Poco tempo fa presso l’Hotel Columbus di Roma
è stato presentato dall’enologo Vincenzo
Mercurio, coadiuvato da Monica
Coluccia, il progetto Comuni nel
Vino il cui gioco di parole sta ad indicare la volontà di unire piccoli
produttori che condividono le stesse passioni ovvero fare il vino e farlo bene
nel proprio territorio d’origine.
Concretamente, Comuni nel Vino si pone come
ambizioso obiettivo quello di proporre un’idea di zonazione sull’aglianico di
Taurasi attraverso il coinvolgimento iniziale di tre aziende appartenenti a tre
diversi comuni irpini, fondamentali per la zona dell'Alta Valle del Calore:
Stefania Barbot a Paternopoli
De' Gaeta a Castelvetere sul Calore
RaRo a Montemarano
i produttori assieme |
"I
vini che ne vengono fuori costituiscono una piacevole fotografia del territorio
e del vitigno, e raccontano storie di uomini molto diversi tra loro, accomunati
dalla passione per la propria terra. Una passione così forte che li ha
coinvolti con il cuore, lo spirito e l’animo, facendoli così sentire a pieno
diritto dei veri vignaioli", ha affermato Vincenzo Mercurio durante la presentazione alla stampa del progetto
che, da un punto di vista produttivo, mira a dar vita a vini che rientrano
nella DOC Irpinia Campi Taurasini e non nella DOCG Taurasi al fine sia
di valorizzare una denominazione troppo spesso maltrattata sia di iniziare il
percorso con i piedi per terra onde evitare salti in avanti che, almeno in
questa fase iniziale, potrebbero essere troppo temerari.
Aglianico |
Come scritto in precedenza, le tre aziende irpine coinvolte, pur facendo
parte dello stesso areale di produzione, sono state scelte da Mercurio perché
rappresentative di tre terroir diversi pur avendo stessa filosofia sia in
vigna, seguendo i dettami del biologico, sia in cantina.
Con Stefania
Barbot, ad esempio, siamo a Paternopoli in provincia di Avellino, in
uno dei comuni più importanti per la produzione di aglianico di Taurasi. Le
vigne sono allocate in uno dei piccoli altopiani di questa parte dell'Alta
Valle del fiume Calore, tra i 420 e i 465 metri di altitudine s.l.m., su
terreni di tessitura argilloso- calcarea con presenza di sedimenti di origine
vulcanica. Punto di appoggio per l'impresa una vecchia struttura di campagna,
che si ha in animo di ristrutturare, attorno alla quale si sviluppano i vigneti
di aglianico: prima la distesa di ceppi cinquantenni allevati ancora a
starsete, sistema di allevamento tipico irpino, poi i nuovi impianti che vedono
protagonista il cordone speronato. Tutt'attorno una biodiversità da
salvaguardare: olivi, alberi da frutto, orto, piante aromatiche spontanee. Poco
distante si trova la nuova cantina, semplice e funzionale, per le operazioni di
vinificazione, maturazione e stoccaggio.
De’ Gaeta come azienda è invece partita
nel 2009 impiantando circa due ettari di aglianico di Taurasi in una contrada
incontaminata a 490 metri di altitudine nel comune di Castelvetere sul
Calore, su un terreno abbandonato, ricoperto di sterpaglia e vecchie viti
allevate a starsete, in parte recuperate e lasciate a vegliare sul nuovo
vigneto. Nel 2012 un secondo impianto: siamo oggi ad un totale di cinque ettari
di vigna. Presto saranno conclusi i lavori per una piccola cantina,
adeguatamente dimensionata, adiacente al casale che si affaccia sui vigneti e
su un panorama che abbraccia il monte Chiusano, incombente alle spalle, e
l'intera Alta Valle del fiume Calore.
RaRo, infine, è l'avventura
vitivinicola di Raffaele Fabbrocini e Roberto Sanseverino, che in zona
Montemarano, in uno dei comuni più vitati della zona di produzione del Taurasi,
gestiscono un vigneto di circa tre ettari, impiantato nel 2009, collocato ad
una altezza di circa 645 metri di altitudine sul livello del mare, con una
esposizione nord- nord est su un terreno argilloso-calcareo. Siamo in località
Pastanella in una delle zone più difficili da raggiungere a Montemarano:
l'impianto è circondato interamente da bosco e da un piccolo oliveto con
cultivar Leccino e Ravece. Difficile fu anche l'opera di acquisizione di tutti
gli appezzamenti che costituiscono l'attuale estensione della proprietà.
Durante la degustazione romana, condotta
magistralmente da Monica Coluccia,
ogni azienda ha presentato due annate (2013 e 2014 in anteprima) di Irpinia Campi Taurasini DOC in modo
tale che tutti i presenti avessero modo di valutare differenze ed unicità dei
vari aglianico prodotti nei Comuni del Vino.
Stefania
Barbot - Irpinia Campi Taurasini “ION” 2013: “ION”, dal greco antico ἴον che significa viola, è un vino che si
presenta austero, coeso, con cenni di pepe rosa, amarena ed erbe officinali.
Sorso dirompente e dotato di grandi estratti adeguatamente bilanciati da
freschezza e sapidità. Pecca leggermente nel finale dove chiude troppo presto.
Vinificazione ed affinamento in acciaio.
Stefania
Barbot - Irpinia Campi Taurasini “ION” 2014: ancora giovane, ha un olfatto dove iniziano ad emergere sensazioni
floreali e di frutta rossa sotto spirito. Al palato è di impatto ma deve ancora
trovare la giusta definizione. Uscirà nel mercato tra qualche mese. Sicuramente
l’affinamento in bottiglia non gli potrà che fare bene. Vinificazione ed
affinamento in acciaio.
De' Gaeta
- Irpinia Campi Taurasini 2013: rispetto all’Aglianico pari annata precedente si presenta con un
impianto olfattivo decisamente meno irruento dove la componente floreale fa da
cornice a sensazioni di mora selvatica, creta, salvia, timo e tabacco. Anche il
sorso è più rotondo, compiuto, con tannicità vellutata ed adeguata freschezza a
stemperare la struttura comunque imponente del vino. Buona la persistenza
sapida nel finale leggermente amaro. Vinificazione con macerazione lunga di 21
giorni in serbatoi di acciaio e tonneau. Maturazione di 12 mesi in acciaio
De' Gaeta
- Irpinia Campi Taurasini 2014: anche in questo caso il vino è lungi dall’essere messo in commercio e
si presenta con un naso fragrante dove spiccano sensazioni balsamiche e di erbe
amare. Assaggio scattante, dinamico e dotato già di buon carattere. Buone
previsioni. Vinificazione con macerazione lunga di 21 giorni in serbatoi di
acciaio. Maturazione di 12 mesi in acciaio
Raro -
Irpinia Campi Taurasini 2013: rispetto ai suoi “colleghi” precedenti è il vino più franco che ho
degustato visto che ha una definizione aromatica non troppo complessa che gioca
le sue carte su toni di frutti neri di bosco e humus. Sorso ancora ruspante,
freschissimo e sfizioso. Come dicono gli stessi vignaioli è il vino
dell’amicizia da cui nasce e che genera. Vinificazione ed affinamento in
acciaio.
Raro -
Irpinia Campi Taurasini 2014: densità
fruttata in evidenza e, soprattutto, tanta gioventù che ritroviamo anche
all’assaggio dominato da rinvigorente acidità e da un tannino già abbastanza
definito e vellutato. Vista l’annata non facile pecca un po’ nella persistenza
finale. Da aspettare.