Le migliori carte dei vini di Roma secondo Il Messaggero

La vetrina del buon bere: Una grande rivoluzione culturale ha attraversato negli ultimi anni il mondo del vino e della ristorazione. Il passaggio dal “bianco o rosso dottò?” alla carta dei vini moderna, ricca di sezioni, divisa per regioni o per vitigni, ha rappresentato un salto di qualità per i clienti dei ristoranti. Il fenomeno di una selezione diffusa, legata anche al menù, nasce in Francia e si sviluppa dal XIX secolo, in Italia il passaggio arriva da Torino e dalla corte sabauda. Passaggio importante perché introduce anche la rottura del monopolio dei vini di Francia nelle occasioni di parata. Il secondo fenomeno vistoso è la nascita e il consolidamento professionale nel nostro paese della figura del sommelier, professionista del vino preparato per adeguare la sua proposta di etichette a un pubblico sempre più preparato. Il terzo fenomeno fondamentale è derivato dalla nascita di una grande cucina italiana con una valorizzazione di prodotti, ricette, ma anche di vini perduti o dimenticati. Oggi, in un mercato sempre più affollato di proposte, la costruzione di una bella carta dei vini è atto di responsabilità, ma soprattutto una scelta culturale. Il senso profondo è di superare lo spirito dell’enciclopedia, e cercare le eccellenze del proprio territorio, freschezze, acidità, strutture a seconda dello stile della carta. Importantissimi i ricarichi, e la capacità di accontentare i clienti gourmet anche con proposte al bicchiere. 

LA PERGOLA

Più di 50mila bottiglie, una profondità di annate che scende fino all’800 per alcuni grand crus e su tutto la grandissima esperienza di un sommelier pluripremiato come Marco Reitano: insomma tutto quello che serve a rendere indimenticabile l’esperienza della cucina a tre stelle del magico Heinz Beck. Via Cadlolo 101
tel. 06/35092152 – Roma
Prezzo sui 200 euro

IL CONVIVIO TROIANI
Ad assecondare il talento di Angelo Troiani ai fornelli ci pensa il fratello Massimo, selezionatore attento e competente con una cantina di oltre 3000 etichette. Molte le scoperte, sempre notevole il settore francese e una sezione di distillati con vere rarità. Vicolo dei Soldati 26 tel. 06/6869432 – Roma
Prezzo sui 100 euro

SETTEMBRINI
Luca Boccoli è un sommelier di grande talento, capace di imporre un gusto, piuttosto che rincorrere le mode. Bella, anche da leggere, oltre che estremamente raffinata la sua carta dei vini, ricca di sorprese, anche con buon rapporto prezzo qualità, e con una sezione di Bourgogne di grande seduzione.Via L. Settembrini 25
tel. 06/3232617 - Roma
Prezzo da 35 a 70 euro

ACHILLI ENOTECA AL PARLAMENTO
In questa storica enoteca a due passi dai Palazzi della politica i clienti possono scegliere direttamente dagli scaffali (senza ricarico aggiunto) da una scelta sterminata di bottiglie, compresi millesimi rari di Italia e di Francia e grandi distillati.Via dei Prefetti 15
tel. 06/6873446 - Roma
Prezzo sui 60-80 euro

CASA BLEVE
Anacleto Bleve è stato un pioniere del vino di qualità a Roma e oggi coi figli Alessandro e Antonio continua con una grande selezione del meglio d’Italia e del mondo. Notevolissima la selezione di distillati, con whisky e rum con pochi rivali.Via del Teatro Valle 48.
tel. 06/6865970 – Roma
Prezzo da 35 a 70 euro

ROSCIOLI
Salumeria-chic, forno, magnifico interprete di piatti romani e non solo: ma questo indirizzo dietro Campo de’ Fiori, grazie a una talentosissima brigata capitanata da Maurizio e dal “Meneghino” riesce a stupire con grande selezione di vini, anche al calice, di Italia e del mondo (notevole la selezione di Riesling).Via dei Giubbonari 21
tel. 06/6875287 - Roma
Prezzo sui 35-70 euro

OLIVER GLOWIG
Un albergo raffinato e uno chef di grande rigore e talento creativo sono la cornice giusta per trovare anche una carta dei vini molto ricca di etichette sorprendenti, compresa una sezione dedicata alle bollicine di Francia e d’Italia davvero notevole.Via Aldrovandi 15
tel. 06/3216126 – Roma
Prezzo sui 100 euro

AGATA E ROMEO
Romeo Caraccio, passionale e grintoso, sa accompagnare con grande talento i piatti della cucina della moglie Agata con una cantina pluripremiata con tanta Toscana, Piemonte e, su tutti, Bordeaux.Via Carlo Alberto 45
tel. 06/4466115 - Roma
Prezzo sui 70-90 euro

IL CEPPO
La cantina di questo storico ristorante dei Parioli è profonda e ricca, con una selezione accurata e raffinata anche degli emergenti grazie al talento di Caterina, la figlia delle titolari, sommelier di solida e raffinata competenza.Via Panama 2
tel. 06/8419696 – Roma
Prezzo sui 65 euro

TRIMANI
Carla Trimani porta tutta la sua passione nella centenaria enoteca di famiglia accostando i prodotti di nicchia e la cucina semplice, ma pensata del wine bar ad etichette che attraversano le migliori novità della Penisola, toccando anche lidi lontani, dal Cile alla Nuova Zelanda, Dall’Australia al Sud Africa e al Libano.Via Cernaia 37b
tel. 06/4469630 – Roma
Prezzo sui 35-50 euro

Siete d'accordo o manca qualcosa?

