Benvenuto Brunello OFF 2021: il mio report sull'annata 2016 e i vini da acquistare!

Al ritorno da Benvenuto Brunello “OFF” 2021 sono tante le sensazioni e le emozioni che devo cercare di analizzare col giusto distacco e, credetemi, non è per nulla facile sia perché questa edizione sarà ricordata per essere la prima, e speriamo anche ultima, ad essersi svolta in piena emergenza pandemica, sia perché i Brunello in degustazione, annata e selezione 2016, e Riserva 2015, appartengono a due annate osannate soprattutto dalla critica internazionale anche perché eccezionalmente consecutive.


Prima di parlare specificatamente delle annate e dei migliori vini degustati, vorrei anzitutto fare un plauso all’organizzazione di questa manifestazione che si è svolta nel Chiostro del Museo di Montalcino con sessioni aperte sia agli addetti ai lavori sia ai wine lovers per un massimo di 25 ingressi.

Come enoblogger e critico di settore sono stato invitato a partecipare alla sessione del 20 marzo dove i partecipanti, una volta espletati i controlli anti-Covid, sono stati accompagnati a postazioni già assegnate e ben distanziate l’una dall’altra per avere al tempo stesso comfort e massima sicurezza. Altra particolarità di questa edizione “pandemica” è stata la presenza in sala di tanti sommelier AIS dotati di mascherina e visiera facciale che, con grande impegno e professionalità, hanno esaudito ogni mia richiesta di degustazione con estrema precisione e velocità. Un plauso a loro perché lavorare così non è semplice e ci vuole tanta, tanta passione!


Fatti i giusti complimenti al Consorzio del Vino Brunello di Montalcino per la gestione complessiva della manifestazione, e prima di entrare nel merito dei sangiovese degustati, vorrei fare una premessa che ritengo importante: non ho assolutamente provato i Brunello di Montalcino di tutte le aziende presenti, impossibile farlo in un solo giorno, figuriamoci in cinque ore (la mia sessione era dalle 10 alle 15) dove solo i Brunello “annata” 2016, escluse le selezioni e le Riserve 2015, erano oltre 140 campioni. Contento per coloro che sbandierano ai quattro venti di esserci riusciti alla grande ma, per rimanere lucido nelle valutazioni, ho dovuto fare delle scelte preliminari concentrandomi solo ed esclusivamente sui Brunello 2016 annata e selezione\vigna.

2016: una annata a cinque stelle a Montalcino


Se volete capire perché questo millesimo ha preso il massimo dei voti, su Youtube è presente un video di qualche minuto dove tre grandi enologi, Paolo Vagaggini, Carlo Ferrini e Maurizio Castelli, spiegano le caratteristiche di questa vendemmia che in questo caso, per rapidità, cerco di riassumere con le parole di Cecilia Leoneschi, enologa di Castiglion del Bosco:” La vendemmia 2016 è stata caratterizzata da un inverno e una primavera piuttosto miti con temperature minime più elevate della media. Questo ha portato ad un leggero anticipo nel germogliamento e una bella espressione vegetativa delle viti. L’estate è stata fresca e mite rallentando le maturazioni che si sono protratte lente e molto equilibrate. Tannini maturi, ricchezza in colore e buone acidità hanno quindi caratterizzato il Sangiovese di questa eccellente annata. La vendemmia è iniziata con un leggero anticipo ed è terminata però intorno alla metà di ottobre come spesso accade nelle grandi annate. Si registra un ottimo equilibrio nelle maturazioni del Sangiovese, questo dovrebbe portare a vini ricchi ma anche molto eleganti.”

Quelli più bravi di me parlano perciò della 2016 come di una annata finalmente “classica” ovvero caratterizzata dalla mancanza di quegli eccessi climatici (troppo caldo, troppo freddo, troppe piogge) che spesso e volentieri in questi ultimi anni, causa cambiamenti climatici in corso, hanno segnato i profili organolettici del vino nel bicchiere.

