Vodka Eyeball, mai visto nulla di così idiota!


Guardate questo video 


L'ultima moda alcolica si chiama Vodka Eyeball e consiste nel versarsi vodka, o in generale distillati, negli occhi.
Praticamente sta stronzata, lanciata all'interno dei circoli studenteschi americani ed inglese, consiste nel far aderire l'imboccatura della bottiglia all'occhio versandosi alcol direttamente nel bulbo oculare.
L'effetto è immediato perchè l'alcol passa facilmente attraverso le mucose ed entra nel flusso sanguigno direttamente nelle vene sulla parte posteriore dell'occhio. 

Ovviamente, moltissime sono le controindicazioni: si può partire da un "banale" bruciore ed arrossamento degli occhi fino ad arrivare a lacerazioni che, nei casi più gravi, possono rendere necessario il trapianto di cornea.


Le prime informazioni sul vodka eyeballing in America sono giunte grazie alla CBS con questo articolo. Purtroppo la moda è arrivata anche in Italia, soprattutto a Roma dove i farmacisti di Campo de' Fiori denunciano un grande incremento della vendita di colliri nei fine settimana.
La cosa più sconcertante? I circa 800 video che sono caricati su Youtube. Quando si parla di cattivi maestri...


A Pasqua con i marziani del vino?


Cosa hanno in comune queste due foto?



Apparentemente tutto visto che la prima foto sembra la capsula spaziale con la quale è giunto sulla Terra il nostro simpatico marziano.

Oppure, visto che stiamo a Pasqua, è un simpatico uovo gigante al cioccolato bianco?



Nulla di tutto questo, il misterioso uovo gigante non è altro che una delle botti  di cemento ovali utilizzate da Tenuta La Ghiaia per affinare il loro vino.



Evidentemente la botte Ovum ha fatto proseliti.

Visto che siamo in tema... Buona Pasqua a tutti!


La birra è come il Viagra? Chiedetelo al principe William!


Tanto tempo fa leggevo su Mondo Birra un articolo legato agli effetti afrodisiaci legati al consumo della bevanda.
In pratica un medico di Praga, il Dottor Pavel Zemek, sostiene che bere birra ogni giorno migliora le capacità sessuali del maschio.  

"Una vita sessuale sana ed attiva è anche importante per invecchiare bene", ha dichiarato il gerontologo praghese, "bevendo due birre al giorno gli uomini eviterebbero la maggior parte dei problemi di impotenza". 
Il dottor Zemek ha compiuto approfondite ricerche che dimostrerebbero come la birra abbia un potente effetto sulle arterie e ne rallenti la sclerosi, una delle principali cause dell'impotenza.
In un'intervista concessa al quotidiano Narodna Obroda, Zemek ha però avvertito che l'effetto positivo non è proporzionale alla quantità di birra consumata. Anzi, l'uso smodato porterebbe a risultati opposti a quelli desiderati. La ricetta del dottore è quella di due birre al giorno, ma non specifica se prima, dopo o durante i pasti.


Alla tesi del gerontolo ceco sembra credere moltissimo la Brew Dog, giovane microbirreria scozzese che ha predisposto un regalo molto particolare per il principe William e la sua futura sposa Kate Middleton: la Royal Virility Performance .

Fonte: Tgcom
La birra in questione è una India Pale Ale da 7,5 gradi che oltre al Viagra (promettono i produttori), contiene cioccolata ed epimedio (una pianta dalle note proprietà afrodisiache) e, sempre alle parole dei produttori “una buona dose di sarcasmo".
Sull’etichetta della birra si legge “In grado di potenziare il Principe Willy: una birra per dare una scossa alle parti basse dei novelli sposi reali, in grado di evoca dall’oltretomba gli spiriti delle passate principesse e curare ogni esitazione nei re balbuzienti. Mettiamo un sorriso sui loro volti reali.” 
E una piccola avvertenza : “Si richiede di prestare la massima attenzione e di riuscire a tenersi in piedi nel momento in cui si ascolta l’inno nazionale.” 