Gianfranco Soldera querelato ed espulso dal Consorzio del Brunello di Montalcino!!


Il Consorzio del Brunello di Montalcino, ritenendo fortemente lesive le affermazioni di Gianfranco Soldera riportate dal Corriere della Sera del 26 marzo scorso, ha deciso di sporgere una querela per diffamazione nei confronti del Soldera stesso. La querela che sarà presentata presso la procura di Milano riguarda la parte dell’intervista rilasciata dal proprietario dell’Azienda Case Basse in cui giudicava come  “irricevibile e offensiva, una truffa al consumatore” la proposta del Consorzio di donargli - a seguito dello sversamento del vino contenuto in botte nelle fogne da parte di un dipendente - il “vino della solidarietà” con bottiglia ed etichetta diversa.

Come sottolinea il Presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci “riteniamo la querela un atto dovuto per tutelare l’immagine dei produttori, del Brunello e di tutto il territorio di Montalcino. Ci riteniamo profondamente offesi e danneggiati da queste ed altre affermazioni negative sul Consorzio e sui produttori fatte da Soldera a margine della vicenda che lo ha visto coinvolto. La nostra è un’azione presa dopo che, a gran voce, i produttori hanno chiesto un gesto forte nei confronti di chi offende l’onorabilità e il lavoro di ognuno di loro. Non esiste altra lettura della nostra decisione e questo lo sottolineiamo con forza ed una volta per tutte”.

A seguito della querela il Consiglio del Consorzio ha deciso anche di espellere a termine di statuto ed in via immediata Gianfranco Soldera - che anche se dimissionario avrebbe fatto parte del Consorzio stesso fino al 2015 – per comportamenti di gravità tali da rendere incompatibile l’ulteriore partecipazione al Consorzio.

Ritornando sull’oggetto della querela Bindocci desidera ribadire come “sia incomprensibile che si bolli come truffa un gesto verso cui inizialmente con comunicato stampa Soldera stesso aveva mostrato “il nostro sentito ringraziamento”. La frase di Gianfranco Soldera per intero è: “Volevano donarmi il vino: avrei dovuto imbottigliarlo come mio non sapendo da dove venisse. Proposta irricevibile ed offensiva una vera e propria truffa al consumatore”. Il Consorzio sottolinea come volesse essere un gesto simbolico e di solidarietà dal momento che la sua azienda aveva subito un grave danno a seguito dell’atto vandalico.

“Quello che ci preme sottolineare – conclude Bindocci - è che la frase riportata dal Corriere della Sera così come i toni da lui usati e le illazioni prive di fondamento fatte sempre nel corso di quella intervista hanno danneggiato in modo considerevole l’immagine del Brunello e del suo territorio, una delle eccellenze italiane nel mondo”.

Il "Soldera Gate" come ha chiamato la situazione il Blog del Consorzio va avanti. Aspetteremo le mosse di Soldera che temo abbia riso alla notizia.


Monica Larner sostituisce Antonio Galloni a "The Wine Advocate". Potere alle donne del vino!


E' ufficiale, tutti i rumors che giravano questi giorni sulla Rete sono stati confermati dal Tweet di Monica Larner che, immagino felice, ha confermato il suo ingresso alla corte di Robert Parker.

Sono contento due volte, uno perchè è brava e, secondo, è romana di adozione per cui spero di poterla incontrare in qualche degustazione organizzata nella mia città. Magari la invito a quelle che organizzo...non si sa mai.

Nel frattempo le porgo i miei più sentiti auguri nella speranza che riesca sempre più a valorizzare il vino italiano nel mondo.

P.s.: cara Monica, ti prego, il vino del Lazio conta su di te. C'è speranza in questa Regione!

Boca Le Piane, una verticale storica in onore di Antonio Cerri

Quando senti parlare Christoph Künzli di Boca comprendi fin da subito che, la sua, è una storia di amore con un territorio e il suo vino. Con gli occhi emozionati ama ripetere spesso che: ”quando ho conosciuto la regione viticola di Boca, ho compreso immediatamente che questa terra era davvero unica per la qualità dei suoi vini e per la bellezza del paesaggio, immerso nei boschi del Parco Naturale Monte Fenera. L’incontro con Antonio Cerri, uno degli ultimi produttori seri dell’area, mi ha convinto poi di creare qui la mia azienda vinicola per ritrovare e sviluppare vini di un terroir, a mio avviso, unico nel centro Europa. Vini inconfondibili nel loro carattere deciso, concentrati ma allo stesso tempo di grande eleganza e finezza, complessi nel profumo e nel gusto, longevi e che si sviluppino nel tempo”.

La zona del Boca

Boca si trova in provincia di Novara, tra la valle Sesia e il lago d’Orta, ad un passo dalle Prealpi e al centro di quella zona chiamata Alto Piemonte che, nel XIX secolo, era una delle zone vinicole più importanti di Italia con i suoi 40.000 ettari vitati.
Quando Christoph, che allora faceva solo l’importatore di vini, ed Alexander Trolf, suo amico ed enologo, arrivarono più di venti anni fa a Boca la situazione era ben diversa: l’industrializzazione degli anni ’50 aveva svuotato di manodopera le fertili colline dove i vigneti, ormai incolti, cedevano il passo al bosco e all’incuria generale. Alla fine degli anni ’90 a Boca gli ettari vitati erano meno di 10, la sua storia ed il suo vino rischiavano l’estinzione.
Antonio Cerri, illuminato produttore della zona, all’epoca era l’ultimo baluardo di una resistenza enologica che il mercato di quegli anni stentava a capire, il suo vino era in grande sofferenza commerciale tanto che le botti vecchie che custodiva gelosamente in cantina erano stracolme di Boca di vecchie annate. Compiuti 80 anni aveva deciso di ritirarsi, con la morte nel cuore, non voleva più combattere contro chi non aveva senso estetico, contro chi ricercava nel vino solo colore e concentrazione. Li conosciamo bene gli anni ’90…..
Cerri, però, non aveva fatto i conti con questi simpatici ed alternativi svizzeri che, durante una degustazione, rimasero talmente folgorati dal Boca del Cerri che vollero subito conoscerlo.
Christoph capì subito le intenzioni del vecchio vignaiolo che gli ripeteva continuamente"Quando morirò, Boca muore con me!!".


