di Roberto Giuliani
Nasce nel 1990, come omaggio degli Antinori alla famiglia Della Gherardesca che era stata proprietaria della tenuta, da vigneti situati su suolo di origine alluvionale, da argillo-sabbioso a argillo-limoso, con presenza di agglomerato bolgherese (scheletro). Questa è la prima annata come DOC Bolgheri Superiore, in quanto è proprio nel 1995 che viene istituita la denominazione di origine.
L’uvaggio, come potete immaginare, è quello tipico di quest’area che si è sviluppata con l’intento di produrre vini di stile bordolese, con le uve e legni squisitamente francesi, parliamo quindi di cabernet sauvignon e franc, merlot e a volte anche una piccola quota di petit verdot, altre di syrah. Onestamente non ricordo quale composizione fosse stata scelta per la ’95, ma direi che non è rilevante.
Quello che conta, invece, è verificare se questo rosso che ha contribuito a fare la storia degli Antinori, è sopravvissuto a 28 anni dalla vendemmia (di cui 24 nella mia cantina).
Devo dire che il colore appare promettente, un granato ancora vivo e vigoroso, senza evidenti cedimenti al bordo; il tappo da 5 cm, del resto, ha svolto il suo ruolo egregiamente, lasciando intrappolato il liquido nei primi 3-4 mm e non mostrando alcun sentore anomalo. Bene, dopo una buona mezz’ora da quando l’ho versato nel calice, la curiosità è troppa e il mio prominente naso cerca di percepire qual è lo stato dell’arte di questo vino (comprato nel 1999 a 25mila lire): liberato dalle inevitabili chiusure iniziali, mi gratifica con toni che richiamano ancora il frutto, confettura di prugne e more, poi ciliegia sotto spirito, grafite, humus, spezie officinali, cuoio, sussulti d’incenso, tracce ematiche e ferrose, cardamomo e, solo alla fine accenni a funghi porcini e tartufi.
Giungo alla seconda fase, l’assaggio: le prime impressioni vanno sull’acidità e su un tannino quasi leggero, non sento una gran materia, al contrario il vino sembra giocato tutto sulla scioltezza, ci tengo a precisare che la gradazione tocca il valore 12,5, oggi praticamente scomparso fra i vini importanti. Tutto questo si traduce in una beva godibilissima, in un vino ancora vivo e di bella eleganza, forse sottile e non lunghissimo ma di notevole fascino, si riscatta alla grande se pensiamo che buona parte delle guide italiane non gli dettero valutazioni elevatissime, anche perché la ’95 non ebbe i fasti dell’osannata ’97.
Oggi questa ’95 è la testimonianza vivente che con i giudizi bisogna andarci sempre molto cauti…
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