La Famiglia Antinori si dedica alla produzione vinicola da più di seicento anni per cui non è certamente un caso se Piero Antinori, intorno alla fine degli anni ’60, sull’onda del buon successo della commercializzazione del primo Sassicaia, decide di cambiare le cose nella zona del chiantigiano, un’area in crisi profonda sia dal punto di vista enologico che commerciale per gli stessi Antinori che non si rispecchiano nel vino che si produce in questa zona.
All’epoca si produceva un Chianti rosso estremamente blando, composto da una percentuale intorno al 20% di uva bianca che rendeva il prodotto finale estremamente facile e di scarsa qualità.
Bisognava cambiare, creare qualcosa di rivoluzionario e l’uomo giusto per raggiungere questo obiettivo era Giacomo Tachis che, va ricordato, a quel tempo lavorava con la famiglia Incisa, cugini degli Antinori, alla produzione del Sassicaia.
Antinori e Tachis, un connubio di menti lungimiranti che diedero vita ad un “Nuovo Chianti” abbandonando anzitutto l’ottocentesca pratica di utilizzare anche le uve bianche , retaggio di antiche necessità, riconducibili alla ricetta dettata dall’allora ministro dell’agricoltura Bettino Ricasoli.
Successivamente, si modificò la pratica di vinificazione, approfondendo l'allora semisconosciuta fermentazione malo lattica. Poi si cambiò anche la metodologia della maturazione e dell'invecchiamento che dovrà avvenire esclusivamente nelle barriques di allier, nuove, e non più nelle capienti, vetuste e storiche botti padronali. La maturazione, inoltre, non più di molti mesi ma verrà accorciata a circa 18 mesi con un successivo affinamento in bottiglia per altri dodici mesi, consentendo così un'evoluzione lenta e costante delle caratteristiche organolettiche del vino.
E’ il 1970, un anno di prove tecniche generali quando nasce il Chianti Classico Riserva vigneto Tignanello" vinificato per la prima volta da un unico cru, sposando Sangiovese con Canaiolo, Trebbiano e Malvasia.
Con l'annata 1971 nasce il primo vero Tignanello, non più un vino Doc ma un “semplice” vino da tavola che aprirà la strada al filone dei Super Tuscans.
Con l'annata 1975 le uve bianche sono state totalmente eliminate e sostituite da piccole percentuali di cabernet sauvignon e cabernet franc.
Dal 1982 la composizione del vino rimane invariata e rispecchia l’attuale con un 80% Sangiovese, un 15% Cabernet Sauvignon e un restante 5% di Cabernet Franc.
Oggi il vigneto Tignanello si trova su un terreno di 47 ettari esposto a sud-ovest, di origine calcarea con elementi tufacei, ad un'altezza tra i 350 e i 400 metri s.l.m. presso la Tenuta di Tignanello.
La vigna è tra le ultime a essere vendemmiate: i cabernet intorno al 20 di settembre e il sangiovese circa una settimana dopo. Le uve sono vinificate separatamente, la macerazione viene svolta in recipienti aperti in legno da 50 hl, con periodiche sommersioni del cappello. Durante questo periodo (circa 15 giorni per il sangiovese e 20 per i cabernet), si completa la fermentazione alcolica a una temperatura che non supera mai i 30°C. Il vino viene poi trasferito in barrique da 225 litri (nuove e di primo passaggio, Tronçais e Alliers), dove la fermentazione malolattica termina entro la fine dell’anno. I vini vengono poi travasati, assemblati e rimessi in barrique per un periodo che parte da 12 e arriva anche a 24 mesi, per poi essere imbottigliato e affinato per ulteriori 12 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.
Ogni volta che bevo questo vino, tranne in rare eccezioni, sono letteralmente sommerso di emozioni, le stesse sensazioni vibranti che hanno accompagnato la degustazione dell’annata 2001 che giudico una delle migliori di sempre di questo vino e che, senza ombra di smentita, elevano il Tignanello nell’olimpo dei migliori vini al mondo.
Il naso è qualcosa di abissale profondità, raffinatezza allo stato puro che, minuto dopo minuto, si concede regalando aromi di frutti di bosco, caffè, cacao amaro, liquirizia, cola, tamarindo, essenze vegetali ed una esplosività balsamica che si fondono tutte insieme attraverso una reazione alchemica di difficile comprensione per noi umani.