Il grande Cerri con sua moglie

Troppo triste per esser vero e così, con molta fatica, Künzli e Trolf (morto purtroppo per un incidente nel 1998) convinsero Cerri a farsi dare in gestione prima il vigneto (“Campo delle Piane”, 0,6 ettari di Spanna di età superiore ai 50 anni) e poi la cantina. In seguito acquisirono altri piccoli appezzamenti di terreno, piantando nebbiolo e vespolina, fino ad arrivare agli attuali 8 ettari comprendenti anche splendidi vigneti centenari di croatina.
Antonio Cerri muore nel 1997 ma il Boca, grazie a Christoph ed Alexander, non morì con lui. Nel 1998, dopo una pausa di circa 5 anni, viene commercializzata la prima annata di Boca Le Piane dell’era Künzli.


Christoph Künzli durante la verticale

Durante la piacevole serata, in compagnia di 20 integerrimi appassionati, abbiamo degustato:

Le Piane - Mimmo 2010: è l'ultimo nato della casa ed è un omaggio a Domenico (Mimmo) storico collaboratore dell'azienda che è venuto a mancare poco tempo fa. Il vino è un blend di nebbiolo (70%), croatina (25%) e vespolina (5%) e fa della grande piacevolezza di beva il suo punto forte. Un vino da tavola di grande interesse e che sono sicuro avrà il meritato successo.


Mimmo e il suo...Mimmo

Le Piane - Colline Novaresi DOC - 2008: sarà la Terra, sarà Christoph o chissà che altro ma a Boca sembra che anche la croatina sia dotata nel DNA di classe innata. Künzli ha selezionato le migliori uve da vigneti vecchi fino a 100 (!!!) anni situati nelle posizioni storiche di Montalbano, Traversagna e Santuario e, unendo un 30% circa di nebbiolo, ha dato vita ad un vino morbido, caratterizzato da tanta frutta rossa, tabacco e spezie. In bocca è fresco, levigato, di buona progressione e persistenza. Un'altra scommessa vinta e un altro contributo a rivalutare le uve tradizionali degli splendidi vigneti di Boca.

Le Piane - Boca 2008: figlio di una delle migliori annate degli ultimi tempi, a parere di Christoph seconda solo alla 2012, è un vino che nonostante la gioventù si fa apprezzare per una grande eleganza di fondo caratterizzata da un equilibrio circense e da un tannino morbido e setoso. Pericolo in fase di beva per essere allo stesso tempo trascinante e psicadelico. 

Le Piane - Boca 2004: avevamo due bottiglie di questa annata, due molto buone mentre quella che avevo io non era molto performante. Rispetto alla precedente annata paga decisamente dazio, il vino è sicuramente più complesso visto che oltre alla frutta rossa, ancora integra, si percepiscono sensazioni di ruggine, viola macerata, legna da ardere, spezie nere. In bocca tradisce un pochino essendo forse meno tridimensionale della 2008, vino molto verticale che paga una persistenza non da record. I miei compagni, come detto, avevano una bottiglia migliore per cui, se fossero loro a scrivere, avrebbero dato giudizio ben più trionfalistici.



Boca - Campo delle Piane 1990: è uno degli ultimi vini fatti dal Cerri, dimenticato volutamente in botte grande per circa 10 anni e imbottigliato da Christoph come atto d'amore verso quest'uomo e questo vino che è splendido. Lo anticipo. Colore granato, ancora vivissimo, al naso pare di stare di fronte ad un grandissimo Barolo. Quando dico questo Christoph mi riprende e con voce calma ma decisa mi risponde che:"No, siamo di fronte ad un grandissimo Boca...". Il naso è stupefacente per ampiezza e freschezza, sa di agrume, pompelmo rosa, incenso, fiori rossi da diario, menta e poi, e poi......Bocca di classe eterna, austera, ancora caratterizzata da un tannino graffiante e una spina acida di grande fattura. Non lascia mai il palato. Commovente.

Boca - Campo delle Piane 1985: molto simile alla precedente annata per integrità e ventaglio aromatico. L'unica differenza, a mio parere, era data da una splendida nota minerale che, come una cornice, racchiudeva tutte le sensazioni odorose del vino che mai, e dico mai, scadevano in un terziario poco fine. Christoph ha ripetuto spesso durante la cena che il Boca non vira mai verso sentori, ad esempio, di dado da brodo. Altra osservazione: questi vini sono stati aperti almeno due ore prima di essere degustati e, in tutto questo tempo, nonostante l'età, non si sono mai seduti ma, anzi, si sono dimostrati sempre all'altezza migliorando e cangiando col passare dei minuti. Chapeau!!




Boca - Campo delle Piane 1975: Christoph mi ha spedito tre bottiglie di questa annata. La prima lo spedizioniere me l'ha disintegrata. La seconda sapeva di tappo . La terza, purtroppo, non era all'altezza in fase gustativa. Quando si dice la sfiga.... 