Fonte: Tgcom
L’iniziativa, chiaramente pubblicitaria, ha comunque una finalità nobile: il 20% dei proventi dalla vendita della Royal virility performance andranno devoluti all’associazione di carità Centrepoint, lo stesso ente supportato dal principe William. La birra, inoltre, sarà in vendita sul sito web della birreria a 10 sterline.

Il futuro sposo accetterà il regalo?


Fonti: 121doc.it, Tgcom, Mondo Birra

Il Rosso di Montalcino di Podere San Lorenzo. E voi lo volete cambiare?


Luciano Ciolfi di Podere San Lorenzo è un giovane produttore che sto seguendo da anni per cui sono particolarmente contento che quest’anno, col suo Brunello 2006, finalmente stia raccogliendo i meritati riconoscimenti mediatici. 
In gergo baudesco posso con orgoglio dire che Podere San Lorenzo l’ho inventato io!! 


Scherzi a parte, con Luciano, ospite graditissimo anche durante il Percorsi di Vino Wine Fest, abbiamo ultimamente affrontato il tema del cambio di disciplinare del Rosso di Montalcino e lui, da sangiovesista convinto, mi ha detto:”Te lo porto io il mio Rosso, facciamo una verticale e vediamo se davvero questo è “vinello” mediocre che non si vende”.

Detto, fatto. Davanti a noi abbiamo tutta la batteria del suo Rosso di Montalcino, dall’annata 2003 fino alla 2008. Il risultato ve lo offre la mia prima fotorecensione.

Rosso di Montalcino 2003


Rosso Montalcino 2004


Rosso Montalcino 2005

 
Rosso Montalcino 2006


Rosso Montalcino 2007


Rosso Montalcino 2008

 
  Ah, a chi indovina le descrizioni un regalo a sorpresa!

Colfóndo e il tasting panel di Bele Casel


Il recente Vinitaly mi ha permesso anche di ritrovare il prosecco di Bele Casel che, per quest’anno, aveva riservato una sorpresa a blogger ed appassionati: il tasting panel Colfóndo!

Fonte: madeinbrescia.org
In cosa consiste? In pratica Luca Ferraro mi ha fornito di una bella confezione contenente quattro bottiglie, due col tappo a fungo classico, una col tappo a corona rosso e una col tappo a corona color acciaio. In sostanza si tratta di degustare e valutare due diversi imbottigliamenti con due (anzi tre) diversi sistemi di tappatura.

Il prosecco Colfóndo con la “vecchia” etichetta con la rocca di Asolo è stato proposto con due versioni di tappatura: tappo a fungo e tappo a corona (rosso).
La bottiglia avente la prima tipologia di tappo, che Luca mi spiega essere sempre andato bene, presenta nel bicchiere un prosecco inizialmente caratterizzato da note sulfuree a cui, col tempo e l’ossigenazione, seguono cenni di crosta di pane, banana e pera. In bocca è un mix di frutta a polpa bianca e sensazioni minerali, è di discreta ampiezza anche se, nel finale, percepisco un leggera nota ammandorlata che non un po’ mi disturba.

Vecchia etichetta
Il prosecco col tappo a corona rossa, spiega Luca, dopo circa quattro mesi dall’imbottigliamento era caduto in riduzione spinta dove la sensazione di aglio la faceva da padrone fino a qualche mese fa quando, fortunatamente, i lieviti hanno deciso di riassorbire tutti gli odori sgradevoli del vino. Aprendo questa bottiglia ho potuto constatare che ciò era vero parzialmente perché il Colfóndo mi è risultato sempre un po’ chiuso, meno espressivo e con l’aglio ancora a fare leggermente da eco. Col tempo le cose un po’ sono migliorate ma il prosecco è rimasto sempre statico e, cosa strana, mi è sembrato che, rispetto al precedente, abbia perso quasi subito la sua frizzantezza. Poco convincente di certo.


