Riserva Ducale Oro, lo storico Chianti Classico di Ruffino compie 60 anni

I puristi dopo aver letto il titolo del post avranno storto il naso perchè Ruffino, ormai diventata di proprietà della multinazionale americana Costellation Brands, non dovrebbe rappresentare il target di riferimento di questo piccolo blog artigianale sempre pronto a dar spazio alle storie dei piccoli vignaioli.  
Forse, però, si dimentica che Ruffino e il suo Chianti Classico più prestigioso, la Riserva Ducale Oro, hanno fatto la storia del vino non solo in Toscana ma in tutta Italia. 
Perchè allora non festeggiare i 60 anni di un'etichetta che ha rappresentato un fulgido passato (italiano) che, speriamo tutti, tracci la via maestra (americana) anche per il futuro?


Un millesimo: 1947. Primo Levi pubblica "Se questo è un uomo", giura il quarto governo De Gasperi, la Spagna diventa stato monarchico, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite vota la spartizione della Palestina tra arabi ed ebrei, nasce la CIA e la Polaroid inventa la fotografia istantanea.  

In Toscana, invece, Ruffino creava la Riserva Ducale Oro come evoluzione del Chianti Classico "Riserva Ducale" in produzione sin dal 1927.

Sono gli anni in cui il Chianti si faceva con uve a bacca nera e bacca bianca, pigiandolo coi piedi e infiascandolo in generosi recipienti avvolti nella paglia, per berlo giovane e trarne energia spesso necessaria ad affrontare una sudata giornata di lavoro nei campi.
Però, già ai tempi, era costume serbarne un poco - il migliore - per le occasioni speciali: la nascita di un maschietto, un compleanno, la visita di un parente da lontano, il Natale. 
Questa partita doveva anche migliorare con gli anni, grazie al lento riposo nelle umide e buie cantine delle case di una volta, per diventare ancor più buono e rendere così ancora più unico il solenne momento della decantazione. Vino come bene edonistico, non più solo prettamente alimentare: un concetto antesignano per una nuova idea di vino che ancora aveva da compiersi e che in Toscana, e in Italia, era ancora poco diffusa ma a cui Ruffino credeva moltissimo. 


E' da questo vissuto che era nato un Chianti Classico Riserva che negli anni è cresciuto a fianco delle grandi storie d’Italia, dal progresso della giovane Repubblica, all’alluvione di Firenze, dagli anni difficili del vino Italiano nella metà degli anni Ottanta fino alla grande rinascita che senza sosta ha attraversato tutto il territorio del Chianti Classico e la nostra migliore enologia. 

Qualche giorno fa, a Roma, Ruffino ha voluto festeggiare il sessantesimo anniversario del suo vino più importante attraverso una mini degustazione verticale di tre annate di Riserva Ducale Oro: 2007 (edizione speciale 60 anni), 2001 e 1990.

Il Chianti Riserva Ducale Oro 2007 (sangiovese 80% minimo più cabernet sauvignon e merlot) è ancora giovane, inquieto, ma ha profumi di grande eleganza dove prevale il lato fruttato composto da marasca e lampone. Seguono poi echi di tabacco conciato, essenza di violetta e cannella. Gusto segnato da una gradevole vena acida, da ritorni di frutta rossa croccante e tannini molto fini.
 

Il Chianti Riserva Ducale Oro 2001 (85% sangiovese, 15% vitigni complementari come da disciplinare di produzione), versato da magnum, si conferma figlio di una bella annata in Toscana dove la frutta rossa, ancora una volta, gioca un ruolo importante nel profilo olfattivo del vino anche se, rispetto alla 2007, si affacciano intriganti note di spezie orientali, cioccolato e soffi balsamici. In bocca è di grande equilibrio e morbidezza. Un grande classico. 

Il Chianti Riserva Ducale Oro 1990 rappresenta un punto di riferimento inequivocabile per Ruffino e per il Chianti Classico in generale. E' un vino vecchio stile che non passa mai di moda e che grazie al piccolo apporto di uve bianche (all'epoca si poteva) garantisce quel guizzo di freschezza e tradizionalità che ogni prodotto storico dovrebbe conservare nel suo DNA. 
All'olfatto è un mosaico di colori, un tavolozza dove si riconosce ancora il rosso del frutto, il marrone del legno di ebanisteria, il giallo del sottobosco autunnale e il nero delle spezie. Al gusto è sapido, ampio, lunghissimo, strepitoso. Gran vino, un monumento.
 


