InvecchiatIGP: Terredora - Taurasi DOCG "Pago dei Fusi" 2005


di Luciano Pignataro

Pago dei Fusi è un Taurasi di Terredora che nasce da uve di aglianico coltivate a Pietradefusi, uno dei comuni dell’areale della DOCG, nella parte più bassa per la precisione: i vigneti si trovano infatti sulle dolci colline di argilla rossa che circondano il paese, non lontano dalla sede aziendale, comunque a 400 metri di altitudine. Nell’ambito della riorganizzazione della linea aziendale avviata dalla famiglia Mastroberardino, i fratelli Lucio e Paolo, entrambi enologi, decisero di affiancare questo vino alla loro etichetta più conosciuta, Campore. Ci troviamo davanti a questo bicchiere in un’occasione decisamente particolare: i vent’anni di Vitigno Italia, la rassegna diretta da Maurizio Teti a Napoli, che sta vivendo una nuova fase di espansione con la decisione di traslocare dalla sede di Castel dell’Ovo, spettacolare e pratica, ben servita da treni, bus e aliscafi della Stazione Marittima.


La consueta Anteprima, di solito fissata nell’ultima settimana di novembre, è stata arricchita da una degustazione storica di sette vini campani usciti in commercio nel 2005: quattro bianchi e tre rossi. La scelta è caduta proprio su Pago dei Fusi, affiancato dal Taurasi di Quintodecimo di Luigi Moio e dal Camarato di Villa Matilde, tutti da aglianico in purezza. L’aglianico è un vitigno che non conosce parabole discendenti quando è trattato bene e senza fretta. E il protocollo del Taurasi non è certo una corsa contro il tempo, anzi: molti produttori aspettano anche oltre il necessario prima di metterlo in commercio. In un momento in cui vanno di moda rossi snelli ed eleganti, questa degustazione ci ha in qualche modo riportato con i piedi per terra, ricordandoci l’importanza dei vini strutturati e il loro straordinario fascino con il passare del tempo. La 2005 era la terza edizione di questa etichetta, dopo la calda 2003 e l’eccezionale 2004, osannata da Wine Spectator con un 95; a questa 2005 in degustazione era stato comunque assegnato un 94, cui si aggiungono i 90 punti di Wine Enthusiast.


Statistiche a parte, il punto, quando si apre un Taurasi di vent’anni, non è verificare se ha resistito, ma come è evoluto. E il Pago dei Fusi 2005 si è presentato all’appuntamento con il pubblico degli appassionati in splendida forma: pimpante, fresco, con note di frutta, tabacco, arancia, cenere, fumé, carruba. Un viaggio olfattivo complesso, a cui ha risposto un palato perfettamente allineato, con tannini morbidi ma ancora ficcanti e tanta acidità, in grado di sostenere il sorso fino in fondo, con una chiusura lunga, appagante, precisa. Un vino compatto ma non pesante, perfettamente in linea con lo stile taurasino, mai troppo ammiccante, tipico dei vini montanari. 


La magia del vino sta nella sua capacità di evocare le persone, ricordarci il passato, e il nostro pensiero in sala è andato ovviamente a Lucio Mastroberardino, scomparso prematuramente qualche anno dopo, i cui vini continuano a far parlare di sé quando vengono stappati. Non è un semplice omaggio a chi non è più fra noi, ma il riconoscimento di chi ancora oggi ci racconta la sua visione lungimirante nello scegliere uno stile in perfetto equilibrio contemporaneo, rendendo leggibile la tradizione anche a chi non ha avuto il Taurasi nel biberon. Un grande vino che ha chiuso una degustazione emozionante e memorabile.

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