Alla gustativa conferma la sua magia, corpo, equilibrio e persistenza da applausi sono tutte note dello stesso spartito gustativo, unico e irripetibile come una sonata di Mozart.
330.000 bottiglie, è questo che meravigliosamente spaventa, una qualità diffusa che andrebbe assaporata fino all’ultima goccia.
Bisognava cambiare, creare qualcosa di rivoluzionario e l’uomo giusto per raggiungere questo obiettivo era Giacomo Tachis che, va ricordato, a quel tempo lavorava con la famiglia Incisa, cugini degli Antinori, alla produzione del Sassicaia.
Antinori e Tachis, un connubio di menti lungimiranti che diedero vita ad un “Nuovo Chianti” abbandonando anzitutto l’ottocentesca pratica di utilizzare anche le uve bianche , retaggio di antiche necessità, riconducibili alla ricetta dettata dall’allora ministro dell’agricoltura Bettino Ricasoli.
Successivamente, si modificò la pratica di vinificazione, approfondendo l'allora semisconosciuta fermentazione malo lattica. Poi si cambiò anche la metodologia della maturazione e dell'invecchiamento che dovrà avvenire esclusivamente nelle barriques di allier, nuove, e non più nelle capienti, vetuste e storiche botti padronali. La maturazione, inoltre, non più di molti mesi ma verrà accorciata a circa 18 mesi con un successivo affinamento in bottiglia per altri dodici mesi, consentendo così un'evoluzione lenta e costante delle caratteristiche organolettiche del vino.
E’ il 1970, un anno di prove tecniche generali quando nasce il Chianti Classico Riserva vigneto Tignanello" vinificato per la prima volta da un unico cru, sposando Sangiovese con Canaiolo, Trebbiano e Malvasia.
Con l'annata 1971 nasce il primo vero Tignanello, non più un vino Doc ma un “semplice” vino da tavola che aprirà la strada al filone dei Super Tuscans.
Con l'annata 1975 le uve bianche sono state totalmente eliminate e sostituite da piccole percentuali di cabernet sauvignon e cabernet franc.
Dal 1982 la composizione del vino rimane invariata e rispecchia l’attuale con un 80% Sangiovese, un 15% Cabernet Sauvignon e un restante 5% di Cabernet Franc.
Oggi il vigneto Tignanello si trova su un terreno di 47 ettari esposto a sud-ovest, di origine calcarea con elementi tufacei, ad un'altezza tra i 350 e i 400 metri s.l.m. presso la Tenuta di Tignanello.
La vigna è tra le ultime a essere vendemmiate: i cabernet intorno al 20 di settembre e il sangiovese circa una settimana dopo. Le uve sono vinificate separatamente, la macerazione viene svolta in recipienti aperti in legno da 50 hl, con periodiche sommersioni del cappello. Durante questo periodo (circa 15 giorni per il sangiovese e 20 per i cabernet), si completa la fermentazione alcolica a una temperatura che non supera mai i 30°C. Il vino viene poi trasferito in barrique da 225 litri (nuove e di primo passaggio, Tronçais e Alliers), dove la fermentazione malolattica termina entro la fine dell’anno. I vini vengono poi travasati, assemblati e rimessi in barrique per un periodo che parte da 12 e arriva anche a 24 mesi, per poi essere imbottigliato e affinato per ulteriori 12 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.
Ogni volta che bevo questo vino, tranne in rare eccezioni, sono letteralmente sommerso di emozioni, le stesse sensazioni vibranti che hanno accompagnato la degustazione dell’annata 2001 che giudico una delle migliori di sempre di questo vino e che, senza ombra di smentita, elevano il Tignanello nell’olimpo dei migliori vini al mondo.
Il naso è qualcosa di abissale profondità, raffinatezza allo stato puro che, minuto dopo minuto, si concede regalando aromi di frutti di bosco, caffè, cacao amaro, liquirizia, cola, tamarindo, essenze vegetali ed una esplosività balsamica che si fondono tutte insieme attraverso una reazione alchemica di difficile comprensione per noi umani.
Alla gustativa conferma la sua magia, corpo, equilibrio e persistenza da applausi sono tutte note dello stesso spartito gustativo, unico e irripetibile come una sonata di Mozart.
330.000 bottiglie, è questo che meravigliosamente spaventa, una qualità diffusa che andrebbe assaporata fino all’ultima goccia.
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