Il Colfóndo con la nuova etichetta è stato proposto sia col tappo a fungo sia col tappo a corona che, in questo caso, era dotato di una guarnizione traspirante che lascia passere piccole quantità di ossigeno all’interno della bottiglia.
Tra le due tappature del “nuovo” Colfóndo non ho trovato grandissime differenze mentre uno stacco evidente l’ho notato tra le due etichette.
Il nuovo imbottigliamento mi è sembrato più maturo e conscio del fatto che bisognava cominciare a trovare una quadratura del cerchio soprattutto alla gustativa.
Al naso il nuovo prosecco mi sembra giochi più su evidenze di frutta a polpa bianca, pera williams soprattutto. Poi esce la nota di mela, pompelmo, lievito e solo in fondo risento il tratto minerale del prosecco. Al gusto mi sembra abbia più equilibrio del suo predecessore, con evidenti note di pera e banana al palato e una chiusura più lineare dove non ritrovo, fortunatamente, l’amaro finale del prosecco vecchia etichetta.

Nuova etichetta


Il vino è questione di etichetta?


Sul Corriere della Sera qualche giorno fa è uscito un articolo a firma di Eva Perasso che riprendeva i risultati finali di un test scozzesse sul presunto condizionamento dei degustatori davanti ad etichette di (presunto) pregio. 


L'articolo, che riprendo integralmente, spiega che il test si è svolto nei giorni scorsi a Edimburgo, nel corso del Festival internazionale della scienza che si chiuderà il prossimo 22 aprile. 
I ricercatori in psicologia dell'università dell'Hertfordshire hanno messo davanti a due bicchieri circa 600 volontari. Nel primo un rosso o un bianco o bollicine da supermercato, nel secondo lo stesso vino, questa volta di etichetta datata e prelibata. 
I prezzi andavano da circa 5 euro per le bottiglie economiche a un range compreso tra i 12 e i 40 euro per quelle più preziose. I vini provati variavano da un Pinot grigio a un Sauvignon, da un Merlot a uno Shiraz e l'esperimento è stato condotto anche su due champagne, il primo da circa 20 euro e il secondo di una marca con prezzi di mercato da quasi 40.

LE REAZIONI – Risultato del test: con la probabilità di indovinare del 50 per cento, ovvero rispondendo questa è la bottiglia vintage, questo è il vino da pochi euro, la metà degli interpellati ha clamorosamente sbagliato. Il che significa che i bevitori, senza sapere cosa stavano gustando, non avevano mezzi e cultura o papille abbastanza educate da capire il livello del nettare d'uva servito nei loro bicchieri. A dimostrare che la percezione di quel che essi bevono è data soprattutto dal condizionamento psicologico nel vedere l'etichetta, leggere il nome del vino, conoscerne il prezzo. 

Come conferma anche lo psicologo professor Richard Wiseman, che ha guidato la ricerca: «I risultati sono eclatanti. Le persone non sono state in grado di riconoscere un vino caro da uno economico e in questi tempi di ristrettezze economiche il messaggio è chiaro: i vini meno facoltosi che abbiamo provato, avevano per loro lo stesso sapore di quelli preziosi». 
Quel che i ricercatori non hanno detto è che se dalla Scozia, terra più nota per ottimi whisky e birre, il test fosse riproposto in Italia o in Francia, magari i risultati cambierebbero.


La romanella sarà lo spumante della Doc Roma. Incubo.


Al Vinitaly avevo sentito qualcosa ma pensavo fosse la solita fuffa politica. Poi, leggendo qualche sito e qualche blog, ho capito che forse l'incubo era diventato realtà.
Erder Mazzocchi, commissario straordinario dell'Arsial, vuole (ri)lanciare nientepopodimeno che la romanella!!!!!!!!!!!