Disastri....

Boca - Campo delle Piane 1961: quando ho cominciato ad aprire questo vino ero pienamente cosciente che il mio gesto andava oltre la semplice apertura di una vecchia bottiglia. Sapevo perfettamente che quel Boca era probabilmente il pezzo più pregiato dell'eredità storica e morale di Antonio Cerri. Un pezzo della sua vita tra le mie mani. Appena aperte e scaraffate le due bottiglie che avevo a disposizione, tutta la stanza ha cominciato pian piano ad essere invasa dall'odore incredibile di questo Boca dal colore ancora fisso sul vivo granato. Giuro, ancora mi commuovo al ricordo. Più passava il tempo e più il vino si apriva, respirava, prendeva forma e sostanza, si trasformava, stregava. Riflettendoci, immedesimandomi nel Cerri, ho capito in quel momento, davanti a quel vino, la sua frustrazione, la sua rabbia. Un Boca così andrebbe osannato, gridato e mai dimenticato, sottovalutato, rinnegato. Come fai a non inebriarti con le sue sensazioni di rosa, arancia, iodio, canfora, terra, grafite, unguenti balsamici. In bocca è un altro capolavoro, è vivissimo, fresco, setoso, inebriante. Alla cieca gli daresti almeno venti anni di più visto che il tannin è ancora ben presente ed integrato in una struttura salda e per nulla traballante. Persistenza lunghissima, sapida, eterea. Un altro monumento al vino italiano senza se e senza ma.



Trasparenze del '61..

Gianfranco Soldera produrrà il Toscana IGT 2006. Preparate, intanto, oltre 200 euro...

E vabbè, diciamolo, alla fine tutte le profezie attorno al vino di Gianfranco Soldera che in molti, me compreso, davano per scomparso per oltre cinque anni si sono rivelate quasi del tutto infondate.
A rallegrare gli animi degli appassionati, speculatori compresi, c'ha pensato lo stesso vignaiolo che in data 23 marzo ha pubblicato questo comunicato stampa con cui, sostanzialmente, annuncia lo scampato pericolo per parte del vino delle annate che vanno dal 2006 al 2012. Evviva, Evviva.


La notizia bomba di queste ore, invece, riguarda la nascita di un nuovo vino dell'azienda Case Basse, un IGT Toscana 2006, sangiovese 100% affinato 64 mesi in botte grande che, secondo il portale Montalcino News, verrà venduto in 6500 esemplari a fianco al Brunello Case Basse 2006 che Heres a rimesso in distribuzione in questi giorni.



Per i patiti del "voglio sapere tutto di questo vino", l'IGT sarà corredato di scheda tecnica, che potete scaricare al seguente link, dove si può trovare ogni informazione sui lieviti usati in fermentazione (Kloeckera apiculata e Metschnikowia pulcherrima che poi vengono, già dal terzo giorno, sostituiti dai più forti e comuni Saccharomyces cerevisiae), sul profilo antocianinico e sensoriale, eseguito col metodo del Trial Test condotto dal prof. Luigi Odello, e sulla tracciabilità molecolare il cui studio è stato condotto stavolta dalla dottoressa Rita Vignani dell'Università degli Studi di Siena.

Il costo del vino? Una bella sorpresa per tutto gli appassionati che dovranno sborsare almeno 220 euro per acquistare questo sangiovese.

Complimenti al marketing di Case Basse che, ormai, ha "brandizzato" il nome Soldera a scapito delle nostre tasche. Purtroppo, a questi prezzi, Soldera diventerà per me solo un vecchio ricordo.

Grazie a tutti.


Oscar del vino 2013: sotto il cielo AIS Roma e Bibenda nulla di nuovo!

Evviva, anche quest'anno sono state annunciate le nomination per gli Oscar del Vino 2013. Presentazione in pompa magna con un Ricci baldanzoso per aver vinto la causa contro l'Academy che rivendica l'utilizzo esclusivo del termine Oscar.

Devo dire che mi sono divertito a leggere le varie candidature che mi sono parse molto "Prima Repubblica del Vino" visto che troviamo nomi come Feudi di San Gregorio, Jermann, Tasca d'Almerita, Castello della Sala, Bellavista, Antinori, etc, etc.

Fonte: Bibenda.it

Per carità, ci sono anche degli outsider come D'Araprì, Fattoria San Francesco o Valle Reale ma, per il resto, se apro la guida Duemilavini 2000 i premi sono sempre gli stessi. 

Sul perchè, poi, si insista su certe cantine meglio glissare, vorrei evitarmi querele unitili....

Ci sono poi i premi a sorpresa che verranno dati il giorno stesso della cerimonia, tipo miglior enologo, migliore innovazione del vino e migliore comunicazione televisiva sul vino.

Faccio le mie previsionì, così, a caso: tra i migliori enologi qualcuno che ha organizzato un evento all'AIS Roma e come innovazione del vino mettiamo il Wine Reserch Team. Scommettiamo che....

Ecco, comunque, le nomination annunciate e che potete votare a questo link:

MIGLIOR VINO BIANCO: Chardonnay 2010 Tasca d'Almerita; Cervaro della Sala 2010 Castello della Sala; Vintage Tunina 2010 Jermann.

MIGLIOR VINO ROSSO: Bolgheri Sassicaia 2009 Tenuta San Guido; Amarone della Valpolicella 2003 Quintarelli; San Leonardo 2007 Tenuta San Leonardo.

