Ventolaio, tutto il bello di Montalcino e delle sue vigne in altezza


di Carlo Macchi

Non ero mai andato al Ventolaio e un po’ la cosa mi bruciava, perché questa cantina era entrata prepotentemente nei radar di Winesurf più di venti anni fa, con uno strepitoso Brunello di Montalcino 2001.

credit: Partesa Wine

Ho appuntamento per le 9.30 ma sono in ritardo. E’ una cosa che non sopporto e così, per quantificarlo e comunicarlo, a Buonconvento metto il navigatore: 38 minuti. Penso che Google sia impazzito ma ha (ovviamente) ragione, perché da quando si lascia la strada asfaltata all’altezza del Passo del Lume Spento al momento in cui si arriva al Ventolaio passano buoni-buoni 15-16 minuti. In questi 15-16 minuti, tutti di strada bianca attorno ai 400/450 metri di altezza, vedo tantissimi nuovi vigneti quasi a perdita d’occhio, molti di questi piantati da cantine importantissime dell’enologia italiana, a dimostrazione che oramai a Montalcino più che il terreno conta l’altezza a cui si pianta.


Al Ventolaio, l’altezza c’è, (siamo attorno ai 450 metri) tanto che alcune annate dei primi anni 2000 sono state abbastanza sofferte, come in tutte le zone alte di Montalcino. Parlo solo di primi anni 2000 perché la famiglia Fanti è arrivata al Ventolaio negli anni ’90, e quindi i primi Brunello nascono proprio attorno all’inizio del nuovo secolo.

Maria Assunta Fanti

Mi accoglie Maria Assunta Fanti, moglie di Luigi e mamma di Manuele e Baldassarre: gli uomini sono in vigna. Camminando nella vigna di fronte alla casa capisco subito che anche Maria Assunta non disdegna per niente il lavoro di vigna, anche se il suo mondo è la cantina, anzi la nuova cantina.


Ma prima della cantina la vigna. Oltra alla vigna vecchia, la prima piantata e che è la mamma di quel 2001 di cui sono rimaste “ben” 2 bottiglie, piano piano sono arrivati a 8 ettari a Brunello, 2 a Rosso di Montalcino, e altri 8 tra Sant’Antimo e IGT. Le esposizioni sono sud/sud ovest con sesti d’impianto che, almeno nelle vigne più vecchie non si discostano dai 3000 ceppi per ettaro . “Su questo Luigi non ha mai voluto sentire ragioni. Ultimamente solo in un vigneto i ragazzi l’hanno convinto ad arrivare a 4000 piante.” Con il numero di ettari che hanno gli chiedo quanti operai ci sono in azienda e quando mi risponde “uno solo” mi convinco definitivamente che il Ventolaio è un’azienda familiare a 360°. Manuele e Baldassare sono nel vigneto pure di notte quando serve, anche se, guardando il loro parco macchine agricole, si avvalgono moltissimo della tecnologia e non disdegnano usare, per determinati vini, anche una modernissima vendemmiatrice.


Ho parlato di nuova cantina, il regno di Maria Assunta, che da quando ha scelto Maurizio Castelli come tecnico è ancora più coinvolta e convinta del suo lavoro. Nuova cantina sia come struttura che come macchinari: quasi tutto acciaio, con due sole grosse vasche in cemento che servono soprattutto per i tagli: fermentazioni molto tradizionali con macerazioni che possono arrivare anche ai 40-45 giorni. Ogni vigna ha la sua vasca e quindi ho potuto farmi un quadro della vendemmia 2022 prima che vada in legno. La cosa che mi ha stupito in questi vini grezzi è l’assoluta mancanza di sentori troppo maturi al naso: frutta rossa e nera matura c’è, ma con sensazioni fresche e in diversi casi fini note floreali. I tannini sono netti, ben definiti, per niente amari una sottesa freschezza fa da contraltare ad un corpo in qualche caso molto importante. Non sembra assolutamente la 2022 calda, asciutta, sicuramente difficile che abbiamo vissuto da pochi mesi, segno che oramai i produttori riescono a salvaguardare sempre meglio sanità e maturazione dell’uva in annate “estreme”.


L’assaggio delle ultime annate prodotte mi conferma che oramai il Ventolaio è perennemente sulla strada della qualità e se andate a dare un’occhiata ai voti della nostra guida vini ne avrete conferma. Per quanto riguarda i vini mi soffermerò soprattutto su quelli che noi non degustiamo per la guida.


Il primo dei fuori guida è lo Spiffero 2021, un rosato di sangiovese dal classico colore scarico provenzale ma dal nerbo tutto toscano. Frutta di bosco al naso ma soprattutto sapidità e decisione al palato. Un rosato per niente accondiscendente.


l’IGT Toscana Sentiero del Fante è un “rosso d’ingresso” (viene venduto in cantina a 10 euro) da provare per la finezza aromatica da vino superiore e un corpo di ottima profondità, sempre giocato su tannini dolci con sapidità in prima fila. Un vino che mi ha sorpreso piacevolmente.


Ho riassaggiato anche i loro Brunello 2017 nonché la Riserva 2016 e su questo c’è stato un “giallo” che mi sembra abbia bisogno di un approfondimento. In degustazione bendata è stato da noi considerata la migliore Riserva 2016 e con il suo punteggio di 90 punti (per noi un punteggio molto alto) è tra i migliori 12 vini rossi italiani. Mentre la riassaggio Maria Assunta assume un’aria strana e mi racconta che un importante giornale estero non solo ha valutato con un voto bassissimo questo vino ma ha anche detto che non “era adatto nemmeno per fare Brunello base”.


Indubbiamente noi di Winesurf abbiamo un sistema di valutazione diverso da tante altre guide/giornali italiani e esteri ma, avendo il vino nel bicchiere e non volendolo per forza lodare non si può però negare che abbia struttura, profondità, eleganza come minimo al pari di tante altre riserva 2016 e che anche al naso incarni perfettamente il sangiovese di Montalcino. Lo riassaggio due/tre volte, cerco di trovarci dei difetti o dei punti deboli ma non ci riesco. E’ un gran vino!


A questo punto mi rivolgo a voi lettori o ai colleghi per avere un giudizio su questa Riserva 2016. Se l’avete già assaggiata o se vi capita (ma vi consiglio di farlo capitare…) assaggiatela e fatemi sapere. Lascio Maria Assunta, la famiglia Fanti e il Ventolaio con la certezza di avere appena visitato una delle certezze enoiche meno conosciute di Montalcino.

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