Cantine Villa Dora e l'evoluzione nel tempo del suo Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano”

I vini vulcanici, negli ultimi tempi, stanno avendo un grande richiamo tra gli appassionati tanto che, nel 2012, è nata una vera e propria associazione per promuovere i c.d. “Volcanic Wines” attraverso degustazioni ed iniziative promozionali. Tra i tanti territori vulcanici italiani, che vanno da Soave a Pantelleria, probabilmente quello con le maggiori potenzialità di sviluppo e promozione si trova in Campania, nella zona del Vesuvio, vulcano ancora attivo che dal 1944 si trova in stato di quiescenza.


All’interno di questo areale, dove si pratica la viticoltura fin da tempi antichissimi e dove le viti sono talvolta ancora a piede franco, si trova una delle aziende più rappresentative del territorio:
Villa Dora. La sua storia nasce a Terzigno (NA), nel 1997, dal desiderio di Vincenzo Ambrosio che eredita dal nonno la passione per il vino del territorio al fine di orientare la produzione vitivinicola vesuviana verso standard qualitativi quanto più elevati possibile. Oggi, dopo oltre venti anni, quel sogno è diventato solida realtà grazie alla coltivazione, in regime biologico certificato dal CCPB di Bologna, di nove ettari di vigneti, tutti racchiusi tra le mura aziendali, coltivati sulla c.d. “schiuma di lava” mista a lapilli, ovvero l’insieme di rocce laviche derivanti dal susseguirsi delle eruzioni.

Vincenzo Ambrosio

I vigneti, per la maggior parte coltivati a pergola vesuviana e rigorosamente a piede franco, sono terrazzati su tre livelli, tutti esposti a sud-ovest con un’altitudine di 250-300 metri s.l.m., in un ambiente soleggiato e sempre ventilato, perfetto per la coltivazione di uve autoctone come piedirosso, aglianico, caprettone e falanghina, varietà antichissime tradizionalmente utilizzate per la produzione del Lacryma Christi del Vesuvio, il cui adattamento alle condizioni pedo-climatiche della zona è garantito da millenni di permanenza e di coltivazione.



Il motivo per cui amo particolarmente Villa Dora è legato al fatto che dal 2001, grazie all’ausilio di Roberto Cipresso, ha intrapreso un progetto assolutamente all’avanguardia per l’areale vesuviano e, in generale, per la Campania: produrre solo vini da invecchiamento, bianchi e rossi, con l’obiettivo di uscita sul mercato almeno dopo 2/3 anni la vendemmia.


Tra i vini prodotti più rappresentativi c’è sicuramente il Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano”, blend di caprettone e falanghina, che ho avuto il piacere di degustare, presso la FIS Roma, attraverso una verticale storica di undici annate guidata da Massimo Billetto.


Prima di entrare nel vivo della degustazione una precisazione dal punto di vista tecnico: caprettone e falanghina vengono fatte macerare in pressa per 6/8 ore in riduzione; fermentazione in acciaio con controllo della temperatura. Per la sola annata 2002 c’è breve passaggio in barrique di rovere francese per 3 mesi. Dopo una sosta in acciaio, sulle proprie fecce fini, per altri 6/8 mesi, il vino viene imbottigliato e poi commercializzato almeno tre anno dopo l’anno di vendemmia.


Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2017
: una delle annate più calde degli ultimi 15 anni restituisce un vino articolato nell’olfatto con sentori affumicati e minerali che aprono la via a sensazioni di ginestra e spezie. Sorso contraddistinto da importante forza glicerica che viene spezzata in due da una carica acido/sapida davvero inebriante che fornisce, nonostante tutto, grande bevibilità al questo bianco ancora non uscito in commercio.

Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2016: annata regolare e vino assolutamente diverso dal precedente grazie ad una maggiore estroversione. La mineralità vulcanica, timbro territoriale e costante di questo vino, stavolta gioca e viene quasi messa da parte da una carica fruttata e floreale di grande ampiezza che viene amplificata da una scia mentolata, di erbe aromatiche, molto pronunciata man mano che il questo bianco si apre con l’ossigenazione. Sorso elegantissimo, misurato, tipico ed armonico in ogni aspetto, con chiusura salmastra persistentissima.

Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2015: annata più calda della media e un vino che si caratterizza per un panorama aromatico di pietra focaia ed erbe aromatiche impreziosito da the nero, spezie gialle, zafferano soprattutto, e sensazioni iodate. Quando accarezza il palato si rivela corposo e saporito anche se crolla leggermente a centro bocca non fornendo la consueta e lunga persistenza sapida.

Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2014: annata contraddistinta, causa piogge e basse temperature, ad un calo della produzione del 25% in Campania. Il vino molto originale sembra essere impossessato da due anime. Al naso, infatti ha un bouquet aromatico molto matura che ricorda le spezie dolci, il frutto bianco sciroppato, la cera d’api e la canfora. Sembra una evoluzione olfattiva quasi da distillato. Al gusto, invece, sorprende per freschezza, dinamismo e tensione acido/sapida.


Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2013
: vendemmia decisamente bella, dove la qualità è andata a braccetto con la quantità. Al naso evoca sensazioni succose di agrumi e frutto della passione, poi esce la nota di sambuco, timo per virare, con l’ossigenazione nel bicchiere, verso una leggera terziarizzazione dove ritrovo le spezie dolci orientali e la noce. Al gusto è assolutamente coerente col naso, ha grinta e carattere con una capacità importante di riempire la bocca simile alla 2016. Molto interessante il contrasto dolce\amaro tra la frutta dolce e succosa e la sensazione minerale, quasi iodata, che va ad equilibrare il tutto.

Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2009: vendemmia che può definirsi in Campania decisamente importante con diverse punte di eccellenza. Se qualcuno, dopo questo salto temporale di quattro anni, si aspettava un vino stanco e terziarizzato è sicuramente rimasto piacevolmente deluso perché questo Lacryma Christi del Vesuvio, dopo oltre dieci anni dalla sua vendemmia, sembra rinascere sempre più forte e deciso. Naso assolutamente integro, senza cedimenti, finemente minerale e avvolto da articolati sentori di resina, glicine, foglie di the e sensazioni di erboristeria e finocchietto selvatico. Il sapore è ancora ricco, vivace, accarezza ed avvolge come una coperta invernale tutte le papille gustative lasciando a noi degustatori un finale lungo e salino. Grande vino! Nota a margine: prima vendemmia di Fabio Mecca, attuale consulente enologo.

Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2008: grazie ai continui ammodernamenti dei sesti di impianto e ai numerosi interventi in vigna ed in cantina votati alla qualità e voluti da Roberto Cipresso, qua al suo ultimo anno di consulenza, si è arrivati ad una 2008 decisamente originale con un profilo olfattivo e gustativo molto austero ed essenziale, quasi da grande bianco mitteleuropeo. I profumi del vino, infatti, richiamano la torba, il tabacco da pipa, il the nero, il floreale giallo secco e lo iodio. Al sorso è pieno, piacevole, salino, fresco e di grande persistenza salmastra. Un vino intimo, quasi da meditazione.


Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2006
: un’annata abbastanza regole e un vino ancora vivace il cui profilo olfattivo, molto complesso, sembra una sorta di riassunto aromatico dei vini precedenti visto che ritrovo, non in maniera gridata, la frutta gialla esotica, le erbe aromatiche, le foglie di the, la pietra focaia, il sambuco, la ginestra, il tabacco da pipa e chi più ne ha più ne metta. Il sorso conferma eleganza, sapidità e avvolgenza. Forse il finale non è così travolgente ma con un vino così possiamo anche perdonare questa piccolissima pecca…

Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2005: vendemmia di grande qualità e un vino dove si intercettano inizialmente aromi molti suadenti di crema pasticcera, lievito, cannella, zafferano per poi virare decisamente, grazie al giusto tempo di ossigenazione nel bicchiere, in profumi più rigorosi di idrocarburo e canfora. Al gusto è maturo, bilanciato, graffiante ancora di acidità e mirabolanti tensioni sapide nel finale.


Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2003
: l’andamento anomalo di questa annata, caratterizzata da una prolungata siccità, ha dato vita ad un vino dove l’armatura olfattiva, decisamente compressa come capita spesso nelle annate calde, si muove tra effluvi di frutta gialla matura, speziatura dolce e sensazioni autunnali di noce e tabacco. Al gusto la struttura non è così incatenata come mi aspettavo, il vino sembra meno imbalsamato grazie ad un sorso condito da elementi speziati e minerali intervallatati da intarsi acidi che rendono la beva spedita e sorprendentemente vibrante.


Lacryma Christi del Vesuvio DOC Bianco “Vigna del Vulcano” 2002
: la vendemmia, come tutti sappiamo, è stata fredda e piovosa anche se in Campania, grazie ai suo tanti microclimi, è stata più clemente soprattutto sul Vesuvio dove le vecchie vigne hanno dato il loro valore aggiunto riuscendo ad autoregolarsi producendo poca uva ma di qualità. Il vino in questione ha un corredo olfattivo molto originale di uva macerata, infusi di erbe aromatiche, noce, cera d’api, terra rossa, humus, curry. Al gusto avvolge il palato con sensazioni decisamente morbide di yogurt e agrume candito che stemperano con sapore e decisione una lunga scia salmastra che, fortunatamente, tende tutto ad armonizzare.

La verticale completa. Foto di Roberto Greco


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