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Molti hanno visto la cosa come un segno premonitore, una sorta di anteprima della fine del mondo.

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Vi aspettiamo!


Rosso Cesanese 2012: è tempo di cambiare!


Scrivere o non scrivere, questo è il problema. Lo scorso anno mi sono preso tutte le ingiurie dei produttori perchè avevo, secondo loro, mal interpretato il loro vino. Quest'anno, che la situazione è stata peggiore, mi domando: scrivere o non scrivere. Dirlo o non dirlo. La tensione, fortunatamente, un pò me l'ha stemperata il mio amico Fabio Cagnetti su Intravino che, senza giri di parole, ha scritto alla sua maniera quello che tutti abbiamo pensato ad Anagni.


E' stato cattivo ed offensivo? No, assolutamente, perchè gli offesi stavolta siamo noi che su oltre trenta vini ne abbiamo salvati cinque o sei mentre gli altri, e penso di parlare anche per le persone che mi erano accanto, erano senza anima o, peggio, difettati. In quest'ultimo caso non mi si venga a dire che c'erano molti campioni di botte perchè la scusa non regge. 

Cari produttori, proprio voi che nonostante tutto avete fornito il vostro vino al giudizio della stampa, perchè non vi fate un giro all'Anteprima del Chianti per verificare di persona come vanno le cose da quelle parti, soprattutto come sono i grandi vini spillati da botte. 

Abbiate coraggio e cambiate le vostre abitudini di cantina, parlate col vostro enologo (se lo avete) e mandatelo in giro per l'Italia a confrontarsi con realtà più dinamiche e qualitativamente migliori del Cesanese. Purtroppo, ad oggi, ce ne sono tante! Imparate dagli altri e dagli errori degli altri!


Uscite dal paesello, dalla logica del "chissenefrega tanto il vino lo vendo", cominciate ad amare il bello, l'estetica, perchè un produttore senza quel tipo di concezione non potrà mai fare un vino decente, nemmeno in una granda annata come la 2010 che, teoricamente ottima, siete riusciti a mal interpretare.

Insomma, datevi da fare perchè il prossimo anno non vogliamo più bere vini così, perchè il vostro "tirare a campare" pregiudica anche il lavoro di quei pochi produttori (peccato mancassero i Macciocca) che lavorano bene. Anche loro, mi chiedo, come fanno a crescere se devono confrontarsi con realtà del genere? Che senso ha dire che il loro vino è il migliore quando gli "sfidanti" non sono all'altezza di gareggiare?

In tutto questo bailamme, come ha scritto Macchi, salvo un paio Cesanese base 2010 come il Colleticchio di Corte dei Papi, molto fresco ed agrumato, e il Campo Novo di Casale della Ioria che rappresentano un punto iniziale discreto per approcciarsi al Cesanese di qualità.


Tra le DOCG 2010 Superiore, tra i tanti, troppi vini di scarso appeal, ho trovato più che discreti il Massitium di Pileum, Casale della Ioria e i due vini di Coletti Conti, Romanico ed Hernicus, con una leggere preferenza per quest'ultimo che risulta ad oggi davvero ben espresso e un vino dall'ottimo rapporto q\p.


Tra i DOCG 2009 Riserva, tra vini amaroneggianti e rifermentati, ho trovato un porto sicuro solo nel Torre del Piano di Casale della Ioria, davvero complesso e profondo, e nel Vajoscuro di Giovanni Terenzi che, rispetto alle annate precedenti, ho trovato felicemente ingetilito e smussato dei suoi angoli.


Abbiamo degustato in totale 31 campioni e me ne sono piaciuti circa un terzo. Questo fornisce la visione di insieme di una situazione da ribaltare. Subito.

Il Chianti è Rock, il Barolo è lento?

Dopo il vino rosso targato Motorhead che avrebbe venduto in Svezia circa 250.000 bottiglie, arriva dall'Italia un altro vino per uomini duri e cazzuti: il Chianti Rock!