MIGLIOR VINO ROSATO: Five Roses Anniversario 2011 Leone De Castris; Il Rogito 2010 Cantine del Notaio; Ciro' Rosato Ronco dei Quattroventi 2011 Fattoria San Francesco.

MIGLIOR VINO SPUMANTE: Franciacorta Gran Cuvee Brut 2007 Bellavista; Gran Cuvee XXI Secolo 2007 D'Arapri'; O.P. Pinot Nero Brut 1870 Gran Cuvee Storica 2008 Giorgi.

MIGLIOR VINO DOLCE: Passito di Pantelleria Bukkuram 2011 Marco De Bartoli: Bacca Rossa Passito 2008 La Palazzola; Alto Adige Moscato Rosa 201 Franz Haas.

MIGLIOR ETICHETTA: Trebbiano d'Abruzzo Vigna Capestrano 2010 Valle Reale; Bolgheri Superiore Grattamacco 2009 Grattamacco; Piancastelli 2009 Terre del Principe.

MIGLIOR VINO DI GRANDE QUALITA'/PREZZO: Franciacorta Cuvee Prestige Ca' del Bosco. Roero La Val dei Preti 2010 Matteo Correggia. Lacrima di Morro d'Alba superiore 2010 Stefano Mancinelli.

MIGLIOR AZIENDA VINICOLA: Antinori con Tignanello 2009; Feudi di San Gregorio con Fiano di Avellino Pietracalda 2011; Podere Castorani con Jarno Rosso 2008.

MIGLIOR OLIO RACCOLTO 2012: Frantoio Muraglia; Biologico Monterisi; Raggiolo denocciolato Felsina.


Le Casalte, il Vino Nobile di Montepulciano con la tenacia e l'orgoglio di Chiara Barioffi

Il fango si attacca alle scarpe, il vento freddo mi entra tra i vestiti ma non posso tornare indietro, Chiara è già dieci metri avanti a me e, quando si trova da queste parti, sembra non subire fatica ed intemperie.
"Quando mi trovo a Quercetonda sento che c'è qualcosa di diverso nell'aria, è per questo che con la mia famiglia abbiamo scelto questa terra come sede di elezioni del Cru aziendale ". Me lo ripete spesso Chiara da quando sono a Le Casalte, non mi vuole convincere e non ne ha bisogno, cerca solo di farmi entrare nel suo mondo per qualche attimo.
Quando arriviamo nel punto migliore per apprezzare tutti i 6 ettari del vigneto Quercetonda divisi tra filari (4.5 ettari) ed alberello (1.5 ettari) allora sì, ti rendi conto che questo è un posto speciale. Il sole, che improvvisamente si fa largo tra le nuvole nere scaldandoci con i suoi raggi, conferma la tesi. 

Chiara sorride.

Le Casalte non è un'azienda certificata "bioqualchecosa" ma, se si cammina tra queste vigne di prugnolo gentile (il primo ettaro piantato nel 1992, gli altri tra il 1998 e il 2001) noti che la gestione del vigneto segue criteri agronomici di grande saggezza contadina. 
Facendomi osservare l'inerbimento tra i filari di alberello Chiara mi spiega che:"Non uso diserbi di alcun tipo, vivendoci a stretto contatto, tratto il vigneto SOLO se ce ne è bisogno e uso in questo ambito esclusivamente rame e zolfo. Rivendico il diritto di non appartenere a nessun gruppo in particolare, di fare vino a modo mio, credendo in me stessa e nei miei vigneti. Come convinzione, sono molto biologica, biodinamica e naturale, ma non faccio parte di nessuno di questi club. Non solo. Tocco le viti solo con le mani dell'uomo e non con le macchine, cerco di sentire il vigneto ed i vini con la pancia più che con le analisi (anche se le guardo sempre con estrema attenzione perchè fidarsi di se stessi va bene, ma una conferma scientifica mi piace averla). Ah, ultima cosa: là sotto c'è il fiume. Sai che abbiamo rinunciato a vitare quella parte di collina per evitare di trattare contro la muffa che inevitabilmente attaccherebbe quelle uve?".






In lontananza vediamo un cavallo che corre. Chiara ci confida, nostalgica, che ne possedeva uno nel lontano 1995, ed è grazie all'amore verso questo animale che ha cominciato a passare i fine settimana a Montepulciano assieme ai suoi genitori.
Le Casalte, infatti, è stata acquistata da suo padre Guido e sua madre Paola nel 1975, inizialmente era un vecchio casale toscano abbandonato ma, col passare degli anni, diventò  una vera e propria azienda vinicola.
"Quello che Le Casalte sono oggi lo devo tutto a mio padre che, essendo bancario, inizialmente non aveva alcuna intenzione di vendere vino. Inizialmente lo faceva per sè e per gli amici, poi, per rientrare di alcuni investimenti fatti, cominciò a vendere le uve alle aziende del luogo. La passione e i successi furoni tali che cominciò a studiare agronomia ed enologia e così, tra tante difficoltà, nel 1979 è uscita la prima annata del Nobile di Montepulciano.




Chiara, nonostante la sua giovane età, dopo aver affiancato suo padre è alle redini dell'azienda da circa 20 anni. E' decisa, ha le idee chiare, e durante questi anni ha perseguito obiettivi di grande spessore qualitativo che, purtroppo, non tutti i consulenti enologi che l'hanno affiancata si sono dimostrati all'altezza dei suoi sogni. 
La svolta stilistica è avvenuta solo a partire dal 1999 quando entrano a far parte della famiglia Paolo Salvi con la supervisione del compianto Giulio Gambelli. Un sodalizio che, materialmente e spiritualmente, continua fino ad oggi con grande soddisfazione per tutti.



