Chi ama il Fiano di Avellino, come me, non può non adorare un grande vignaiolo come Ercole Zarrella di Rocca del Principe che da anni, in punta di piedi, sta dando vita a vini dalla grande personalità territoriale.
Lo ero andato a trovare due anni fa e, da quel giorno, mi ero ripromesso di portarlo a Roma per una verticale del suo Fiano di Avellino. E' vero, sono passati circa due anni, ma alla fine ce l'ho fatta ed Ercole e sua moglie Aurelia li ho portati finalmente a Roma per la verticale storica del loro Fiano di Avellino che è stato degustato nelle annate 2007-2013 (anteprima).
Foto: Campaniastories.com |
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2007: l'annata non è stata certamente facile visto il caldo intenso che ha trasformato la vendemmia, anticipata di 15 giorni, in un lavoro di selezione certosino. All'olfattiva il vino si presenta con una vesta aromatica da grande Fiano invecchiato grazie ad una dotazione idrocarburica, da fare invidia ai riesling della Mosella, accompagnata da tanta frutta gialla matura, fieno e tocchi di mineralità. Alla gustativa si fa gradire per struttura, rotondità e, soprattutto, per una progressione di ottima fattura grazie ad una dotazione acida, ancora, di tutto rispetto. Piccola ma importante informazione: è la prima annata con l'enologo Carmine Valentino.
Foto: Luciano Pignataro |
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2008: sono innamorato dei Fiano di Avellino di questa annata che trovo, alla pari della 2010, davvero incantevole per qualità media dei vini prodotti. Il Fiano di Ercole è stato il vero "Coup de coeur" della serata non tanto per la sua veste aromatica, giocata su toni di frutta secca, roccia, agrumi canditi e un pò di miele, ma quanto per il suo sorso che, rispetto alla 2007, è ancora più verticale e sapido chiudendo con una nota quasi salmastra di grande fascino.
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2009: due anni fa scrissi che il vino si apre su toni di muschio, foglie secche, farine di castagne. Oggi la situazione non è cambiata moltissimo visto che, a queste fragranze, aggiungerei un aroma idrocarburico che fa somigliare questo millesimo alla 2007. Al sorso si conferma di buon equilibrio e sapidità anche se, a mio parere, è un gradino sotto, per personalità, dei precedenti assaggi.
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2010: non è affatto facile descrivere questo vino. Per niente. Potrei dire che oggi ha tutte le caratteristiche per essere un grande Fiano di Avellino perchè ha una complessità olfattiva davvero impressionante visto che, odorandolo, possiamo individuare la grande mineralità che lo caratterizza assieme a sentori di agrumi, melone bianco, ginestra, zagara,nocciola, spezie orientali, ghiaia e legna combusta. Il sorso è lungo, tridimensionale, di freschezza inondante e generosa sapidità. Perchè, allora, è difficile descrivere questo vino? Semplice, perchè è davvero arduo capire come sarà la sua parabola futura visto che la mia razionalità mi dice che l'eccellenza non può essere migliorata. Staremo a vedere...
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2011: tempo di novità in casa Zarrella! Cambia la bottiglia, che da bordolese diventa borgognotta, cambia l'etichetta che diventa bianca e più "aristocratica" e, soprattutto, cambia il tempo di uscita del vino che viene immesso sul mercato con un anno di ritardo privilegiando un maggior affinamento in cantina. Il risultato di questa nuova "filosofia" è un vino dalla grande eleganza, agrumato, compatto nella sua granitica mineralità che fa ricordare la roccia bianca fredda dei fiumi. Bocca tesa, freschissima, per certi versi ancora "cruda" e insicura. E' un Fiano che ha bisogno ancora di tanta bottiglia per esprimersi al meglio. Ili consiglio è di tenerlo ben conservato in cantina e riaprirlo tra almeno due anni.
Foto: larcante.com |
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2011: tempo di novità in casa Zarrella! Cambia la bottiglia, che da bordolese diventa borgognotta, cambia l'etichetta che diventa bianca e più "aristocratica" e, soprattutto, cambia il tempo di uscita del vino che viene immesso sul mercato con un anno di ritardo privilegiando un maggior affinamento in cantina. Il risultato di questa nuova "filosofia" è un vino dalla grande eleganza, agrumato, compatto nella sua granitica mineralità che fa ricordare la roccia bianca fredda dei fiumi. Bocca tesa, freschissima, per certi versi ancora "cruda" e insicura. E' un Fiano che ha bisogno ancora di tanta bottiglia per esprimersi al meglio. Ili consiglio è di tenerlo ben conservato in cantina e riaprirlo tra almeno due anni.
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2012: Ercole metti in piedi un altro cambiamento nella vinificazione che ora è caratterizzata da macerazione con le bucce per 6 ore per il 50% della massa. Il risultato è un vino dall'impronta setosa, femminile nelle sua nuance floreale che riportano al sambuco, al biancospino, al lime, alla pera verde e a sbuffi mentolati e di bianca mineralità. Il sorso conferma che anche questo sarà un grande Fiano grazie ad una persistenza lunga, sapida, agrumata che richiama il terroir di Lapio in maniera ancestrale. E' un best buy da comprare finchè ce ne è!
Fiano di Avellino Rocca del Principe 2013 (campione di botte): Ercole non si fa mancare nulla e anche per questo millesimo ha posto in essere due cambiamenti produttivi che riguardano il solo uso di mosto fiore in vinificazione e la totale eliminazione della vigna a Contrada Campore (esposizione sud), impiantata ora ad aglianico. Il risultato, anche in questo caso, è un vino nettamente verticale, quasi nordico per spina acida e sgargiante mineralità. E' troppo presto per dare un giudizio ma, se tanto mi da tanto, anche questa versione promette un luminoso futuro.
Foto: Campaniastories.com |