Champagne, Franciacorta e Trentodoc.
Champagne, Franciacorta e Trentodoc.
Champagne, Franciacorta e Trentodoc.
Sempre le stesse zone, sempre gli stessi nomi con, a volte, qualche sterzata in zona Verdicchio.
La tradizione spumantistica italiana, per fortuna, è molto più ampia di quanto si possa credere e nel Lazio, nel nord della mia Regione, c'è un'azienda che oltre a produrre ottimi vini bianchi come il Poggio della Costa e il Latour a Civitella, dà vita ad un interessantissimo metodo classico chiamato semplicemente "Vino Spumante di Qualità" Nature Mottura.
Ritorno a parlare di questo vino dopo tanto tempo, era il 2010 quando su Percorsi di Vino raccontavo le impressioni della mia visita all'azienda con relativa degustazione di uno splendido Spumante "targato" 1992 che così descrivevo: "Metto il naso, sono consapevole che sto odorando un pezzo di storia, riconosco facilmente l’agrume candito, la cotognata, il sapido minerale, poi escono le arachidi, tocchi di camomilla. Non ha grandissima complessità olfattiva, non lo paragonerei ad uno champagne di pari annata ma è ugualmente emozionante. In bocca non tradisce, direi che migliora decisamente con una spina acida davvero importante che tiene su tutta la struttura del vino che al palato sa tanto di sassi e frutta gialla matura. Bella progressione finale".
Pupitre all'interno della cantina Mottura |
Tutte queste sensazioni, questi ricordi, sono riaffiorati quando pochi giorni fa ho aperto una bellissima magnum di Spumante Nature Millesimato 1996 tenuta per troppo tempo in cantina in attesa dell'occasione giusta che, come spesso mi accade in questi ultimi giorni, è stata una cena al Salotto Culinario di Dino De Bellis.
Prima di passare alle impressioni gustative, però, una breve parentesi tecnica per capire la genesi di questo vino che, come leggiamo sul sito internet, è prodotto totalmente da uve chardonnay provenienti dal vigneto "S. Martino" impiantato su terreno argilloso di medio impasto nel 1979. La coltivazione segue regole biologiche: solo concimi organici (ricavati dai residui delle vinacce integrate con le fecce del vino) e prevenzione delle malattie crittogamiche con rame e zolfo. Nessun trattamento insetticida.
La vinificazione avviene con spremitura soffice, decantazione dei mosti e fermentazione a temperatura controllata. Dopo la "presa di spuma" il vino matura sulle fecce per almeno cinque anni in antiche grotte scavate nel tufo con temperatura naturale e costante di 12°C. Dopo la sboccatura lo spumante riposa per almeno sei mesi prima di essere immesso in commercio.
Il 1996 che ho degustato con un pò di amici, sboccato nel novembre 2010, è uno spumante che ha sicuramente raggiunto il suo apogeo in quanto le durezze giovanili, la sferzante acidità data dal suolo di Civitella d'Agliano, sono ben più che domante da una morbidezza e da una cremosità che rende sia l'olfatto che la beva di estrema "golosità".
Il profilo aromatico, infatti, sa di mela golden, pera matura, fiori gialli appassiti, tocchi di pasticceria, fieno, frutta secca e pan di zenzero.
Al gusto l'equilibrio la fa da padrone e la cremosità dello spumante, unita a sensazioni di frutta secca, miele millefiori e vaniglia, ci accompagna verso un finale affatto scontato visto che la chiusura, sapida, ben bilancia la parte più "amabile" del vino.
Una grande spumante del Lazio di cui spesso si parla poco. Troppo poco!
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