E' tempo di ritornare, ci sono degli amici che aspettano in cantina, un luogo che, nel corso degli anni, pur essendosi ampliato ed ammodernato, ha sempre mantenuto un profilo di grande tradizione e rigore. Vinificazione in acciaio e maturazione in botti grandi (dai 15 ai 34 Hl) per un anno, nel caso del Rosso di Montepulciano, e due anni per Nobile e Quercetonda. La Riserva, quando è prodotta, affina per tre anni. La famiglia Barioffi ha anche una piccola produzione di Vin Santo, non prodotti tutti gli anni, che affina in caratelli di legno per almeno 10 anni.



Durante il nostro tour in cantina Chiara ci parla delle difficoltà climatiche di questi anni:"Purtroppo il caldo delle ultime annate non ci sta dando una mano, ed è per questo che ho preferito uscire con l'annata 2011 solo col Rosso e, tanto per fare un altro esempio, non uscire per nulla con la 2009 perchè non mi rispecchiavo il quel vino. Certo che se continua così sarà dura anche perchè le spese qua a Le Casalte sono alte e non diminuiscono mai.....".

Girando notiamo tutti, su una vasca, la targhetta "2012". Ma non era un'annata calda quella dello scorso anno? Chiara sorride, pensava di non produrla ma, come dice lei stessa, "pensavo venisse un vino di scarso valore, le viti lo scorso anno erano in grande sofferenze, ed invece, non chiedetemi perchè, la Natura ci ha messo lo zampino e ha dato questo vino. Attenzione, va valutato in prospettiva visto che è ancora in vasca..."

Aveva ragione, il (vino atto a diventare) Nobile di Montepulciano 2012 spillato ha un bel colore violaceo e ha un'espressione di frutto intensa, nobile, ma della calura non si sentono cenni. In bocca è già rotondo, ampio, lungo, cavolo se promette....



Visto che siamo in cantina, e in attesa di degustare i vini imbottigliati, verifichiamo anche le condizioni dell'annata 2010 che ci viene servita nelle due varianti, Nobile di Montepulciano e Quercetonda. Pur essendo giovanissimi, andranno in bottiglia tra breve, sono già buoni e riconoscibili, con un Quercetonda che mette una marcia in più grazie ad una profondità ed ad una complessità che lascia ben sperare per un futuro ricco di premi. 

Chiara sorride.

Il vino le piace e sa che è un grande risultato per lei.




Saliamo tutti in casa, sopra un tavolone ci aspettano tante bottiglie, nuove e vecchie annate da scoprire.

Il Quercetonda 2007 si fa notare subito tutti per la sua grinta e la sua progressione. Ha un naso molto scuro, compatto, fatto di frutta selvatica e visciola. In bocca ha un corpo importante ma la freschezza dona equilibrio e sobrietà. Tannino ben integrato. La sapidità finale accompagna il finale di beva.

Il Quercetonda 2006, da annata più fresca della precedente, è invece un vino che ti conquista subito per i profumi più intensi di frutta e fresca balsamicità, per la bocca intensa e profonda che si avvale di un tannino raffinatissimo ed una lunghezza da primo della classe. Ad oggi è un grandissimo bere.



Tra i vari vini degustati successivamente, sicuramente l'acuto maggiore l'ha eseguito il Nobile di Montepulciano 1998, bottiglia che ha anche una storia particolare visto che il vino è stato fatto da Guido Barioffi in solitaria in quanto il rapporto con Cipresso, suo enologo per qualche anno dopo Bernabei, era cessato pochi momenti prima della vendemmia?.
Bene, sarà felice il papà di Chiara di sapere che tutte le ore buttate sui libri per imparare l'arte della vinificazione sono state spese alla grande, il Nobile è ancora bello vispo, integro, austero quanto basta e un sorso davvero entusiasmante visto che tutte le componenti della struttura, dai tannini all'acidità, sembrano cesellate da mani esperte ed artigiane. Una grande sorpresa e un grande vino, una rivalsa per chi non credeva nel progetto Le Casalte.


E' ora di mettersi in viaggio verso Roma ma, a Chiara, viene riservata una grande sorpresa: un bellissimo millefoglie di arrivederci. La ragazza se lo merita davvero e darà a noi appassionati, in futuro, ancora tante soddisfazioni!! 




Angelo Gaja Presidente della Repubblica? Oh my god!!

Senza offesa per Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, l’Associazione delle Enoteche Italiane, però quello che ho letto in giro spero sia solo una mera provocazione per farsi sana pubblicità perchè, al contrario, candidare Angelo Gaja come Presidente della Repubblica significherebbe sminuire ed oltraggiare il ruolo della massima carica istituzionale italiana.


Cosa ci garantirebbe Gaja? Franco Ricci come premier? Più degustazioni per tutti?

Terraneo, lei è a conoscenza dei poteri che la Costituzione (art. 87) attribuisce al Presidente? 

