L’azienda agricola Fontodi, nel cuore del Chianti
Classico, ha fatto da cornice ad una serata di degustazione assolutamente
atipica visto che, per una volta, il sangiovese ha lasciato la ribalta all’aglianico
prodotto dai giovani vignaioli di Generazione Vulture,
un’associazione molto dinamica che si prefigge, tra persone che condividono gli
stessi ideali produttivi, di promuovere il loro territorio attraverso il vino
che più di tutti lo rappresenta: l’Aglianico del Vulture.
Il vino, per chi non lo
sapesse, è prodotto nella zona vulcanica del Monte Vulture (nord-ovest della
Basilicata) ed è un rosso da aglianico in purezza che nel 1971 ha ottenuto la
DOC mentre nel 2010 è stata attribuita la DOCG per la sola tipologia Aglianico
del Vulture Superiore.
Durante il seminario, tenuto
da Daniela Scrobogna, sono stati
presentati ben nove Aglianico del Vulture in rappresentanza delle stesse
aziende che compongono l’associazione. Volete sapere quali? Continuate a
leggere!
Basilisco
- Aglianico del Vulture DOC 2011: l’azienda nasce all’inizio
degli anni ’90 puntando da subito sulla qualità massima, sia in vigna che in
cantina, e diventa in pochi anni un gioiello nel panorama vitivinicolo del Meridione.
Oggi volto e anima di Basilisco è Viviana
Malafarina che gestisce l’azienda e si occupa in prima persona e con grande
passione delle operazioni di cantina sotto la guida esperta di Pierpaolo Sirch,
il quale è anche responsabile agronomico. Il vino, proveniente da annata calda,
racconta didatticamente cosa è l’Aglianico del Vulture col suo carattere
indomabile e i suoi sentori di catrame, grafite e spezie scure che ben si amalgamano
all’interno di una stratificazione gustativa sapida che tende ad equilibrare
una decisa morbidezza dipesa da un alcol abbastanza presente. Finale
lunghissimo su tratti ematici.
Madonna delle Grazie - Aglianico del Vulture Superiore DOCG “Bauccio” 2012: dal
2003, colpito dalla bellezza delle sue vecchie vigne di aglianico, Giuseppe La Torraca, insieme alla
moglie e ai figli, ha deciso di iniziare a vinificare e ad imbottigliare la sua
prima vendemmia nelle “nuove” cantine nei pressi del monastero della Madonna
delle Grazie (XVI sec.) di Venosa. Il vino, proveniente da uve aglianico del
vigneto Liscone (50 anni di età) è austero nella sua matrice prettamente
minerale a cui seguono sentori di bosco ed erbe aromatiche. Al sorso è
impossibile non percepire un corpo sostanzioso che ben assorbe nella massa un
tannino ben fuso che, man mano, scivola attraverso una lunga persistenza che lascia
ricordi di liquirizia e ardesia.
Musto Carmelitano - Aglianico del Vulture DOC “Pian del Moro” 2012: l’azienda
agricola è a conduzione famigliare da tre generazioni e nel 2005 è passata in
gestione ad Elisabetta e a suo
fratello Luigi i quali hanno
ereditato la passione per la terra e il vino dai propri genitori e dai nonni.
Nel 2006, con la costruzione della nuova cantina, l’acquisto di attrezzature
moderne e la collaborazione con l’enologo Sebastiano Fortunato, l’azienda ha
iniziato a produrre vini dal grande carattere e prova ne è questo Pian del
Moro, vinificato con lieviti indigeni, che rispetto ai precedenti ha un olfatto
decisamente fresco dove ritrovo attraenti effluvi di bacche selvatiche, arancia
rossa ed erbe aromatiche essiccate. Al sorso è convincente ed armonico con un
tannino sottile che senza soluzione di continuità viene sovrastato da una
freschezza sorprendente che, assieme ad una vena sapida pronunciata, rende la
beva di questo vino assolutamente notevole.
Vigne Mastrodomenico
- Aglianico del Vulture DOC “Likos” 2012: l’azienda, anch’essa
famigliare, coltiva da 5 generazioni aglianico e i loro vigneti, coltivati oggi
secondo i dettami dell’agricoltura biologica, si estendono per circa 8 ettari tra
le zone di Rapolla e Barile. Questo vino, il cui nome richiama l’antica
popolazione illirica dei liky che anticamente si stanziò in questo territorio,
ha un olfatto ammaliante e sfaccettato dove ritrovo fragranze di arancia rossa,
visciole, macchia mediterranea e cannella. Di grande presenza fisica, invade il
palato con tannini giovani e scalpitanti che chiudono leggermente la
progressione gustativa lasciando il sorso forse ancora incompiuto ma, comunque,
ricco di sapidità minerale. Ancora giovane, da aspettare.