Per chi non è di Roma segnalo che la romanella non è altro che un vino frizzantino non meglio identificato che solitamente viene consumato nelle fraschette dei Castelli Romani tanto per mandar giù porchetta e coppiette.
Come sia fatto questo vino nessuno lo sa, dovrebbe esser un vino rifermentato in bottiglia ma, vista la qualità e, soprattutto chi lo vende, nulla mi vieta di pensare che sia fatto anche con bustine varie....

Foto tratta da Bevilo.com
La cosa che mi fornisce i brividi maggiore è l'intervista fatta a Mazzocchi che spiega come sia "particolarmente rilevante il consenso ottenuto sulla nuova tipologia spumante della Roma Doc, la Romanella, che recupera la grande tradizione dell’enologia castellana caduta in disgrazia in questi ultimi anni, e che noi, insieme ai produttori, abbiamo voluto recuperare dall’anonimato, restituendogli una dignità in termini legislativi, per riportare questo nobile spumante ai fasti di una volta
Uno spumante che saprà coniugare territorialità con i vitigni autoctoni, eccellenza qualitativa con basse rese per ettaro, ma anche un ottimo rapporto qualità/prezzo, proponendosi come variante spumante per una larga base di produzione enologica provinciale”.


Mazzocchi, parla con me. La romanella non è uno spumante e, soprattutto, quando mai è stato importante?
Ma ca@@o, questo sarebbe marketing territoriale innovativo? 

E' un suicidio collettivo!

Il Riesling in 700 battute? Missione impossibile anche per Bibenda7


Quando me l’hanno detto non ci volevo credere per cui, curioso come una scimmia, sono andato a vedere se Bibenda 7 n° 3 del primo aprile contenesse davvero quell’articolo.


La faccia di Valeria Rossi è simile a quella della Clerici che, in versione sommelier, cerca di spiegare in 700 battute cos’è il Riesling. Un pò come spiegare in mezza paginetta l’origine dell’universo....

Scorro l’articolo e noto come questo vitigno venga localizzato in Italia SOLO in Trentino Alto Adige ed in Friuli tralasciando le varie espressioni piemontesi, sicuramente le migliori in Italia e, per completezza, quelle lombarde (oltrepò pavese) e toscane.
Se poi mi scrivi che il Riesling di San Michele Appiano è un il punto di riferimento del nostro Paese allora comincio a tremare…

Fonte: Grappolorosso.blogspot.com
Vado avanti nella lettura e leggo, nella parte storica, che “l’origine più probabile del Riesling Renano è quella della vallata del Reno, in particolare la Mosella”.
Deglutisco e ripenso alla mia severa insegnante di geografia che avrebbe “infartato” ad una espressione del genere perché, cara Valeria, c’è la valle del Reno e quella della Mosella, due fiumi diversi tra loro….

La Mosella
Tiro avanti e leggo che…bla bla bla…è in Austria che il Riesling renano occupa un posto di massimo livello tra i vitigni in campo internazionale…bla bla bla..i suoi sentori da giovane sono questi mentre quelli da “vecchio” sono quest’altri.

FINE

Fine???? E la Mosella? Mi dici che il Riesling è originario della zona e non scrivi due, dico due righe sulla grandezza di questi vini in Germania? Metti l’Austria e non il paese di elezione di questo vitigno?

Capisco le 700 battute, l’essere sintetici con un argomento da tesi di laurea ma….in Redazione non c’è nessuno che controlla?


P.S.: la Rossi si è cimentata questa settimana col Pinot Nero. Altra missione impossibile, per le 700 battute, ma il risultato è gradevole. Brava.

Qualche produttore di Cesanese del Piglio sarà contento......


Giacomo Dente de Il Messaggero ha pubblicato un articolo col quale esalta, tra i vari vini del Lazio presenti al Vinitaly, anche il Cesanese del Piglio che viene definito come "un vino di grandissima personalità come il Cesanese del Piglio, che secondo molti degustatori possiede caratteristiche di profumi e di eleganza che tirano verso la Bourgogne".