Ecco l'elenco:

Può inviare messaggi alle Camere
Indice le elezioni delle nuove Camere e ne fissa la prima riunione
Autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo
Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti
Indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione
Nomina, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato
Accredita e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere
Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere
Presiede il Consiglio superiore della magistratura
Può concedere grazia e commutare le pene
Conferisce le onorificenze della Repubblica
Ce lo vedete il nostro produttore a presiedere le nostre forze armate mentre parla al telefono con Obama o Putin?
Ce lo vedete a parlare con Grillo, Berlusconi e Bersani su chi ci dovrebbe governare?
Seriamente, Gaja è un grande produttore e sicuramente è una figura di autorevolissima del mondo del vino italiano, una nostra bandiera nel mondo enologico ma, all'interno di una fase politica ed economica così delicata, vorrei che il Parlamento facesse altre scelte. 
Non si scherza con la crisi che stiamo vivendo tutti noi e Terraneo lo dovrebbe sapere.
Ah, volete sapere le motivazioni a sostegno della candidatura lanciata da Terraneo? Eccole!
"Ci piacerebbe proporre la candidatura di Angelo Gaja, una delle personalità più significative del mondo del vino, alla Presidenza della Repubblica Italiana".
E' questo l'appello che Andrea Terraneo, Presidente di Vinarius, l'associazione delle Enoteche Italiane, rivolge a tutte le componenti singole e associative della filiera agroalimentare.
Settantatre anni, piemontese, produttore di vino in Langa, a Montalcino, a Bolgheri, Angelo Gaja è in assoluto una delle personalità del vino italiano più conosciute al mondo. Ha straordinarie caratteristiche umane e morali e possiede il carisma necessario per rivestire un ruolo tanto importante. 
Il suo è certamente un nome nuovo, in quanto non è stato coinvolto nelle passate gestioni amministrative del Paese Italia.

"Gaja -spiega Terraneo- rappresenta tutti gli italiani in quanto cittadino, lavoratore, simbolo di eccellenza. È uomo di spicco del mondo agroalimentare, e per Vinarius, in un momento economico tanto complesso, è una vera risorsa avere un candidato di tale levatura per il ruolo di Presidente della Repubblica".

L'idea nasce dall'analisi che Vinarius fa dell'attuale momento di crisi economica e sociale. 

"Da questa crisi - continua per conto di Vinarius, Andrea Terraneo- si può uscire puntando alla costruzione di un nuovo sistema economico e produttivo che ponga al primo punto l'utilizzo di quella che è la maggiore ricchezza del paese, ovvero il patrimonio culturale che attualmente è valorizzato solo in minima parte. Un patrimonio che vede ai primi posti le eccellenze dell'agroalimentare, dal vino alla gastronomia, all'artigianato. Inoltre il made in Italy gode nel mondo di straordinaria attenzione, cosa che contribuisce ad aprire nuovi canali di affermazione del nostro stile di vita con tutto ciò che esso comporta in termini di sviluppo. A questo si aggiunga che la richiesta pressante, emersa anche dalle ultime consultazioni elettorali, è che la cosiddetta società civile metta a disposizione, per l'amministrazione della cosa pubblica, personaggi che non siano coinvolti con la partitocrazia degli ultimi trent'anni. Per tutti questi motivi Angelo Gaja ci appare come il candidato ideale, il personaggio che assorbe tutte le caratteristiche necessarie per rappresentare l'Italia nel mondo".

Nasce Bibenda Tv: nuovi volti enotelevisivi cercasi!

Franco Ricci, sempre lui, ha dato il via alla trasmissioni di BIBENDA TV, la televisione via web che per tutto il mese di aprile proporrà 4 numeri zero.

La notizia più succosa l'ho letta nell'ultimo numero di Bibenda7 dove c'è scritto testualmente che:"la Redazione è pronta a ospitare chiunque dei nostri lettori voglia dire la sua. BIBENDA TV ospiterà tutti coloro che desiderano dare un contributo “mettendoci la faccia”.

Per partecipare basta mandare mail a bibendatv@bibenda.it


Oddio, la voglia di partecipare e dire due paroline a Ricci ce l'avrei ma sono sicuro che non riuscirei a varcare la soglia dello studio di registrazione.

Voi, invece, partecipereste e, nel caso, cosa vorreste dire?

C'è un vino del Lazio che spopola negli Stati Uniti. Lo sapevate?

Strana la vita. In Italia la mia Regione, il Lazio, enologicamente parlando, conta come il due di coppe quando regna bastoni mentre da altre parti, negli Stati Uniti, c'è un IGT Lazio che sta letteralmente spopolando. 
Sono bravi loro o siamo delle capre noi a valorizzare il nostro patrimonio? Sicuramente gli americani ci sanno fare, come i francesi sono maestri nel marketing e questa bottiglia dimostra tutta la loro abilità nel vendere.
Il nome del vino, infatti, è già di per sè una provocazione. 

Si chiama "If You See Key", lo spelling di una parola inglese che un pò tutti conosciamo: FUCK
Un vino che ti manda a quel paese ovviamente non può passare inosservato ed infatti, per essere venduto nello stato del New Hampshire, c'è stato bisogno di una decisione della State Liquor Commission’s, sentenza duramente criticata da due consiglieri dello Stato americano che ritengono l’etichetta controproducente per il turismo locale:“non è certo il tappetino di benvenuto che il turista si aspetta arrivando da noi: abbiamo bisogno di standard ben più elevati”.

Fonte: http://www.huffingtonpost.com

Il vino, prodotto dalla Hundred Acre Winery del vulcanico Jayson Woodbridges (considerato da Robert Parker tra "i più individualisti e non convenzionali produttori della California"), oltre a provocare punta su un deciso e furbetto richiamo territoriale visto che viene venduto con la seguente dicitura:"Coming from the Lazio region of Italy, just south of Rome, the grapes are being nurtured by a climate very similar to the one you'll find here in the Napa Valley with warm summer days and cool nights".

Quindi, traducendo al volo, il Lazio rappresenterebbe una sorta di nuova Napa Valley visto che il clima è molto simile. Capito???????