Fabrizio Bindocci - Presidente Consorzio Brunello di Montalcino

Se siete arrivati fino a qua nella lettura sarete sicuramente curiosi, almeno lo spero, di sapere finalmente quali sono i vini che mi hanno emozionato di più durante le cinque ore di degustazione del Brunello di Montalcino “OFF” 2021.

Ecco a voi la classica dei migliori 10 vini degustati….più cinque!

Agostina Pieri – Brunello di Montalcino 2016: era la prima azienda in degustazione (numero 1) e come tale poteva soffrire il fatto di poter essere “schiacciata” dai tanti assaggi successivi. Ed invece il Brunello di Agostina Pieri, con vigne a sud situate sotto Castelnuovo dell’Abate, mi e rimasto in testa anche dopo oltre 50 vini. Il suo sangiovese in purezza è l’emblema che la 2016, anche nelle zone meno fresche di Montalcino, ha dato vita a Brunello espressivi, succosi e ben dosati in tutte le componenti strutturali che in questo caso sono cesellate da mano di vignaioli sapienti.

Canalicchio di Sopra - Brunello di Montalcino 2016: da sangiovese proveniente dai due cru aziendali (Canalicchio 40% e Montosli 60%) nasce questo Brunello che durante l’anteprima mi ha sorpreso per il suo impatto aromatico di spezie orientali che per un attimo mi hanno riportato all’interno di un suk di Marrakesh. Poi, col tempo, arrivano sensazioni rarefatte di ciliegia e rosa. In bocca ho riscontrato una intrigante sapidità che ben si amalgama ad un tannino levigato.

Castello Tricerchi – Brunello di Montalcino 2016: gli Squarcia, che da qualche anno hanno ripreso in mano le redini dell’azienda di famiglia, si stanno impegnando tremendamente per cercare di ridare la giusta dimensione qualitativa ai loro vini. Seguo da sempre il loro percorso lavorativo e penso che questa 2016, finalmene, sia pura sublimazione del loro sangiovese da Brunello che è pura commistione tra leggerezza floreale ed eleganza agrumata che in questa annata hanno avuto una impuntatura più profonda e varietale. Sorso pieno, equilibratissimo, di piacevolezza infinita. Vino squisito.

Castello Romitorio – Brunello di Montalcino “Filo di Seta” 2016: per onestà intellettuale devo ammettere che i vini di questa azienda non sono quasi mai stati nelle mie corde, li ho trovati sempre leggermente “eccessivi” per i miei gusti. Pertanto, trovarmi il loro Brunello di Montalcino segnato sul Moleskine come uno dei migliori per me è stata una piacevolissima sorpresa e non poteva essere altrimenti visto che, in particolare, la loro Selezione esplode bel bicchiere con un caleidoscopio di profumi che vanno dalla marasca alla violetta fino ad arrivare agli agrumi freschi e alla macchia mediterranea. Capace all’assaggio di accelerazioni spaventose, delizia soprattutto il finale di bocca con ritorni agrumati e di radici. 

Fattoi – Brunello di Montalcino 2016: non capisco come questa piccola azienda famigliare, che da anni sta producendo Brunello di Montalcino di stile e territorialità impeccabili, sia ancora sottovalutata e fuori da certi radar. Vabbè, ci provo io ancora una volta a consigliarvi il loro Brunello di Montalcino che nel 2016 potrebbe essere preso come campione didattico da mandare a tutte le scuole di vino per far comprendere a a tutti gli appassionati quale sono le caratteristiche non solo del sangiovese toscano ma, soprattutto, del sangiovese di Montalcino prodotto in annate baciate da Bacco come questa. Vibrante, di impatto, giustamente tannico, profondo e con un pizzico di austerità, il Brunello di Montalcino di Fattoi scala tutte le posizioni per espressività.