Le cose sono due: qualcuno non ha mai degustato un pinot nero francese oppure, sempre quel qualcuno, vuole avere molti santi in paradiso.

Davvero, e mi rivolgo a voi produttori, siete d'accordo con quello che è scritto sul giornale? Su, per cortesia, siate onesti con voi stessi.

Andrea Scanzi, in un recente articolo, ha paragonato il Cesanese del Piglio ad un Rodano. Decisamente una lettura migliore.

Ma tanto io sono il cattivo che parla male del Cesanese. Sarà che sono onesto e non adulatore?


Ah, l'articolo contiene anche questo passo: "Non per caso l’ultima edizione di Slow Food di Carlin Petrini ha elevato il Lazio a territorio di assoluto spessore enologico...". 

Se il Cesanese è enttrato in guida è anche merito mio. Sappiattelo.


Il mio Vinitaly 2011 in dieci punti


Punto primo: Dio salvi l’anima della persona che ha deciso che il prossimo anno il Vinitaly si terrà dalla domenica al mercoledì. Forse, ma non ci metto la mano sul fuoco, eviteremo le solite scene di persone che pensano che la Fiera sia una sorta di festa open bar dove tutto è lecito, soprattutto vomitare sulla scarpe altrui per il troppo alcol ingerito.


Punto secondo: non fatevi mai un programma o, meglio, fatelo molto flessibile perché quello che io ho postato qualche giorno fa l’ho rispettato pochissimo. Eventi soprannaturali ed eccessi di ospitalità mi hanno fatto perdere tempo, troppo tempo. Mi scuso fin da ora con quelli ai quali avevo promesso una visita ma non sono riuscito. Magari non gliene frega nulla ma tanto dovevo.

Punto terzo: Armin Kobler fa dei vini intriganti e taglienti come la lama della spada di Uma Thurman in Kill Bill. L’Ogeaner 2009, chardonnay da vecchie viti di 50 anni di media, è teso, nervoso e fresco quanta basta da voler chiedere ad Armin di riuscire a farsi dare una sorta di monopolio sul vitigno. Ottimo anche il suo Feld, gewürztraminer agli antipodi da alcuni mangia e bevi che trovo troppo spesso in giro..

Armin Kobler
Punto quarto: il Fiano di Avellino 2009 di Ciro Picariello è un altro grande bianco italiano. Un vino, come dice Pignataro, già pronto che si caratterizza per un elegante equilibrio giocato tra la “morbidezze” fornite dalla complessità fruttata e floreale e la durezze del peculiare carattere fumè. Un Fiano di grande personalità che in bocca è largo, sapido e persistente. Un vero portento della Natura. 


Punto quinto: il Greco Musc' 2007 di Contrade di Taurasi è un cavallo pazzo di grandissimo fascino che ti riporta in pochi secondi al carattere primitivo e underground dell’areale di Taurasi. E’ un bianco che riporta il naso alla pietra focaia, al caffè, alle erbe aromatiche, alle sterpaglie di campo, alla frutta solare. Bocca freschissima, cazzuta, minerale. Grande annata!

Punto sesto: Podere Il Saliceto è diventato realtà e, dopo esserci rincorsi per giorni su internet (ricordatevi il contest), finalmente la stretta di mano di Gian Paolo e Marcello è diventata realtà. I terribili ragazzi emiliani mi hanno fatto provare due anteprime interessanti: Falistra e Malbo
Il primo è un Lambrusco di Sorbara rifermentato in bottiglia che, anche dal colore, sa molto di estate e di fresche e corroboranti bevute. Attenzione: è tutt’altro che banale. 
Il Malbo (100% Malbo Gentile) è una vera bomba racchiusa nel bicchiere, non so come possa evolvere ma, se tanto mi da tanto, anche Gian Paolo vuole buttarsi nell’hard rock più spinto. Succi docet!

