Produttore:”Assolutamente no, pur non essendo un’azienda certificata Bio in vigna usiamo solo rame e zolfo e, in generale, solo prodotti organici. Ripeto, solo se c’è necessità, altrimenti non diamo nulla”.
Quante volte, durante le mie visite in cantina, ho sentito questo ritornello dalla maggior parte dei produttori che, in maniera più o meno convinta, non avevano timore a bollare come diaboliche tutte le pratiche volte ad usare pesticidi all’interno del loro vigneto.
Sono stato sempre fortunato oppure sono state tante le volte che sono stato preso in giro?
La risposta me la do ogni volta che leggo i risultati delle indagini tese a scoprire cosa mettiamo nel nostro organismo ogni volta che mangiamo e, in questo caso, beviamo un vino.
Il tema non è nuovo. Già nel 2008 se ne occupò la trasmissione Report all’interno della quale Francois Veilleret, esponente di Pesticides Action Network Europa, attaccò senza mezzi termini la grande produzione francese dichiarando testualmente: “Con i nostri colleghi europei abbiamo analizzato qualche decina di bottiglie di vino rosso e abbiamo mostrato che il 100% dei vini che deriva da viticoltura intensiva conteneva residui di pesticidi. In questo vino di Borgogna abbiamo trovato 5 differenti pesticidi. Questi, per esempio, sono possibili cancerogeni, ma anche questo, questo è tossico per la riproduzione e lo sviluppo del feto e questo interferisce con gli ormoni.Questo per la Borgogna. Per il Bordeaux abbiamo trovato una bottiglia contaminata con …uno, due, tre, quattro …9 residui differenti, un cocktail tossico. A livelli a volte molto alti come per questo Bordeaux di alta qualità, c’era un livello di Pirimetanil di 233,8 microgrammi per litro che è 2 mila 333 volte il limite ammesso nell’acqua, nell’acqua da bere, di rubinetto. Più di 2 mila 300 volte, inaccettabile per una sostanza classificata possibile cancerogena”
Dopo due anni le cose non sono migliorate, anzi.
L’ultima ricerca pubblicata su Repubblica svela che, per quanto riguarda i prodotti derivati come il vino, su un totale di 1435 campioni, il 2,7% risulta irregolare (era pari a zero lo scorso anno) e ben il 9,3% (+2,8% rispetto al 2008) presenta più residui. In particolare vino e pane sono i prodotti che presentano le principali irregolarità: rispettivamente dell'1,9% e dell'8,8%. Invece, miele e vino presentano il maggior numero di residui.
Tutto qua? No. L’indagine svela che in Friuli Venezia Giulia tre campioni di vino sono risultati contaminati da Procimidone, un fungicida considerato potenzialmente cancerogeno secondo l'Epa, l'agenzia di protezione ambientale degli Stati Uniti, ma non nell'Unione Europea.
Da segnalare, poi, che fino al 30 aprile 2011 alcuni prodotti a base di Rotenone, un insetticida bandito dall'Ue, sono consentiti per l'impiego sulle colture di mela, pera, pesca, ciliegia, vite e patata.
A tutto questo schifo aggiungo una provocazione per i produttori Bio: siete sicuri che il vostro vicino che bombarda il vigneto con tutti i pesticidi del mondo non stia contaminando anche voi? Purtroppo contro il vento che porta certe sostanze c’è poco da fare. O no?
Quante volte, durante le mie visite in cantina, ho sentito questo ritornello dalla maggior parte dei produttori che, in maniera più o meno convinta, non avevano timore a bollare come diaboliche tutte le pratiche volte ad usare pesticidi all’interno del loro vigneto.
Sono stato sempre fortunato oppure sono state tante le volte che sono stato preso in giro?
La risposta me la do ogni volta che leggo i risultati delle indagini tese a scoprire cosa mettiamo nel nostro organismo ogni volta che mangiamo e, in questo caso, beviamo un vino.
Il tema non è nuovo. Già nel 2008 se ne occupò la trasmissione Report all’interno della quale Francois Veilleret, esponente di Pesticides Action Network Europa, attaccò senza mezzi termini la grande produzione francese dichiarando testualmente: “Con i nostri colleghi europei abbiamo analizzato qualche decina di bottiglie di vino rosso e abbiamo mostrato che il 100% dei vini che deriva da viticoltura intensiva conteneva residui di pesticidi. In questo vino di Borgogna abbiamo trovato 5 differenti pesticidi. Questi, per esempio, sono possibili cancerogeni, ma anche questo, questo è tossico per la riproduzione e lo sviluppo del feto e questo interferisce con gli ormoni.Questo per la Borgogna. Per il Bordeaux abbiamo trovato una bottiglia contaminata con …uno, due, tre, quattro …9 residui differenti, un cocktail tossico. A livelli a volte molto alti come per questo Bordeaux di alta qualità, c’era un livello di Pirimetanil di 233,8 microgrammi per litro che è 2 mila 333 volte il limite ammesso nell’acqua, nell’acqua da bere, di rubinetto. Più di 2 mila 300 volte, inaccettabile per una sostanza classificata possibile cancerogena”
Dopo due anni le cose non sono migliorate, anzi.
L’ultima ricerca pubblicata su Repubblica svela che, per quanto riguarda i prodotti derivati come il vino, su un totale di 1435 campioni, il 2,7% risulta irregolare (era pari a zero lo scorso anno) e ben il 9,3% (+2,8% rispetto al 2008) presenta più residui. In particolare vino e pane sono i prodotti che presentano le principali irregolarità: rispettivamente dell'1,9% e dell'8,8%. Invece, miele e vino presentano il maggior numero di residui.
Tutto qua? No. L’indagine svela che in Friuli Venezia Giulia tre campioni di vino sono risultati contaminati da Procimidone, un fungicida considerato potenzialmente cancerogeno secondo l'Epa, l'agenzia di protezione ambientale degli Stati Uniti, ma non nell'Unione Europea.
Da segnalare, poi, che fino al 30 aprile 2011 alcuni prodotti a base di Rotenone, un insetticida bandito dall'Ue, sono consentiti per l'impiego sulle colture di mela, pera, pesca, ciliegia, vite e patata.
A tutto questo schifo aggiungo una provocazione per i produttori Bio: siete sicuri che il vostro vicino che bombarda il vigneto con tutti i pesticidi del mondo non stia contaminando anche voi? Purtroppo contro il vento che porta certe sostanze c’è poco da fare. O no?
Ah, dopo tutto questo, la risposta alla prima domanda mi è più chiara!!