L’idea è di Domenico Tancredi, direttore tecnico/cantiniere della Fattoria di Faltognano che, direttamente dalla Colline di Leonardo Da Vinci, ha realizzato il sogno di "mettere in comunicazione uno dei marchi del Made in Italy più famosi al mondo con il genere musicale che è sinonimo di libertà ed energia per eccellenza". "Questa - scrive testuale Tancredi - è l’idea alla base del Chianti Rock, che vuol essere un prodotto intorno al quale gli appassionati di musica e rock and roll si radunano e condividono eventi, passioni ed emozioni pure".


Il Chianti Rock è 100% sangiovese vinificato in bottiglia ed affinato in legno di rovere francese. Sempre sul sito si legge che "il Chianti Rock è un prodotto che si sviluppa sopratutto intorno al mondo musica, abbinato a meeting artistici, conferenze stampa informali o eventi ufficiali di promozione, personalizzando cosi ogni iniziativa.Si sviluppa ottimamente anche insieme ad eventi privati, mostre forografiche, presentazioni di libri e cortometraggi e tutto quello che è in effetti cultura. 

Domenico Tancredi può garantire la personalizzazione delle bottiglie trasformando un progetto personale in un progetto e un idea per tutti. Applicando infatti bollini sulle bottiglie, personalizzabili sia per dimensioni che per forme, potete rendere il vostro evento unico e senza dubbio originale".

Ora, a prescindere dal (più che lecito) progetto di Tancredi e da questo vino che non conosco ma che non dubito sia buono, mi chiedo perchè altre grandi denominazioni italiane, leggi Barolo, non adottino questo tipo di marketing. Sono meno avanzati commercialmente oppure da quelle parti cercano in ogni modo di tutelare il nome di una grande denominazione?  
Basta veramente avere una vigna nell'areale del Chianti e rispettare il disciplinare di produzione per poi fare come si vuole e trasformare, che ne so, un sangiovese in purezza nel vino ufficiale dei petomani toscani?

Buon rock a tutti!



 

Domenica 6 Maggio 2012: pranzo di beneficenza a Roma


Quest'anno non ci sarò ma invito tutti i lettori di Percorsi di Vino a partecipare al bellissimo pranzo di beneficenza che i forumisti del Gambero Rosso e il Salotto Culinario di Roma stanno organizzando. 

PROGRAMMA:

ore 11,30 aperitivo con "sgonfiotti con ricotta e acciughe del Cantabrico" di Massimiliano Sepe

ore 12,30 pranzo (costo 40 euro):

entrée: wafer, burrata, bottarga e uova di salmone di Massimiliano Sepe

antipasto: fiori di Zucca "Alice va in campagna" di Massimiliano Sepe

primo: Cacio e pepe bianco agli aromi di campo di Arcangelo Dandini

secondo: Faraona ripiena , con asparagi tortino di patate e cipollotto di Dino de Bellis

dolce: Cannolo con ricotta di bufala di Massimiliano Sepe

Il clou della giornata sarà l'asta durante la quale verranno messe all'incanto molte bottiglie di vino interessanti:

CHIANTIGIANI

Radda in Chianti (SI)

• 1 Chianti Classico Riserva Baron'Ugo 2007 Monteraponi magnum in cassetta legno 1.5 litri (30 esemplari in tutto)
DONATA DALL'AZIENDA (Michele Braganti) - OFFERTA: 60€ brozzi ASTA ONLINE
• 1 Chianti Classico Riserva Val delle Corti * magnum in cassetta legno 1.5 litri
DONATA DALL'AZIENDA (Roberto Bianchi) - OFFERTA: 30€ yayo85 ASTA ONLINE
* Per l'annata siamo in attesa di comunicazioni da parte del donatore, presumibilmente è la 2007
- Monterinaldi
• 1 Pergole Torte 2008 Montevertine magnum in cassetta legno 1.5 litri
DONATA DALL'AZIENDA (Martino Manetti) - OFFERTA: 100€ Timoteo ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)

Castellina in Chianti (SI)

• 1 Chianti Classico Montornello 2010 Bibbiano magnum in cassetta legno 1.5 litri
DONATA DALL'AZIENDA (Tommaso Marrocchesi Marzi) - OFFERTA:... ASTA ONLINE
• 1 Chianti Classico Riserva Capannino 2008 Bibbiano magnum in cassetta legno 1.5 litri
DONATA DALL'AZIENDA (Tommaso Marrocchesi Marzi) - OFFERTA: ... ASTA ONLINE
• 1 Siepi 1999 Castello di Fonterutoli
DONATA DA ilbeonefotografo - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta ilbeonefotografo)