Il Poggione – Brunello di Montalcino 2016: se nella letteratura mi chiedessero di nominare un grande classico probabilmente citerei la Coscienza di Zeno di Italo Svevo. Stessa cosa per il cinema dove, probabilmente, proporrei Colazione da Tiffany, con la grande Audrey Hepburn, icona di stile ed eleganza senza tempo. Tornando al vino, a Montalcino per me una delle poche aziende che incarna classicità, finezza e sobrietà è Il Poggione che da sempre produce sangiovese viscerale e profondo. Ennesima prova questa 2016 che sa di viola, muschio e di una letterale macedonia di piccoli frutti rossi. Una delizia così come lo è la bocca, elegante, setoso, coinvolgente e dalla grande persistenza floreale e fruttata.

Pietroso – Brunello di Montalcino 2016: non so è se il vino più buono degustato all’Anteprima ma sicuramente è uno di quelli che tutti noi critici abbiamo premiato. Naso classico e didattico su sensazioni di ribes, ciliegia, rosa, radici, sfumature di ruggine e un tocco di erbe balsamiche. Profilo gustativo sicuro, autorevole, ricco eppure coordinato e vibrante. Procede in perfetto equilibrio fino ad un epilogo che lascia senza fiato per purezza fruttata, carisma e incredibile persistenza. Uno tsunami emozionale.

Le Ragnaie – Brunello di Montalcino 2016: se c’è a Montalcino un sangiovese etereo, sospeso tra terra e cielo, questo è quello di Riccardo Campinoti che in attesa di far uscire le sue Selezioni, sorprende ancora una volta con un vino “base” i cui profumi esibiscono un flusso flebile di ribes, buccia di pesca, arancia rossa, fioritura estiva, mirra e terra rossa. Al momento dell’assaggio si è appagati per la pienezza e la misurata struttura. Emerge una acidità dal ricordo di agrume che sostiene una struttura di suprema eleganza e tensione sapida. Finale adamantino, da emozioni violente.

San Lorenzo – Brunello di Montalcino 2016: Luciano Ciolfi, come suo nonno Bramante, è un artigiano del vino a Montalcino per cui conosce ogni centimetro delle sue vigne. In una annata come questa Luciano, col pragmatismo agricolo che possiamo riconoscere solo a chi vive le sue vigne 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, ha giocato facile portando in cantina sangiovese di qualità eccelsa così come lo è il suo Brunello 2016 dal bouquet di splendida articolazione aromatica dove ritrovo il pot-pourri di rose e viole che introduce uno sfilare di note di marasca, corteccia, felce, erbe aromatiche, il tutto impreziosito da chiaro-scuri minerali. Sorso disteso ed elegante, compiutamente armonico, in cui l’apparire del tannino, appena aristocratico, prelude ad un finale di nobile trama fruttata, leggermente salina. Non so se è il miglior Brunello “base” prodotto da Ciolfi ma poco ci manca. Chapeau!

Celestino Pecci – Brunello di Montalcino 2016: l’azienda guidata da Tiziana Pecci, sotto lo sguardo di suo papà Celestino, si trova a pochi passi dall’Abbazia di Sant’Antimo. Il loro Brunello di Montalcino lo potrei inserire senza dubbio nella categoria “gioielli nascosti” perché, diciamocelo chiaramente, Pecci è una piccola realtà che ancora in pochi conoscono. Grazie al suggerimento di Carlo Macchi, sangiovesista fino al midollo, ho finalmente apprezzato il loro vino che sa di erbe officinali, terra battuta, violetta, mirtillo con lieve sensazione salmastra sul fondo. Bocca di classe e di magnifica austerità; pieno equilibrio e finale lunghissimo. Un fuoriclasse per adesione territoriale


Altre segnalazioni sparse di grandi Brunello di Montalcino 2016

Tiezzi – Brunello di Montalcino “Vigna Soccorso” 2016: l’assaggio di questo sangiovese in purezza rivela ancora una volta che Vigna Soccorso è, per dirlo alla borgognona, uno dei Grand Cru di Montalcino. Quest’anno sembra leggermente più domato del solito ma non meno profondo.

