A Roma si celebra il grande Champagne!


All’interno dello complesso monumentale di Santo Spirito in Saxia, immersi tra le opere del Palladio e di Carlo Maratta (sec. XVII), si è tenuta la Giornata dello Champagne, frizzante kermesse che ha permesso ad un pubblico selezionato di apprezzare oltre 150 cuvée, tra brut sans année, millesimati e rosé selezionati tra i migliori produttori di bollicine francesi.


Nonostante la vasta schiera di appassionati ciondolanti per l’alcol, tacchi a spillo, profumi vanigliosi e presenzialisti dell’ultima ora, ho potuto fare un (rapido) giro per farmi un’idea della qualità media dei prodotti e scoprire qualche chicca da riportare su Percorsi di Vino.
Ebbene, la chicca che vi propongo porta il nome di Françoise Bedel con la sua Cuvée Robert Winer 1996, davvero uno splendido champagne che, in termini edonistici, non ha avuto rivali.
Françoise Bedel è un piccolo propriétaire – récoltant che coltiva i suoi 8 ettari di vigneto (meunier 78 %, chardonnay 13 %, pinot nero 9 %) a Crouttes-sur-Marne, grazioso villaggio incastonato all’interno della Vallée de la Marne.
Nulla è convenzionale da Bedel. A partire dal 1998, infatti, l’azienda inizia la conversione verso i metodi biodinamici che oggi, passo dopo passo, prevedono la preparazione dei composti in loco (preparazione 500, preparazione 501 e preparazione “MT”) ed il rispetto del calendario di Maria Thun. Senza vita nel terreno non ci può essere Terroir ci viene detto.

 
La non convenzionalità si respira anche durante la vendemmia ed in cantina. La raccolta è esclusivamente manuale e le tre uve, pressate separatamente, sono poi gestite in maniera autonoma in base alle diverse parcelle di provenienza.
Successivamente, parte del mosto viene fatto fermentare, con soli lieviti indigeni, in botti di rovere mentre il resto va in vasche smaltate di piccola capacità. Non si effettuano raffreddamenti, collaggi o filtraggi.
Le cuvée si creano sfruttando le diverse caratteristiche del suo vino. Così come un pittore usa le sfumature dei colori per realizzare i suoi quadri, Bedel assembla le varie basi usando le varie qualità organolettiche dei vini derivanti dal Terroir. Più degustazioni vengono fatte da Ottobre a Maggio (seguendo il calendario lunare e planetario di Maria Thun) per cercare il matrimonio perfetto tra meunier, chardonnay e pinot nero.


Il risultato finale? E’ unico ed inimitabile come la Cuvée Robert Winer 1996 e, credetemi, il fatto che si tratti di un ’96 non vuol dire nulla perché nella stessa giornata, Henriot a parte, altri vini dello stesso millesimo non mi hanno fatto gridare al miracolo. Anzi.
Lo champagne (88% meunier, 6% chardonnay, 6% pinot nero) ha un perlage finissimo e un colore dorato con riflessi ambra che tradisce, almeno visivamente, la sua maturità. Al naso è estremamente espressivo, colgo intriganti aromi di mela golden, pan di zenzero, scorza di arancia candita, frutta secca, un soffio di tostatura e tanta mineralità a fare da cornice.
In bocca è ampio e di buona potenza, la sua maturità ci conferisce aromi complessi e di lunghissima persistenza. 


La vera differenza tra il Robert Winer e le altre bollicine degustate sta nell’emozione che il primo mi ha lasciato, bevendolo ho percepito la differenza, netta, tra purgatorio e paradiso enologico.

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