Lamole - Greve in Chianti (FI)

• lotto da 2 bottiglie di Chianti Classico Riserva 2006 e 2007 I Fabbri
DONATA DALL'AZIENDA (Susanna Fabbri)- OFFERTA: ... ASTA ONLINE

MONTALCINO

• 1 Brunello di Montalcino 2007 Le Ragnaie magnum 1.5 litri
DONATA DALL'AZIENDA (Riccardo Campinoti) - OFFERTA: 50€ brifazio - ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)
• 1 Brunello di Montalcino 2006 Pietroso magnum in cassetta legno 1.5 litri
DONATA DALL'AZIENDA (Gianni Pignattai) - OFFERTA: 40€ ilbeonefotografo ASTA ONLINE
• 1 Brunello di Montalcino Riserva 2004 Fattoria dei Barbi magnum in cassetta legno 1.5 litri
DONATA DALL'AZIENDA - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)
• 1 Brunello di Montalcino 1978 Argiano
DONATA DA Sasha – Old Wines - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)

MONTECUCCO

• 1 Montecucco Riserva 2008 Collemassari doppia magnum in cassetta legno 3 litri
DONATA DALL'AZIENDA - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)

BOLGHERI

• 1 Sassicaia 1992 Tenuta San Guido
DONATA DA Sasha – Old Wines - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)
• 1 Piastraia 1999 Michele Satta doppia magnum in cassetta legno 3 litri
DONATA DA tasteclimber - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (direttamente a Roma)
• 1 Piastraia 2000 Michele Satta doppia magnum in cassetta legno 3 litri
DONATA DA tasteclimber - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (direttamente a Roma)

PIEMONTE

• 1 Barolo Monprivato 2006 Giuseppe Mascarello
DONATA DA chambertin - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta chambertin)
• 1 Barbaresco 1967 Gaja
DONATA DA Sasha – Old Wines - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)
• 1 Barolo Cannubi 1996 Prunotto
DONATA DA Sasha – Old Wines - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)
• 1 Barolo Riserva Bussia 1980 Prunotto doppia magnum in cassetta legno 3 litri
DONATA DA tasteclimber - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (direttamente a Roma)
• 1 Barolo 1970 Marchesi di Barolo
DONATA DA Sasha – Old Wines - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)

LOMBARDIA

• 1 Valtellina Superiore Vigneto Fracia 2005 Nino Negri
DONATA DA ilbeonefotografo - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta ilbeonefotografo)

VENETO

• 1 Amarone Acinatico 2005 Accordini
DONATA DA ilbeonefotografo - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta ilbeonefotografo)

MARCHE

• 1 Verdicchio "Il San Lorenzo" 1997 magnum Fattoria San Lorenzo
DONATA DA 10santolo - OFFERTA: 100€ timoteo ASTA REALE A ROMA (la porta ilbeonefotografo)

ABRUZZO

• 1 Trebbiano d'Abruzzo 1993 Valentini
DONATA DA BREKA - OFFERTA: 65€ apa - ASTA ONLINE

• 1 Montepulciano d'Abruzzo 1979 Emidio Pepe
DONATA DA Sasha – Old Wines - OFFERTA: ... ASTA REALE A ROMA (la porta brozzi)

CAMPANIA

• 1 Fiano di Avellino 2007 Marsella
DONATA DA TIMOTEO - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta timoteo)
• 1 Fiano di Avellino 2007 Marsella
DONATA DA TIMOTEO - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta timoteo)
• 1 Fiano di Avellino 2007 Marsella
DONATA DA TIMOTEO - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta timoteo)
• 1 Fiano di Avellino 2007 Marsella
DONATA DA TIMOTEO - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta timoteo)
• 1 Fiano di Avellino 2007 Marsella
DONATA DA TIMOTEO - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta timoteo)
• 1 Fiano di Avellino 2007 Marsella
DONATA DA TIMOTEO - OFFERTA:... ASTA REALE A ROMA (la porta timoteo)
 
Il ricavato andrà tutto a finanziare la Wend Barka, Onlus che in Burkina Faso garantisce a decine di bambini ed alle loro famiglie le necessità di base e favorendone l'accesso all'istruzione.
 