Il Falistra
Punto settimo: l’ES 2009 di Gianfranco Fino è la quadratura del cerchio in fatto di vini del Sud. E’ materico, solare, ponderato, raffinato e, dopo averlo bevuto, totalmente indimenticabile. Gianfranco e Simona Fino sono delle belle persone e i loro vini rispecchiano la loro personalità.

Simona Fino
Punto ottavo: le temperature africane dei padiglioni, soprattutto nel pomeriggio, non mi hanno impedito di provare le interpretazioni del Vulture di Elena Fucci e Sara Carbone. Elena ormai è una grande conferma e l’annata 2007 del suo Titolo, dal carattere sempre più speziato e balsamico, rappresenta ad oggi il capolavoro supremo di una piccola grande donna di Barile. 
Sara Carbone, conosciuta per la prima volta a Verona, mi ha presentato uno Stupor Mondi 2007 dal carattere quasi gotico, scuro e profondo negli aromi di china e frutta di rovo, primordiale e lavico quando, con l’ossigeno, arriva al naso e in bocca tutta la cenere vulcanica da cui trae origine. 

Vini Carbone
Punto nono: basta pseudo “Ruby” all’interno della Fiera che pensano che presenziare ad uno stand Franciacorta equivalga a passare una notte ad Arcore.

Punto diecimo: cari organizzatori quando metterete il Wi Fi gratis all’interno? E quando capirete che i blogger sono una categoria da tutelare? Domande a cui credo non ci sarà risposta, almeno per quest’anno…




Avere un blog ed esser famosi conviene sempre? Il caso Sabina Guzzanti


Chi non è di Roma forse non lo saprà ma, di questi tempi, la cronaca di Roma dei vari giornali riporta cause ed effetti di una importante truffa che in questi anni è stata perpetrata a vari vip, principesse e politici locali. Qua trovate tutte le info del caso.
Tra i truffati risulta anche Sabina Guzzanti, paladina della sinistra che, all'interno del suo blog, ammette di essere stata infinocchiata per circa 400 mila euro.

Fonte: mentecritica.net
Apriti cielo! I lettori del blog si sono spaccati in due e i più critici le hanno contestato di parlare bene e razzolare male, soprattutto in riferimento al suo orientamento politico che contrasterebbe con l'investimento di capitale in stile Berlusconi.

Ora arrivo al punto che oggi, ovviamente, nulla ha a che fare col vino ma sicuramente c'entra con i blog in generale.

La Guzzanti, che forse era abituata ad essere solo adulata e mai contestata dai suoi lettori, risponde alle proteste pubblicando sul blog una lettera con cui attacca i dissidenti scrivendo testualmente "...e voi qui sotto svitatelli miei che dire? vi perdono perché non sapete di che parlate e perché parlate. sfogatevi ancora un poco e poi sfogatevi su qualcos’altro quando vi sarete annoiati. le palle per prendervela con chi dovreste non ce l’avete. mi rendo conto che vi sentiate delle merde e non vi do torto.
So che vi imbestialirete ancora di più ma fatevi questa domanda: se volessi lisciarvi e blandirvi, credete che non ne avrei la capacità? non vi voglio respingere. se continuerete a frequentarci piano piano sono sicura che ci potremo capire. per adesso però siete impresentabili. se volete diventare persone civili c’è tanto lavoro da fare, dovete essere molto tenaci". 

Non solo, ad una recente intervista sul Corriere della Sera definisce come ossessionati i commentatori dei blog, in generale.

Tralasciando ogni commento sul fatto di cronaca, la vicenda pone un importante interrogativo per chi, come me, ha un blog: perchè aprire un blog?