Martino
- Aglianico del Vulture Superiore DOCG 2012: storica azienda visto che
nasce negli anni ’40 del secolo scorso a Rionero del Vulture come naturale
prosecuzione dell’attività imprenditoriale di famiglia che Armando Martino ha continuato a svolgere grazie anche all’aiuto di
sua figlia Carolin. Questo vino, decisamente
in evoluzione, al naso è segnato ancora leggermente dal legno che rende il
contesto olfattivo ricco di sentori di cannella e liquirizia mentre solo in disparte
troviamo tracce olfattive che richiamano la visciola e la grafite. All’assaggio
è inaspettatamente affilato per acidità e sapidità che tendono a contrastare
uno spessore glicerico evidente ma ben domato dall’affinamento in barrique del
vino. Finale persistente su note di china e spezie orientali.
Carbone Vini – Aglianico del Vulture DOC “Stupor Mundi” 2013: i
fratelli Luca e Sara Carbone sono
talmente innamorati del loro sogno che hanno deciso di lasciare altre strade per
cominciare ad intraprendere il lavoro di vignaioli a tempo pieno. Per questo,
dal 2005, hanno iniziato a produrre il loro aglianico cercando di fare sempre
meglio ed oggi, grazie anche ad una nuova cantina e alla loro bellissima bottaia
ipogea, gestiscono circa 18 ettari di vigneti di cui 8 di nuovo impianto tra
aglianico, fiano e moscato. Questo vino, proveniente da piante di circa 45
anni, ha un olfatto di rara eleganza, affatto gridato, dove i profumi austeri
di marasca, china e grafite vengono messi a dura prova da sventagliate
aromatiche “femminili” che fanno ricordare la rosa canina, la viola appassita e
le spezie orientali. Al sorso inizialmente è accomodante e generoso anche se il
tannino, subito dopo, la fa da padrone insinuandosi nella cospicua massa
glicerica regalando una chiusura vigorosa con insistenti ritorni ferrosi.
Elena Fucci - Aglianico del Vulture DOC “Titolo” 2013:
Elena la conosco da tanto tempo, la sua caparbietà e la sua passione per il
territorio, donatagli dal nonno Generoso ancora oggi attivo in vigna, hanno
fatto di questa combattiva vignaiola una vera e propria portabandiera del
Vulture così come lo è il Titolo, (per ora) il suo unico vino prodotto che da
tanti anni sta ricevendo premi sia in Italia che all’estaro. Questa annata
regala un Aglianico del Vulture ancora giovanissimo ma al tempo stesso
complesso grazie alla ricchezza di frutta, sia rossa che nera, a cui seguono
spunti di timo, rabarbaro, genziana, ginepro e tocchi di spezie nere e terra
vulcanica. Al sorso incanta per fittezza gustativa e per un tannino già
perfettamente integrato che arricchisce un quadro di insieme donando
tridimensionalità alla beva dotata di lunghissima persistenza “vulcanica”.
Grifalco
- Aglianico del Vulture DOC “Damaschito” 2013: la
famiglia Piccin ha iniziato a
produrre vini in Basilicata dal 2003 dopo un’esperienza ventennale in Toscana.
Fabrizio, il fondatore con la moglie Cecilia, assieme ai figli Lorenzo (vigne e
cantina) e Andrea (marketing) conducono i vigneti che si trovano in diverse
zone del Vulture ovvero a Maschito, Venosa, Rapolla e Ginestra. Questo vino,
proveniente da una singola vigna piantata nel terreno rosso in zona Maschito,
ha un naso di ottima finezza fatta di profluvi di ferro e ghisa, macis,
melograno, tabacco e un tocco di erbe aromatiche. Il tannino, imponente ma ben
disciolto, si cala perfettamente nella strutturata presenza morbida del vino
che mantiene fino alla fine un’armonia davvero sorprendente corredata, nel
lunghissimo finale, da una gradevole scia sapida, quasi ematica.
Bisceglia
- Aglianico del Vulture DOC “Gudarrà” 2014: fondata nel 2001 da Mario Bisceglia, oggi l’azienda con
sede a Lavello è diretta da Michele, suo primogenito, con l’obiettivo
dichiarato di portare nel mondo vini di alta qualità, autoctoni e
internazionali, tutti coltivati nel Sud Italia. Al centro dell’azienda si trova
l’innovativa cantina, progettata dagli architetti Hikaru Mori e Domenico
Santomauro, dove attività, spazi e pubblico convivono in un corpus unico con la
cultura del vino e del Mediterraneo. Il “Gudarrà”, il cui nome si rifà al dialetto
lavellese “godrà”, è un Aglianico del Vulture dal sipario olfattivo dolce e
croccante di confettura di amarene, carrube, legno di cedro e cardamomo avvolti
da un solido abbraccio affumicato. Il palato, complice l’annata, non è ampio ma
bensì diretto, gustoso e con un finale non lunghissimo dove ritornano le
sensazioni di frutta succosa e cenere vulcanica.
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