“Terra fertile l’Irpinia, terra di acqua e di vino, figlia
del Lupo, orgogliosa delle proprie tradizioni e della sua storia. Orgogliosa come noi che in questa
terra, nella nostra terra, abbiamo deciso di portare avanti l’attività di famiglia”.
A questi due ragazzi, che assieme avranno poco più della
mia età, l’onere e l’onore di portare avanti l’importante rinnovamento
dell’azienda che dal 2009, con la costruzione della nuova cantina sita a Raiano
di Serino (AV) e la contestuale acquisizione di vigneti di proprietà
(all’inizio quasi tutte le uve provenivano da conferitori locali), sta cercando
sempre più di ritagliarsi uno spazio importante nel panorama del vino italiano.
Fortunato Sebastiano, Brunella e Federico Basso |
L’azienda gestisce oggi circa 27 ettari di vigneti dove troviamo piante di fiano (circa 11 ha), greco (7 ha) e aglianico (9 ha) che in questo caso non è frazionato in tante parcelle ma, al contrario, è presente in un unico corpo all’interno del Comune di Castelfranci.
Coadiuvati Fortunato Sebastiano (consulente agronomico ed
enologico) e da Raffaele Del Franco (marketing) abbiamo ripercorso la storia
recente di Villa Raiano attraverso una doppia verticale del Fiano di Avellino
“Alimata” e del Fiano di Avellino “Ventidue” che, grazie alle differenze tra i
due terroir, sono estremamente rappresentativi del territorio irpino che
Brunella e Federico vogliono sempre più valorizzare.
Alimata è il nome della contrada del comune di Montefredane in
provincia di Avellino che si incontra salendo verso il paese sul versante della
collina che guarda ad Est. Qui, a 350 metri s.l.m., si trova la vigna di due
ettari, datata 1995, piantata su suolo argilloso estremamente tenace. La
vinificazione è semplice ma sviluppata su tempi lunghi: avviene in tini di
acciaio dove affina sulle fecce fini per 12 mesi a cui seguono ulteriori 12
mesi di affinamento in bottiglia.
Per la verticale sono state degustate le seguenti annate:
2013, 2014, 2015 e 2016.
Villa Raiano –
Fiano di Avellino DOCG “Alimata” 2013:
l’annata, i più esperti lo sanno bene, in Irpinia ha regalato vini di
grandissima qualità grazie ad un settembre/ottobre dove il caldo ha risolto una
prima parte di stagione con qualche pioggia di troppo. Dal punto di vista
organolettico anche i neofiti del vino, mettendo il naso nel bicchiere,
potranno accorgersi che davanti a loro c’è un Fiano di Avellino pazzesco per
intensità e complessità di aromi che spaziano dall’idrocarburo all’agrume fino
ad arrivare alla nocciola quasi tostata. Un ventaglio di sensazioni che ritrovo
anche al sorso assolutamente didattico per larghezza, lunghezza e coerenza.
Villa Raiano –
Fiano di Avellino DOCG “Alimata” 2014: annata
piovosa, decisa in cantina a livello di cernita delle uve che sono state
vendemmiate attraverso raccolte scalari. Rispetto al precedente vino il naso in
questo caso è decisamente più “scarico”, senza troppi orpelli, ma non manca
comunque di una certa eleganza che prende più le forme nordiche che campane.
Sorso decisamente agrumato, salino, verticale, godurioso per chi come me ama la
sostanza alla forma.
Villa Raiano –
Fiano di Avellino DOCG “Alimata” 2015: annata
non facile, caratterizzata prima da grandinate e poi da un caldo decisamente
sopra la norma. Fiano di Avellino decisamente materico, giocato più sulla
frutta e sul vegetale che sulle “classiche” note tostate rappresentative del
terroir di Montefredane. Alla beva è generoso ma al tempo stesso decisamente
equilibrato e pronto per la beva.
Villa Raiano –
Fiano di Avellino DOCG “Alimata” 2016: annata
decisamente bizzarra caratterizzata da gelate (fine aprile) e da tempo
instabile fino ad autunno inoltrato che hanno delineato una raccolta eterogenea
e leggermente tardiva. Il vino è ancora giovanissimo, scalpitante, ricco di
spunti aromatici dove la frutta gialla sembra soggiogata da un tappeto di erbe
aromatiche, dove ritrovo la salvia, il finocchietto selvatico, a cui seguono
sbuffi di camomilla romana. Al sorso è vivacissimo, fresco, accogliente e
decisamente dissetante in quanto causa beva compulsiva.
Il Fiano di Avellino
“Ventidue” prende il nome dal numero dei chilometri per giungere dalla
cantina aziendale fino al comune di Lapio, altra zona vocatissima per la
produzione di Fiano che, grazie al particolare terroir, è sempre dotato di
grande struttura rispetto a quelli prodotti in altre zone irpine. La vigna di
Lapio, di un ettaro e datata 1990, è posta a 450 metri s.l.m. su terreni
argillo-calcarei ricchi di arenarie gialle. Giunte in cantina, le uve vengono
delicatamente lavorate con una breve macerazione sulle bucce per poi affinare
prima 12 mesi sulle fecce fini in tini di acciaio a cui seguono, come per il
Fiano di Avellino precedente, 12 mesi si affinamento in bottiglia.
Per la verticale sono state degustate le seguenti annate: 2013,
2014, 2015 e 2016.
Villa Raiano –
Fiano di Avellino DOCG “Ventidue” 2013: in
questa grande annata il territorio di Lapio si sviluppa ai massimi livelli al
naso dove l’impatto della frutta gialla matura e succosa il cui abbraccio
caloroso è appena stemperato da tocchi di bergamotto e spezie gialle. Al sorso
si conferma un vino avvolgente, poderoso ma, al tempo stesso, ricco di
equilibrio e precisione e con un finale lungo e sapido, quasi ammandorlato.
Villa Raiano –
Fiano di Avellino DOCG “Ventidue” 2014: pensi
all’annata, pensi a quanto percepito con l’”Alimata” ed invece ti trovi
spiazzato perché ancora una volta Lapio ha preso il sopravvento regalando un
vino decisamente complesso e ricco di sfumature aromatiche. Non c’è nulla di
nordico in questo “Ventidue”, tutto riporta alla sua terra di origine e la
bottiglia, se non state attenti, finisce in un amen grazie ad un equilibrio di
precisione millimetrica.
Villa Raiano –
Fiano di Avellino DOCG “Ventidue” 2015: probabilmente
è la bottiglia che mi ha convinto di meno delle due batterie ma non per
l’impatto olfattivo, molto equilibrato e complesso e giocato su sensazioni di
frutta e fiori gialli, ma per una fase gustativa abbastanza segnata da un
calore sovrabbondante e da una persistenza non ai massimi livelli. Peccato
perché avevo letto recensioni decisamente migliori della mia. Problemi di
bottiglia?
Villa
Raiano – Fiano di Avellino DOCG “Ventidue” 2016: concludiamo alla grande la degustazione con questo vino che, seppur
ancora in fasce, regala presente già radioso dove la mela golden, la pera
matura, le erbe aromatiche e le spezie gialle sono già tutte disposte in parata
per regalarci briosità ed avvolgenza. Al sorso è sapido, vibrante e decisamente
materico. E’ un Fiano di Avellino buono oggi ma sicuramente ancor più splendido
tra qualche anno. Da lasciare in cantina e riaprire nel 2022 dura.