Fonte: acevola.blogspot.com

Ah, non vi ho parlato dell'uvaggio. Si tratta di un vino a base Cabernet Sauvignon con piccole aggiunte di Petit Verdot e Primitivo. Ok, non saranno vitigni propriamente autoctoni ma da queste parti, nel Lazio, ho visto piantare anche di peggio.

La cosa che conta, secondo me, è che ci sia qualcun altro nel mondo che sta valorizzando il "marchio" Lazio sfruttandone anche tutte le potenzialità. 
Noi, invece, da queste parti stiamo ancora fermi alle guerre tra Strade del Vino ed a un paio di paginette di recensioni sulle principali guide.

Quando cominceremo a svegliarci? Non dico di produrre il vino che ti manda a fanculo ma qualche rudimento di marketing territoriale sarebbe importante che venisse insegnato a tanti vignaioli ed aziende del Lazio.

Jayson Woodbridge. Fonte: Drink Business.com

Negli Stati Uniti il vino sta vendendo tantissimo (costa circa 20$), l'Huffington Post gli ha dedicato un articolo, Robert Parker ne ha parlato, lo scandalo del nome e relative polemiche mantengono alta l'attenzione mentre noi, nel Lazio, a malapena raggiungiamo due paginette di vini recensiti nelle guide.


Franco Biondi Santi è morto. Il Vinitaly gli dia il giusto omaggio!

Strano inizio di 2013. 

Più che strano direi una merda.

Quest'anno si è portato via già Jannacci, Califano, Mennea, il mio amico Simone ed ora Franco Biondi Santi.

Fonte: Luciano Pignataro

Molti, oggi, l'hanno soprannominato "il custode del Brunello" ma, per me, era anche altro. Un vero signore, prima di tutto, un grande esteta ed un rivoluzionario del vino. Solo se hai tutti questi requisiti puoi produrre un vino che è il punto di riferimento per ogni vignaiolo che si rispetti. Di ogni latitudine e longitudine di Italia!

Ecco, domani il Vinitaly dovrebbe dedicargli un minuto di raccoglimento e, se fossi un produttore, la prima cosa che farei è quella di attaccare la foto di Biondi Santi all'interno del mio stand. In segno di rispetto perchè oggi, direttamente o indirettamente, molto di ciò che sono lo devo a questo visionario del sangiovese.


Investire in vino? Mica male!


Un bicchiere di vino può aiutare a scacciare la tristezza per la crisi, ma può anche fare bene al portafogli. L'indice di Borsa mondiale del settore vinicolo elaborato da Mediobanca, una rarità nel panorama finanziario mondiale che raggruppa 46 società quotate attive nel settore del vino (tutte estere, dagli Usa alla Cina all'Australia alla Nuova Zelanda), dal gennaio del 2001 ad oggi ha registrato una performance positiva del 175%, quasi cinque volte tanto le Borse mondiali, che hanno segnato nello stesso periodo un progresso del 37,4%. Lo riporta l'Indagine sul settore vinicolo realizzata dall'Ufficio Studi di Mediobanca.

La migliore performance dei titoli vinicoli, al netto delle dinamiche delle Borse nazionali, spetta al Nordamerica(+193%), seguita dalla Francia (+105%) e dall'Australia (+10%). In altri Paesi, invece, i produttori di vino hanno reso meno delle Borse nazionali (Cina e Cile, -54% ciascuno). I titoli vinicoli sono poco legati al ciclo economico e quindi adatti agli investitori istituzionali, per diversificare i rischi del portafoglio di investimenti.

Del resto, secondo il rapporto, è americana la prima impresa vinicola del mondo per fatturato, mentre la prima italiana, le Cantine Riunite & Civ, si piazza al settimo posto. La leader mondiale è il gruppo statunitense Constellation, con un fatturato di 2.051 milioni di euro. Seconda la francese Lvmh (1.782 mln), specializzata però nello champagne, prodotto dai ricavi unitari mediamente molto più elevati rispetto a quelli del comune vino. Seguono la Treasury Wine, australiana, con 1.321 mln, la sudafricana Distell Group (1.076 mln) e la cinese Yantai Changyu (694 mln), che realizza il 100% del fatturato ma ha un'anima in parte italiana: la famiglia Reina, proprietaria dell'Illva di Saronno (quelli dell'Amaretto), detiene infatti il 33% dello Yantai Changyu Group, che controlla il 50,4% della società operativa Yantai Changyu Pioneer Wine Company. Si trovano poi la Concha y Toro cilena (629 mln) e la Cantine Riunite - Giv (498 mln), al settimo posto. In undicesima posizione figura poi l'italiana Caviro (247 mln); in sedicesima la divisione Vino della Campari (185 mln), in diciannovesima la Cavit (152 mln) e al ventesimo posto la P. Antinori (150 mln).

In Italia comunque il settore è in buona salute. Secondo l'indagine di Piazzetta Cuccia che ha preso in considerazione i bilanci delle 108 principali aziende, l'anno scorso il loro fatturato complessivo è salito del 7%, con forte spinta dell'export, portandosi del 20% sopra il livello pre-crisi mentre il fatturato dell'industria è sceso pesantemente. Bene anche l'occupazione (+2,6%) e le prospettive per il 2013: l'87% dei grandi produttori esclude un calo dei ricavi. Quanto alle tipologie, i grandi vini
(quelli che costano più di 25 euro a bottiglia) e i Docg sono passati al 15,7% delle etichette, dal 9,4% del 1996. Stabili le etichette Doc (36,6%), in calo le produzioni meno pregiate (Igt e vini comuni), dal 54,3% al 47,7%. Il 74% delle etichette è comunque rappresentato da Doc e Igt.


Fonte: Repubblica