Percorsi Di Vino per me è una sorta di diario personale che ho voluto condividere con chi avesse la stessa mia passione: il vino. 
Un wine blog e non un freddo sito internet perchè amo leggere anche le opinioni dei miei pochi lettori, è bello scambiarsi idee e, nei limiti della decenza, critiche perchè tutto ciò mi può aiutare a crescere culturalmente.
Chi ha un blog spesso è troppo abituato a ricevere elogi da lettori che vengono coccolati e preservati come pietre preziose. 

E quando le cose vanno male? Siamo tutti ossessionati e rompipalle?

Ma apriti una Fanzine no!?!!?

Il vino migliore secondo Skyscanner? E' australiano!


E’ bastata una sola domanda: quale paese ha i vini migliori? Il primo portale gratuito in Italia per la comparazione di voli aerei, Skyscanner.it, ha realizzato un sondaggio internazionale tra i suoi utenti, ottenendo una classifica dei paesi più apprezzati al mondo per i loro vini.


Altro che terra dei canguri! Secondo il parere dei viaggiatori, a conquistare il podio, oltre al gusto ed all’olfatto, sono i vini australiani. Grazie a vini come lo Shiraz di Barossa Valley o lo Chardonnay di Hunter Valley, i sapori dell’Australia hanno spiazzato quello delle viti di una grande tradizione nazionale come quella francese, che si è guadagnata un dignitoso secondo posto. 

Medaglia di bronzo all’Italia, che nonstante sia la terra natia del prestigioso Montepulciano o dei prodotti delle terre del Soave, non è riuscita a conquistare la vetta. Proprio in questi giorni tutto il paese è in fervente attesa di uno degli eventi internazionali più noti del settore, un appuntamento fisso per enologi, viticoltori ed appassionati del vino di qualità: la fiera Vinitaly di Verona. Un’ottima scusa per cercarsi dei voli per Milano o meglio ancora per il vicino aeroporto veronese Catullo.
A seguire il Belpaese ci sono i cugini spagnoli, mentre dall’altra parte del mondo il Cile guadagna un meritato quinto posto. Più sotto nella classifica troviamo i vini neozelandesi, seguiti dal Sud Africa al settimo posto, mentre i famosi vini californiani si fermano in ottava posizione. Infine a chiudere la top 10 dei ‘viaggiatori degustatori’ ci sono Germania ed Argentina. 

Risultati del sondaggio di Skyscanner sui migliori vini del mondo:
 
1. Australia
2. Francia
3. Italia
4. Spagna
5. Cile
6. Nuova Zelanda
7. Sud Africa
8. USA (California)
9. Germania
10. Argentina 

Chi è Skyscanner 

Skyscanner è il primo motore di ricerca di voli gratuito in Italia. Fornisce la comparazione istantanea dei prezzi delle offerte voli per più di 670.000 rotte su oltre 600 compagnie aeree, così come la comparazione di prezzi per il noleggio auto, hotel e pacchetti vacanze. Skyscanner è disponibile in 23 lingue diverse tra cui francese, tedesco e spagnolo. 

Fonte: Ansa.it via Businesswire

Spiegatemi il senso di questo comunicato stampa!


Vado sul sito internet di Vinitaly 2011 e leggo questo comunicato stampa:


DEBUTTA NATURE DI RONCO CALINO: IL NUOVO FRANCIACORTA NATURALE

Si chiama “Nature 2007” ed è la novità che Ronco Calino, giovane azienda di Franciacorta, presenta a Vinitaly 2011. “Nature 2007” è un Franciacorta D.O.C.G. ottenuto da uve Chardonnay e Pinot nero, un prodotto, come dice il nome stesso, assolutamente naturale
Tutto il processo produttivo legato a questo vino è pressochè artigianale: a partire dalla la vendemmia - quando si pratica una selezione manuale e meticolosa dei grappoli - fino al termine della maturazione del vino - 30 mesi all’interno dell’azienda stessa - durante i quali si assecondano unicamente le trasformazioni naturali che avvengono in bottiglia
Il risultato è un vino che presenta un perlage molto fine, continuo e persistente e si caratterizza per un’ottima consistenza e pastosità, ha un bouquet di grande eleganza e complessità, ricco di sentori di frutta con note di ananas e frutti rossi ma anche fiori bianchi e miele di agrumi.  

