Collazzi, il rosso toscano alla prova del tempo


di Stefano Tesi

Come diceva il titolo di un film bello ma poco conosciuto, “il vento fa il suo giro”. E a volte ti riporta laddove manchi da tempo, magari da così tanto tempo che tutto è cambiato. Oppure non è cambiato nulla, ma è mutato il contesto. L’effetto che mi ha fatto tornare ai Collazzi, la villa sulle colline fiorentine – secondo la vulgata, anzi, la più bella delle ville fiorentine – progettata del Rinascimento da un allievo di Michelangelo, Santi di Tito, è stato un po’ questo: la riscoperta di una sorta di familiarità perduta e di una motivazione nuova.


La motivazione era una verticale 2001- 2019 del “Collazzi”, il rosso igt Toscana nato qui negli anni Novanta (la prima vendemmia è del 1999) da un taglio di cabernet sauvignon, merlot, cabernet franc e, in seguito, di Petit Verdot, dal 2005 affidato senza soluzioni di continuità all’enologo Alberto Torelli. Ma anche farsi raccontare la vicenda della tenuta, storicamente della famiglia Marchi (400 ettari tra Impruneta, San Casciano e Scandicci, con 33 ettari di vigneto, 140 di oliveto e il resto a bosco), con le sue tante curiosità. Come quella di Ottomuri, il Fiano IGT Toscana (l’unico da questa varietà prodotto nella regione) ricavato da un’unica vigna sperimentale di galestrino e vendemmiata in tre tempi, piantata dove un tempo era stata una cava di argento.

Ma torniamo alla verticale.

Collazzi IGT Toscana 2019

Fa 24 mesi di barrique, per il 30% nuove e per il 70% di un anno.
Bellissimo colore rubino pieno, da cui emerge un riflesso bluastro intrigante. Al naso emergono molta gioventù e un frutto pieno, polposo, denso, accompagnato da una coda quasi salata. Sentori che si riversano puntualmente al palato, con una freschezza e un’acidità inattese. L’alcool è a 14,5° ma non si avverte troppo. Da aspettare.

Collazzi IGT Toscana 2015

Il colore è scurissimo, quasi impenetrabile, e il calore dell’annata emerge al naso con un accenno di sovramaturazione che però non intacca l‘evidenza delle pirazine del Cabernet Sauvignon, destinate a restare in primo piano. La sensazione di vino maturo si conferma in un palato asciutto e solenne, setoso elegante e con un finale di liquirizia.



Collazzi IGT Toscana 2008

Qui il Petit Verdot non era ancora entrato in scena. Il colore è un granato scuro, comunque integro. Al naso presenta marcate note terziarie di funghi freschi, muschio e sottobosco, ma è di discreta finezza e di una certa eleganza. Il tutto si conferma in bocca: il vino è severo, un po’ brontolone, evoluto ma ancora piacevole.

Collazzi IGT Toscana 2005

Ultima annata prodotta con legni americani: si vede e si sente. Di colore praticamente impenetrabile, al naso denuncia uno stile “antico” ma è ancora relativamente vivace e solido. Il balzo lo fa al sorso con una rotondità bella e rassicurante e un’agilità non banale, appena sporcata da un finale un po’ asciugante.

Collazzi IGT Toscana 2001

Rubino scuro e caldo, al naso è ovviamente evoluto ma si tratta di un’evoluzione elegante ed equilibrata che rende il bouquet godibile e fine, con un piacevole accenno di dolcezza e un gradevole tocco balsamico. Ed anche in bocca la piacevolezza non si dissipa, evidenziando sapidità, pienezza, una solida rotondità e qualche residuo di acidità.

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