 

Castell'in Villa Chianti Classico 1996


Sono sempre più convinto che il vino, a prescindere dalla "ricette" dell'enologo, sia sempre lo specchio della personalità del suo produttore che per nessun motivo al mondo, se sano di mente, darebbe il via libera ad un prodotto che non berrebbe mai nella vita.

Coralìa Ghertsos Pignatelli della Leonessa. Fonte:supremeitalianwine.com

Questo è soprattutto il caso di una grande donna del vino italiano, la principessa Coralìa Ghertsos Pignatelli della Leonessa che, dal 1971, ha fatto una promessa d'amore al sangiovese di Castelnuovo Berardenga producendo un Chianti Classico (sia annata che Riserva) di grande fascino e nobiltà, praticamente l'alter ego della sua personalità che ama incantare senza provocare l'interlocutore di turno.

Foto: Andrea Federici

Tutto i Chianti Classico di Coralìa sono ammalianti, cristallini, sprizzano purezza ed avvolgenza, sono una coperta di cashmere per il palato e cibo per la nostra mente bisognosa di emozioni sincere.
L'annata 1996 degustata recentemente a Roma ha confermato ancora una volta la mia assoluta inclinazione per questo sangiovese che, nonostante 16 anni di età, rimane fulgido di un frutto rosso ancora croccante a cui seguono sussurri minerali e balsamici di grande intensità e schiettezza. 
Al palato è perfettamente coerente, la grana dei tannini è nobile e la cospicua dotazione acida fa intravedere per questo vino ancora tanti anni di onorata carriera. Finale radioso dove ritrovo tutto lo stile, la compostezza e l'"understatement" della principessa Coralìa. 

Un grande Chianti Classico da bere in giornate malinconiche davanti ad un tramonto toscano.

Fonte: hoteldelbuono.it

La Franciacorta odia le Bollicine

Dopo essersi incazzati perchè non volevano essere chiamati Spumante, in Franciacorta da pochi giorni è iniziata la guerra alle Bollicine. Sembrerebbe, in una delle zone a più alta vocazione per questa tipologia di vino, una contraddizione ma, a leggere le parole del Consorzio Franciacorta, l'appello fatto a tutti i comunicatori del vino è più che serio.

"Chiamiamo il vino con il proprio nome e non con termini che ne generalizzano e ne uniformano le peculiarita', appiattendone, di fatto, la qualita' percepita - spiega Maurizio Zanella, Presidente del Consorzio Franciacorta -. 'Bollicine' e' un termine obsoleto e senza futuro. Il tempo presente ci offre una nuova occasione per affermare i nostri vini di qualita', cominciando dal consolidare la cultura di base in materia e da un appropriato linguaggio". 


"E' necessario - aggiunge Zanella - iniziare un nuovo percorso per valorizzare i grandi vini anche dal punto di vista 'nominale'. Con impegno e passione il Franciacorta ha raggiunto il traguardo dei 50 anni; a questo punto, credo sia maturo per un passo successivo, importante per poter definitivamente trovare, a livello nazionale ed internazionale, un posizionamento coerente e rispondente all'eccellenza che esprime". "E che non si chiami piu' spumante - continua Zanella - per nessun motivo al mondo

La similitudine tra 'spumante' e Franciacorta e' da bandire in qualsiasi citazione. Non per velleita' o principio, ma per decreto ministerialeOggi il Franciacorta, come anche altri vini di qualita', esige piu' rispetto, eleganza, identita', che il termine bollicine, ormai, non e' in grado di dare - conclude il presidente Zanella. Franciacorta, Champagne e Cava: in Europa, solo questi 3 vini possono utilizzare un unico termine per identificare in modo preciso un vino, un territorio e il metodo di produzione".

Quindi, ricapitolando, se chiamo il vino col termine spumante vi incazzate e magari mi prendo pure una denuncia, se faccio riferimento alle bollicine vi incazzate....Qua tutti si incazzano ma, per caso, avete chiesto ai produttori di Champagne se il continuo riferimento a quella zona e a quei vini fa incazzare loro?


Andare per Taurasi 2012


Una grande giornata slow tra le belle colline della Valle del Calore assaggiando i vini e i piatti nelle cantine dei Vignerons. Nel cuore della verde Irpinia è custodita una delle aree rurali più sorprendenti della Campania. Si susseguono suggestioni e bellezze della natura che si fondono armonicamente con l’operato dell’uomo, in un binomio significativo di tradizione e modernità. 