Poggio di Sotto - Brunello di Montalcino 2016: come sempre il vino prodotto da Claudio Tipa incanta per luminosità e assenza di peso specifico.

Salvioni La Cerbaiola - Brunello di Montalcino 2016: molto classico ma tutt’altro che austero: viola, ciliegia ed eucalipto si intrecciano assieme ad un tocco minerale per un vino dall’assaggio toccante che si scioglie in straordinaria persistenza.

Mastrojanni – Brunello di Montalcino “Vigna Loreto” 2016: leggermente più contratto del solito, rimane un grande sangiovese ricco di sfumature speziate e fruttate. Bocca di impatto, piena, dotata di veemente spinta sapida.

Le Chiuse – Brunello di Montalcino 2016: puro di ciliegia e viola, struggente il sorso con un tannino levigatissimo e una chiusura salina e floreale.


Conclusioni

La 2016 è stata davvero, come ho letto, l’annata del secolo per il vino di Montalcino?

Prima di rispondere partiamo da un presupposto importante: questo millesimo, grazie al suo equilibrio climatico generale, è stato davvero importante per il vino italiano. Ho degustato dei 2016, a partire dal Trentino fino ad arrivare alla Sicilia, davvero emozionanti per cui a Montalcino, dove si respira vino 365 giorni l’anno, bisognava impegnarsi tanto per dar vita a prodotti meno che buoni.

Gli assaggi effettuati durante Brunello Off hanno confermato, almeno dal mio punto di vista, che la qualità media dei vini, in passato magari altalenante a seconda delle diverse zone di produzione, è stata davvero alta tanto che, anche confrontandomi con i giudizi dei colleghi, le valutazioni più basse partivano da almeno 85 punti con una media di oltre 90.

I vini, almeno quelli da me degustati, sono assolutamente espressivi, profondi, capaci, soprattutto le selezioni di vigna, di leggere in maniera minuziosa le sfumature del terroir di riferimento (nord\sud Montalcino, etc..) e ricchi di profumi tipici del grande sangiovese.

Quello che salta all’occhio o, meglio, al palato, è che i Brunello di Montalcino 2016 sono gustativamente lo specchio di questa annata ovvero di grande equilibrio. Già, scordatevi vini dalle durezze sferzanti come, spesso, accadeva negli scorsi anni. Scordatevi, mediamente, i classici Brunello di Montalcino da tenere in cantina per almeno 10 anni prima di poterli degustare al meglio.

No, i Brunello 2016 sono qui per farsi bere e per essere goduti ora. Regalano emozioni immediate per cui non mi sorprendono gli altissimi voti della stampa anglosassone perché, in questo millesimo, il Brunello di Montalcino è diventato un vino di respiro internazionale rimanendo però, fortunatamente, ben ancorato al DNA del suo unico pilastro chiamato sangiovese.

La domanda che mi faccio e che vi faccio è la seguente: se il Brunello di Montalcino, oggi, è un vino godibile fin da subito, ready to drink come direbbero gli americani, la 2016 è davvero una delle più grandi annate mai viste nel territorio?

La risposta è abbastanza semplice: se la qualità totale di una annata si valuta anche in base alla sua longevità, io non scommetterei molto sulla enorme gittata temporale di questo millesimo visto che gran parte di questi sangiovese avevano come unica pecca la mancanza di una vigorosa spina dorsale acida, leggasi freschezza, tale da preservarli per molto tempo. In tal caso la 2001 o la 2006 probabilmente sono le ultime annate da invecchiamento del Brunello di Montalcino (vero Macchi?). Se invece non vogliamo lasciare a nostro nipote l’onore di bere un grande sangiovese di Montalcino, allora la 2016 probabilmente è l’annata ideale che ci darà sicuramente emozioni da adesso e per almeno i prossimi 10 anni.

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