di Lorenzo Colombo
La Valle Camonica è conosciuta in tutto il mondo per le Incisioni Rupestri dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Unesco, meno conosciuta, perlomeno presso il grande pubblico, è la sua vocazionalità per la viticoltura praticata da circa 500 viticoltori che si occupano, generalmente nel tempo libero, di gestire i circa 140 ettari di vigneti dell’Igt Valcamonica. La viticoltura in queste zone è attestata sin dall’epoca romana, si è poi sviluppata nel basso Medioevo, periodo nel quale esistono molti documenti che attestano la presenza della vite e, con alti e bassi, si giunge al periodo delle grandi malattie, fillossera anzitutto, che arriva in zona nel 1887 riducendo drasticamente la superficie vitata. Il parziale recupero inizia nel primo Novecento per poi vedere nuovamente crollare la viticoltura negli anni Settanta a causa dell’abbandono dei vigneti a favore di un più redditizio e meno oneroso lavoro in fabbrica. Negli ultimi trent’anni si assiste ad un rinnovo dell’interesse per la viticoltura, con un progressivo recupero dei vecchi vigneti e con la richiesta, seppur limitata, di reimpianti.
L’IGT Valcamonica creata nel 2003 s’estende sul territorio di 25 comuni situati nella valle che dal Lago d’Iseo s’inerpica sino a Edolo ed è, dal punto di vista viticolo, suddivisa in tre macroaree che partono da Piancamuno – a pochi chilometri dal Lago d’Iseo- e in una quarantina di chilometri si spingono sino a Berzo Demo nella parte più a Nord della valle. Il disciplinare prevede la produzione di cinque tipologie di vino: Bianco, Bianco passito, Rosso e con l’indicazione dei vitigni Merlot e Marzemino mentre le uve più diffuse, oltre ai già citati Merlot e Marzemino, sono il Riesling renano, l’Incrocio Manzoni 6.0.13 ed il Müller Thurgau.
L’Agricola Vallecamonica di Alex Belingeri dispone di quattro ettari di vigna collocati su terrazzamenti su entrambi i versanti della bassa valle, i vitigni presenti sono Marzemino, Riesling renano, Incrocio Manzoni 6.0.13 oltre a vitigni PIWI, ovvero Bronner, Johanniter e Souvignier gris e vitigni antichi prettamente locali dai nomi dialettali: Ciass Negher, Baldamina, Valcamonec, Gratù e Hibebo. La produzione annuale è di circa 20.000 bottiglie suddivise su nove etichette.
Il vino in degustazione
Primo vino prodotto dall’azienda, prende il nome dal Convento della Santissima Annunciata nei pressi del quale, tra i 600 e gli 800 metri d’altitudine si trovano i vigneti di Incrocio Manzoni 6.0.13, il sistema d’allevamento è a Guyot basso con densità di 7.000 ceppi/ha e con resa di 60 ettolitri/ha, mentre il suolo è composto da sabbie con infiltrazioni d’argilla su un sottosuolo roccioso con presenza di fossili marini. Fermentazione e affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta sui lieviti per sette mesi. Le bottiglie prodotte sono 4.000.
Il colore è giallo-oro luminoso. Discretamente intenso al naso dove cogliamo note floreali e di frutta a polpa gialla, accenni di pera e mandorle uniti a leggeri sentori idrocarburici. Fresco, intenso e decisamente sapido, dotato di buona struttura e di bella verticalità, presenta accenni piccanti di zenzero, note fruttate dove emergono la mela e gli agrumi, buona la sua vena acida e lunga la persistenza.
Nota: L’azienda è conosciuta soprattutto per il VSQ Metodo Classico Nautilus Crustorico prodotto con l’utilizzo di oltre dieci vitigni a bacca rossa molti dei quali prettamente locali come i giù citati Ciass Negher, Baldamina, Valcamonec, Gratù e Hibebo, il vino s’affina per 48 mesi nelle acque del Lago d’Iseo.
Nessun commento:
Posta un commento