 

Comodamente raggiungibile in auto, bus, treno, questa Terra si offre al visitatore come un rifugio, una realtà diversa ma possibile, a pochi chilometri dalle aree metropolitane e dalle località turistiche della costiera campana. Alla quotidianità metropolitana contrappone il silenzio dei campi, i sapori genuini, i mestieri della tradizione, i luoghi destinati al ristoro dello spirito e le testimonianze di una storia rilevante. I vigneti della D.O.C.G. “Taurasi”, si incastonano discreti in un incantevole scenario di ameni e soleggiati declivi collinosi, dei belvedere dei centri storici e delle fitte aree boschive baciati dal fiume Calore. 

Il disciplinare del Taurasi individua un’area piuttosto ampia ed estesa che ricade principalmente nella Valle del Calore e abbraccia diciassette Comuni. Unica D.O.C.G. di tutto il centro-sud fino al 2003, il Taurasi viene prodotto con le uve di Aglianico. Uno dei primi a fiorire e tra gli ultimi ad essere raccolto, l’Aglianico è un vitigno vigoroso e allo stesso tempo delicato. Vino con una forte identità territoriale, risalendo il fiume Calore, si incontrano vigneti che si collocano attorno ai 300 metri per arrivare a siti che nella zona più alta, a ridosso dei Monti Picentini, sfiorano gli 800 metri. 

Attraversando le terre del Taurasi, non si può fare a meno di confrontarsi con un repertorio estremamente eterogeneo di esposizioni, altitudini e paesaggi.

La giornata è di approccio al Manifesto dei Vignerons d’Europe:

Il vignaiolo si prende cura in prima persona della vigna, della cantina e della vendita.

Il vino del vignaiolo è vivo, dona piacere, è figlio del suo territorio e del suo pensiero.

Espressione autentica di una cultura.

Il vignaiolo considera il consumatore un co-produttore.

Il vignaiolo custodisce e modella il paesaggio nel rispetto della biodiversità e della cultura del proprio territorio, che racconta e arricchisce.

Il vignaiolo come agricoltore si assume la responsabilità di preservare e migliorare la fertilità del suolo e l’equilibrio egli ecosistemi.

Il vignaiolo si impegna a rinunciare all’utilizzo di molecole e organismi artificiali e di sintesi con l’obiettivo di tutelare il vivente.

Il vignaiolo governa il limite in tutti i suoi impegni ricercando l’ottimo, mai il massimo.

Il vignaiolo si assume la responsabilità della propria attività nel rispetto dell’ambiente, della salute del consumatore e dei destini della propria comunità e della terra.

Il vignaiolo si impegna a creare e alimentare relazioni con altri vignaioli, agricoltori, produttori di cibo, cuochi, università e istituti di ricerca, educatori e cittadini nella propria comunità e nel mondo.

Il vignaiolo pratica la trasparenza: dice quello che fa e fa quello che dice.


Villa Gemma Masciarelli: ancora sorsi di grande Abruzzo


Ogni volta che incontro Marina e Rocco ritornano sempre le emozioni della storica verticale di Villa Gemma che organizzai assieme a molti amici in ricordo dell'appena scomparso Gianni Masciarelli. Da allora è come se quella parte d'Abruzzo non mi abbia più lasciato e questo legame, che a tratti sembra esser diventato di sangue, lo ritrovo ogni volta che davanti a me ho ritrovo un bicchiere di Villa Gemma, il vino di Gianni, quel vino che, come amava dire, "ha lo stesso sapore della mia terra".


Con Marina e Rocco abbiamo ripercorso di nuovo la vita di questo grande Montepulciano d'Abruzzo partendo dall'annata 1997 della quale, recentemente, avevo avuto "cattive" notizie. Nel mio bicchiere, invece, il vino si presenta con tratti terziari molto nobili che vanno dall'humus alla prugna fino ad arrivare al caffè. Un dipinto a tinte autunnali che in bocca non cede ancora nulla allo scorrere inesorabile del tempo visto che l'acidità e, soprattutto, il tannino sono ancora vivace e mordono le gengive. Un vino per nulla arrancante che potrà dare spettacolo ancora per molti anni.