Qualcuno mi può spiegare perchè questo Franciacorta deve essere naturale visto che viene prodotto come tutti i normali spumanti metodo franciacorta?
La rifermentazione in bottiglia è naturale, la trasformazione dello zucchero in alcol è naturale ma, per chi scrive il comunicato stampa, essere naturale significa solo essere artigianali.

Perchè devo essere preso per il c....?


Percorsi di....Vinitaly 2011


Al Vinitaly, almeno io, vado per salutare i vecchi amici, persone che non vedo da tempo e che solo a Verona riesco a "pizzicare" tutte assieme. Difficile che riesca a bere come vorrei, le temperature tropicali (previsti 27° a Verona mel week end) e la ressa da stadio per ottenere l'agognata goccia di vino, non mi spingono a bere come vorrei.

La parola d'ordine perciò è: pochi ma buoni!

Inizierò sicuramente col Prosecco di Bele Casel che quest'anno al Vinitaly proporrà un tasting panel sulle diverse tappature del prosecco colfóndo. Sarà meglio quello tappato col classico fungo e quello con il tappo a corona? Chissà!

Sempre in tema di prosecco non cerco di perdere l'iniziativa di Daniela Senza Panna che, assieme a Malibran, ha preparato un dolce gadget.


Quest'anno mi intriga molto il Trentino per cui, senz'altro, mi tufferò sui bianchi di Armin Kobler e Fanti per poi passare da Pojer e Sandri e terminare il giro da Tenuta San Leonardo e Girlan la cui Schiava "Gschleier" mi dicono essere fantastica.

In Piemonte sono curioso di provare i nebbiolo 2007 per cui, santa ignoranza, mi precipito da Roagna e da Le Piane per una full immersion che si prospetta emozionante. Tappa obbligata sarà anche il Barbera di Cascina I Carpini.

Scendendo un pò più a Sud, ed esattamente in Emilia, aspetto di conoscere il grande Gian Paolo di Podere Il Saliceto.

Capitolo Toscana: dopo il pieno fatto durante le anteprime toscane passerò solo a degustare ciò che mi manca per cui spazio al Nobile di Montepulciano di Crociani e Poderi Sanguineto e alla Vernaccia di San Gimignano di Mattia Barzaghi.
Grandi strette di mano e bicchieri in alto da Luciano Ciolfi di Podere San Lorenzo e allo stand de Le Ragnaie dove mi aspetta, spero, anche Michele Braganti di Monteraponi.


In Abruzzo non posso perdere il montepulciano di Masciarelli e Pepe. Il trebbiano lo berrò da Valle Reale.

In Campania mi aspetta un tour niente male che avrà come cardini Ciro Picariello, Contrade di Taurasi, Nanni Copè e Colli di Lapio.

In Basilicata mi attendono grandi cose dal Titolo di Elena Fucci e da tutta la gamma dei vini di Carbone.

In Puglia appuntamento imperdibile con Gianfranco Fino mentre in Sicilia punto dritto su Salvo Foti e i suoi Vigneri. La Sardegna del Vinitaly è Dettori.

Ah, il Lazio. Se rimango ancora vivo dopo esser passato davanti alla zona cesanese non mi perderò la verticale storica di Romanico di Coletti Conti. Vediamo come invecchia il cesanese di affile....


Cavolo, non dovevano essere pochi nomi? Tanti non li ho nemmeno citati perchè volevo mettere solo il succo del mio Vinitaly.....

La sera, se il fegato regge, passerò senz'altro a trovare Marco Cecchini che presenterà le sue migliori annate presso il FuoriFiera Verona.