di Angelo Peretti
Tenuta Roveglia, la proprietà della famiglia Zweifel-Azzone a Pozzolengo, è una delle migliori e più note realtà del mondo produttivo del Lugana, a sud del lago di Garda, sulle argille. Conosco bene anche il potenziale d’invecchiamento dei bianchi che si ottengono da quelle parti. Sono stato tra i primi a scriverne. Di recente della longevità dei Lugana che si fanno alla Roveglia ho avuto ulteriore conferma in una verticale cui mi ha dato l’opportunità di partecipare Paolo Fabiani, che da lungo tempo gestisce quelle vigne.
In particolare, ho trovato riscontro della bellezza per così dire contrastante di due annate tanto dissimili tra loro come il 1996 e il 2003.
Del 2003 credo che quasi tutti ricordino la torrida estate, che ha dato in genere uve stramature povere d’acidità e vini che faticano a tenere il passo del tempo. Ebbene, in Lugana si fecero invece dei bianchi che seppero mantenere tensione, e ancora adesso, pur talvolta vagamente anomali nei toni fruttati, sanno dire la loro.
Il 1996 fu al contrario stagione fresca e piovosa, e ci fu anche precchia grandine, e tutto questo s’è tradotto in vini che erano in origine quasi scorbutici, per rivelarsi poi bellissimi con gli anni. In Lugana la ritengo la migliore annata che io abbia avuto modo sin qui di testare, con bottiglie di giovinezza tuttora assoluta.
Adesso dico dei vini assaggiati alla Tenuta Roveglia. Sono le bottiglie “base”. Fino a qualche anno fa il vino si chiamava solo Lugana, ora s’è aggiunta la dicitura Limne, ma è sempre il loro “base”.
Adesso dico dei vini assaggiati alla Tenuta Roveglia. Sono le bottiglie “base”. Fino a qualche anno fa il vino si chiamava solo Lugana, ora s’è aggiunta la dicitura Limne, ma è sempre il loro “base”.
Vado in ordine di assaggio.
Lugana Limne 2010 Tenuta Roveglia
Cominciano già ad affiorare quelle note d’idrocarburi che conosco nei Lugana che invecchiano. Fu annata calda, il 2010, e sotto il frutto tropicale affiora qualche vena di stanchezza, ed è il prezzo da pagare. In più, ho dubbi sulla tenuta del tappo, per entrambe le bottiglie aperte.
(78/100)
Lugana 2008 Tenuta Roveglia
Che bello quel frutto giallo intersecato da rinfrescanti memorie balsamiche e officinali, e ci trovo la mentuccia, il finocchietto, e poi il cedro. Ma c’è anche tanto sale, assolutamente gardesano, assolutamente luganista. Sottili le venature minerali, che usciranno.
(88/100)
Lugana 2005 Tenuta Roveglia
Il frutto tropicaleggia, con quelle note d’ananasso e di mango, e compare netta la pietra focaia in un gradevole mix. C’è tuttavia una traccia vanigliata e la presenza acida non è in particolare spolvero, il che mi fa dire d’una bottiglia ormai quasi a fine corsa, ed è un peccato.
(82/100)
Lugana 2003 Tenuta Roveglia
Ho chiesto io d’aprirlo questo 2003, sostenendo come a mio avviso quella fosse stata annata dei miracoli in Lugana. Ho vinto la sfida, ché è vino davvero bellissimo. Ha spettacolare sapidità e un frutto che quasi si mastica e tracce d’idrocarburo. Un grande Lugana d’annata calda.
(90/100)
Lugana 2002 Tenuta Roveglia
Acidissimo, certo, com’è caratteristica d’una vendemmia piovosa e grandinata come quella del 2002. D’accordo, il vino fatica a prendere il volo, e sembra un po’ piccolino dopo l’opulenza del 2003, ma non c’è parvenza di stanchezza e la sapidità è fascinosa. Esile, ma piacevole.
(85/100)
Lugana 1996 Tenuta Roveglia
Eccolo qua, il ’96. Per l’ennesima volta ho avuto riprova della grandezza di quest’annata in terra luganista. Verdolino nel colore (a vent’anni!), somiglia quasi a un Riesling tedesco con quella freschezza, quel sale, quel frutto giallo, quel kerosene. Bianco austero e splendido.
(92/100)