Continua il mio viaggio nel Rossese di Dolceacqua. Per chi si fosse perso le prime due parti cliccare qua e qua.
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Non possiamo perderci per troppo tempo nei nostri pensieri, qualcuno ci sta già aspettando dall'altro lato della vallata. Sempre nel Comune di San Biagio della Cima, sempre in località Luvaira. Ad un passi dai vigneti di Giovanna Maccario ci aspetta Alessandro Anfosso di Tenuta Anfosso, cognome di certo non raro da queste parti dove il vino fa parte del DNA di molte famiglie del luogo.
Alessandro ci spiega che, nel 2002, è subentrato con la moglie Marisa nella conduzione dei vigneti di papà Luciano che a sua volta li aveva ereditati da Giacomo Anfosso il quale, nel 1888, reimpiantò il vigneto Poggio Pini a Soldano le cui piante, come vedremo, sono in parte ancora esistenti.
Oggi l’azienda si estende per oltre 4 ettari divisi tra due Cru: Luvaira per circa 3 ettari e Poggio Pini per i restanti 13.000 mq.
Il Luvaira di Tenuta Anfosso |
Dopo un breve giro per il Luvaira che vanta impianti sia del 1960 che più recenti (2004), con Alessandro decidiamo di proseguire per Poggio Pini, uno dei Cru più interessanti di tutta la denominazione con la sua esposizione sud-est ed il terreno, sempre "sgruttu", posizionato in fasce con pendenze anche del 60%.
Pendenza del Poggio Pini |
Essere lì presenti e calpestare quella terra per noi è un onore perchè ci rendiamo conto che siamo di fronte ad un altro pezzo di storia e di fatica contadina. Con queste pendenze non voglio nemmeno immaginare come abbia fatto il bisnonno di Alessandro a costruire, con la tecnologia di allora, questi muretti a secco. Ci giriamo e vediamo solo viti vecchissime di Rossese datate 1888, altre datate 1916.
"Andrea e Stefania guardate quest'altra vite, è di Rossese Bianco, è prefillosserica!".
Alessandro ce lo dice con una giustificata punta di orgoglio, noi non possiamo che fotografare e toccare con mano questo autentico monumento alla Natura.
Vecchia vigna di Rossese |
Scendiamo verso la macchina ma, prima di partire, incontriamo papà Luciano che non disdegna di scambiare quattro chiacchere sulla vita contadina di ieri e di oggi. Racconti di vita che solcano le nostri menti e vanno dritti al cuore.
Arriviamo nella piccola cantina di Soldano, anche in questo caso le vasche d'acciaio sono stipate in un piccolo garage di casa mentre la sala di invecchiamento ed imbottigliamento è localizzata di fianco la porta di casa. L'artigianalità è anche, sopratutto, questo.
Alessandro inizia a parlarci del suo vino e del tempo di affinamento:"Il Classico esce dopo un anno la vendemmia mentre il Rossese Superiore ed i Cru Luvaira e Poggio Pini li faccio uscire addirittura dopo due anni dalla vendemmia. Il disciplinare, sapete, consiglia di far uscire la prima tipologia già dal 1° gennaio dell'anno successivo alla vendemmia mentre i Superiore dal 1° Novembre......Vabbè, che ne dici di bere?"
Alessandro Anfosso |
Mai invito è risultato più gradito. In sequenza abbiamo degustato:
Sciacau 2011: questo rosato da uve rossese ci ha davvero incantato per la sua originalità e bontà. Finalmente un rosè che non sa di fragolina, ribes, etc, ma di ferro, ruggine ed agrume. Una spremuta di terroir che risulta essere terribilmente affascinante. Fortuna che qualcuno ha detto ad Alessandro di credere in questo vino...
Rossese di Dolceacqua Classico 2010: l'annata speciale si svela senza problema anche in questo "base" che mi piace moltissimo per via del prezioso bouquet fatto di sensazioni di rosa, fruttini rossi ed eleganti note vegetali. Bocca succosa, diretta, un vestito prêt-à-porter da indossare in ogni occasione.
Rossese di Dolceacqua Superiore Vigneto Luvaira 2009: il vestito precedente prende forma e stile e diventa di precisione ed fine eleganza. Un sorso fatto di tanta mineralità accompagnata da cenni di erbe mediterranee.
Rossese di Dolceacqua Superiore Vigneto Poggio Pini 2009: il vestito diventa sartoriale e da gran sera. E' un vino dalla profondità debordante, sa di macchia mediterranea, minerale nero, rabarbaro, pepe, gelso, anici, sottobosco. In bocca ha carattere con i suoi tannini fusi nella struttura dominata dalla sapidità del Rossese che, in bocca, ritorna sempre su sensazioni di spezie e minerale nero. Chiusura lunga, lunghissima.
Il viaggio continua......