Quando l'ho bevuto la prima volta ho capito subito che Poggiotondo ha due anime, quella più tradizionale del Chianti e quella più "sbarazzina" e salottiera del C 66, un sangiovese con piccole tracce di merlot. Incuriosito dal "nuovo" progetto aziendale ho chiesto a Cinzia Chiarion di presentarmi il SUO vino. Le parole seguenti sono tutte in programma....
Volevo fare un vino per le signore perchè quelli di mio marito non lo sono. Allora per la vendemmia 2007 mi sono messa d'accordo con il cantiniere e KIM, il mio meraviglioso pastore tedesco che mi segue come un'ombra. Il cantiniere e KIM hanno accettato di fare un esperimento quasi di nascosto a mio marito. Abbiamo selezionato le uve migliori di sangiovese dalla Vigna Grande (è stata piantata nel 1973), ho comprato una botticellla di legno e via.
Via via l'ho assaggiato ed il cantiniere me lo teneva sott'occhio. Alla fine ho aggiunto il 10% di merlot 2007 e vai ... era nato il mio nettare, una donna per le donne! Una meraviglia!
A Lorenzo, mio marito, avevo detto dell'esperimento anche se pensava che ad un certo punto avrei delegato tutto a lui. Invece, quando ha capito che le cose erano diverse ci è rimasto un pò male visto che io, il cantiniere, KIM ed anche l'enologo (che nel frattempo avevo coinvolto) si era decisi ad andare avanti. A quel punto bisognava scegliere un nome e fare l'etichetta. Mentre ero in autostrada e stavo tornando a Firenze da Poggiotondo mi è
venuto il nome.....C 66. In fondo è il mio vino: C per Cinzia e 66 per 1966 il mio anno di nascita (sul 66 Lorenzo dice che sta per i miei anni che sarebbero 66!). Il nome mi piaceva perchè volevo qualcosa di nuovo non il solo nome del podere, del paese o della mamma.
In clinica (io lavoro in una clinica come medico internista) ho chiesto ai miei colleghi: "vi piace C 66?". Purtroppo la risposta è stata devastante ed evito di scriverla.
Ora, l'etichetta: il bianco, il colore che preferisco, e il nero, che è la sua morte. Nessuno credo abbia mai fatto fondo nero con scritte bianche per un vino rosso (di solito è stato fatto fondo nero con scritte rosse). Anche se non fossi stata la prima a me piaceva così. Poi è venuta la ballerina perchè io da bambina volevo fare danza classica ed i miei genitiori, puntualmente, mi hanno iscritta ad un corso d'arpa. Poi una donnina sul retro come simbolo del riciclo (per dire che anche l'etichetta è tutta al femminile). E la capsula con la mia firma per concludere il mio capolavoro.
L'imbottigliamento l'ho fatto personalmente col cantiniere nel maggio 2009. Le prime bottiglie le ho fatte assaggiare alle mie amiche a Natale 2010. La prova è andata benissimo.
Via via l'ho assaggiato ed il cantiniere me lo teneva sott'occhio. Alla fine ho aggiunto il 10% di merlot 2007 e vai ... era nato il mio nettare, una donna per le donne! Una meraviglia!
A Lorenzo, mio marito, avevo detto dell'esperimento anche se pensava che ad un certo punto avrei delegato tutto a lui. Invece, quando ha capito che le cose erano diverse ci è rimasto un pò male visto che io, il cantiniere, KIM ed anche l'enologo (che nel frattempo avevo coinvolto) si era decisi ad andare avanti. A quel punto bisognava scegliere un nome e fare l'etichetta. Mentre ero in autostrada e stavo tornando a Firenze da Poggiotondo mi è
venuto il nome.....C 66. In fondo è il mio vino: C per Cinzia e 66 per 1966 il mio anno di nascita (sul 66 Lorenzo dice che sta per i miei anni che sarebbero 66!). Il nome mi piaceva perchè volevo qualcosa di nuovo non il solo nome del podere, del paese o della mamma.
In clinica (io lavoro in una clinica come medico internista) ho chiesto ai miei colleghi: "vi piace C 66?". Purtroppo la risposta è stata devastante ed evito di scriverla.
Ora, l'etichetta: il bianco, il colore che preferisco, e il nero, che è la sua morte. Nessuno credo abbia mai fatto fondo nero con scritte bianche per un vino rosso (di solito è stato fatto fondo nero con scritte rosse). Anche se non fossi stata la prima a me piaceva così. Poi è venuta la ballerina perchè io da bambina volevo fare danza classica ed i miei genitiori, puntualmente, mi hanno iscritta ad un corso d'arpa. Poi una donnina sul retro come simbolo del riciclo (per dire che anche l'etichetta è tutta al femminile). E la capsula con la mia firma per concludere il mio capolavoro.
L'imbottigliamento l'ho fatto personalmente col cantiniere nel maggio 2009. Le prime bottiglie le ho fatte assaggiare alle mie amiche a Natale 2010. La prova è andata benissimo.
Per la guida di Maroni 2011, secondo il quale C 66 era il vino migliore, ho anche scritto una battuta su mio marito: visto che è il mio primo vino ed è venuto il migliore dell'azienda è bene che mio marito si ritiri a fare l'avvocato o a dipingere e faccia fare il vino a chi lo sa fare....
Il vino di Cinzia Chiarion, come scritto in precedenza, diverge dalla restante produzione aziendale per un maggiore facilità di approccio al bicchiere che si presenta con bei profumi di liquirizia, amarena, viola e un legno ancora un poco presente. A questi profumi più intriganti si associa un sorso abbastanza morbido, di media intensità, dove la sensazione di equilibrio è in via di definizione e la beva, soprattutto se il vino viene servito leggermente fresco, è facile e diretta, senza fronzoli. Prodotto in 666 esemplari, il C 66 fa due anni di botte grande. Brava Cinzia!
Il vino di Cinzia Chiarion, come scritto in precedenza, diverge dalla restante produzione aziendale per un maggiore facilità di approccio al bicchiere che si presenta con bei profumi di liquirizia, amarena, viola e un legno ancora un poco presente. A questi profumi più intriganti si associa un sorso abbastanza morbido, di media intensità, dove la sensazione di equilibrio è in via di definizione e la beva, soprattutto se il vino viene servito leggermente fresco, è facile e diretta, senza fronzoli. Prodotto in 666 esemplari, il C 66 fa due anni di botte grande. Brava Cinzia!
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