vitigno è attualmente in “osservazione” per quanto riguarda la regione Marche.


Gli ettari vitati, secondo l’ultimo censimento agricolo, che risale al 2010, risultavano essere solamente 6 (sei), anche secondo la più recente pubblicazione dell’Università di Adelaide “Which Winegrape Varieties are Grown Where”, revisione della prima edizione -risalente al 2013-, edita nel 2020 e che prende in considerazione la superficie vitata nel mondo, paese per paese, di oltre 1.700 vitigni, la superficie vitata della Rambella risulta essere di 6 ettari, ma pensiamo che abbiano preso i dati dal famoso censimento del 2010. 



Questi dati però non corrispondono assolutamente a quanto scrive l’enologa Marisa Fontana in occasione della pubblicazione di “Tre vitigni tra tradizione ed innovazione”, editato il 23 marzo 2019 in occasione della Mostra Mo.Me.Vi. (Mostra Meccanizzazione in Viticoltura), tenutasi a Faenza, parrebbe infatti che gli ettari vitati siano molti di più, oltre 70 nel 2018 (vedi grafico). Quest’ultimo dato viene confermato anche dall’articolo pubblicato il 26 luglio del 2020 su Settesere dove si parla di 80 ettari. 
Anche i dati forniti dalla Regione Emilia-Romagna, nella sua pubblicazione “IL FUTURO DELLA VITIVINICOLTURA DELL’EMILIA ROMAGNA TRA CAMBIAMENTI CLIMATICI E INNOVAZIONE” riferiscono di circa 67 ettari, nel 2018. Pare piuttosto strano che in così poco tempo la superficie vitata del Famoso si sia così ampliata, quindi, come ultimo dato forniamo la produzione di barbatelle nel corso degli anni, a partire dalla data di pubblicazione del vitigno nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite ad oggi (vedi tabella).

Ora non ci rimane che andare a degustare il vino, e precisamente il Rubicone IGT Famoso 2019 di Podere dal Nespoli.

Podere dal Nespoli

L’Azienda Poderi dal Nespoli dal 2010 fa parte del Gruppo Mondodelvino, grossa realtà con sede a Priocca, nel Roero, della quale avevamo scritto nel luglio dello scorso anno in occasione della presentazione di Wine Experience, un innovativo Museo didattico dedicato al vino (vedi).


La sua storia però parte da molto lontano, dal 1929, quando Attilio Ravaioli - che una decina d’anni prima aveva aperto l’Osteria Da Tilio- per far fronte alle richieste di vino della casa inizia i lavori di ampliamento della cantina. Antonio e Amleto, figli di Attilio, decidono di cedere la gestione della trattoria e di dedicarsi unicamente alla produzione di vino, per questo motivo acquistano il Podere Prugneto ed iniziano a produrre Sangiovese da uve di proprietà. Si aggiungono poi vigneti di Albana e Trebbiano e nasce la F.lli Ravaioli. 
Negli anni sessanta è Valerio, figlio di Amleto a dare nuovo impulso all’azienda, puntando sul Sangiovese e sul concetti di Cru, nasce il Prugneto, Sangiovese Superiore da singolo vigneto.

Celine

Negli anni ottanta l’azienda viene ampliata e rimodernata ed a guidarla, a Valerio si affianca Fabio, figlio di Antonio, viene inoltre cambiato il nome dell’azienda, che diventa Azienda Agricola Poderi dal Nespoli. Nel 2004 per la prima volta è Celine, figlia di Valerio a fare il vino e a quanto pare molto bene, ne è la prova l’ottenimento nel 2006 del prestigioso riconoscimento dei Tre Bicchieri da parte della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso a “Il Nespoli Sangiovese Riserva”. Siamo infine ai giorni nostri, quando a fine 2009 Poderi dal Nespoli entra a far parte del gruppo MGM, fondato da Alfeo Martini nel 1991, la parte produttiva rimane comunque nelle mai di Celine, quarta generazione della famiglia Ravaioli.

Il vino

I vigneti si trovano nella Valle del Bidente, nel forlivese, i suoli sono limosi ed il sistema d’allevamento è a Guyot, la vinificazione (in bianco) viene effettuata in vasche d’acciaio dove il vino poi s’affina.


Color verdolino scarico. Intenso e fruttato al naso, fresco e pulito, frutta a polpa bianca fresca, mela, pesca bianca, pera, note d’agrumi, pompelmo, leggeri accenni aromatici. Fresco alla bocca, con spiccatissima vena acida, quasi tagliente, sapido, agrumato, lime e pompelmo verde, leggero di corpo, vi ritroviamo la frutta bianca, mela in primis, buona la sua persistenza.

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