Il Villa Gemma 1999 rappresenta la profondità e il lato oscuro del Montepulciano d'Abruzzo. Rispetto al 2008 non ha perso nulla di cià che aveva: china, fiori appassiti, cioccolato fondente, liquirizia, mineralità scura. E' un vino cervellotico, forse non di primo impatto ma proprio per questo lo amo e, penso, continuerò ad amarlo per molto tempo. Piccola annotazione: questa annata, forse in passato sottovalutata, sta dando vita ad una serie di piccoli capolavori enologici, Osso San Grato in primis.


Il Villa Gemma 2001 probabilmente è il più completo della batteria perchè, ad oltre dieci anni dalla vendemmia, rappresenta un Montepulciano nel pieno della sua maturità rinunciando sia ad esuberanze giovanili sia a cali di tensione dovuti all'età. Di un colore rubino impenetrabile si presenta al naso con un proporzionato intreccio di odori: frutta rossa ancora croccante, scatola di sigari, toni balsamici, cenni di humus e china. In bocca è superbo, formato da una intelaiatura tannica moderatamente vellutata e da una progressione da motore diesel. Succoso. Ha ancora ampi margini di miglioramento.

Il Villa Gemma 2003 è ricco, abbondante ed impetuoso senza però strafare. Il naso è un cesto di frutta rossa, sa di lavoro e fatica per gestire una vendemmia per nulla facile. Gianni però ce l'ha fatta anche stavolta, lo pensi quando porto il vino al palato che è certamente di buon peso ma affascina e seduce come come le forme di Crystal Renn. Ad oggi è un perfetto compagno di tavola, se poi l'abbinate ad un germano reale al forno......


Nuove professioni del vino: essere autista del bus anti-sbornia...ad esempio


Si chiama Hangover Heaven e chi ci lavora giura che vi farà passare la sbornia in meno di un'ora. L'idea, per ora, è tutta americana visto che l'automezzo gira per le strade di Las Vegas raccattando uomini e donne che, soprattutto nel week end, alzano  un pò troppo il gomito.

Fonte: Autocrunch.it
L’autobus, che ferma davanti ai principali hotel di Las Vegas, è una sorta di clinica extralusso che, per 90 dollari, promette ai suoi barcollanti clienti di rimetterli in sesto in 45 minuti grazie alla somministrazione di farmaci anti nausea e vitamine per via endovenosa. Nove volte su dieci, dicono, funziona!

Fonte: Repubblica.it
Ah, è previsto anche un servizio VIP: il lunedì, martedì e mercoledì sono in grado di passare a trovarvi in stanza e per soli 500$ (375$ ogni persona in più) sono in grado di rimettervi in sesto direttamente sul vostro lettone di fiducia.

Non c'è che dire, questi sono dei geni del business!

Fonte: vehiclepassion.com

L'Oscar del Vino 2012 di Franco Ricci premia tutti tranne i blog


Il prossimo 28 Maggio a Roma tornano gli Oscar del Vino organizzati da Bibenda e, quindi, dall'infeffabile Franco Ricci.



Quest'anno le nomination sono le seguenti (in rosso le mie preferenze):

Miglior Vino Bianco

Alto Adige Terlano Sauvignon Lieben Aich 2010 di Manincor
Dut’un 2008 Vie di Romans
Derthona Timorasso Sterpi 2009 Vigneti Massa

Miglior Vino Rosso 

Barolo Villero 2007 Giacomo Fenocchio
Primitivo di Manduria Es 2009 Gianfranco Fino
Rosso di Montalcino 2009 Pietroso

Miglior Vino Rosato

Il Rogito 2009 Cantine del Notaio
Val di Neto Rosato Calastrazza 2010 La Pizzuta del Principe
Cerasuolo d’Abruzzo Crognaleto 2010 Nicola Santoleri

Miglior Vino Estero

Clos-Vougeot Vieilles Vignes 2008 di Château De La Tour
Pomerol 2007 di Vieux Château Certan Sarzi Amadè
Côtes du Roussillon Villages Muntada 2008 di Domaine Gauby

Miglior Champagne

Dom Pérignon Œnothèque 1996
Liesse d’Harbonville 1998 Ployez-Jacquemart
Cuvée Nicolas François 1998 Billecart-Salmon

Miglior Spumante

Franciacorta Extra Brut Vintage Riserva 2005 La Montina
Franciacorta Gualberto 2005 Ricci Curbastro
Franciacorta Sublimis Riserva 2005 Uberti

Miglior Vino Dolce

Angialis 2008 Argiolas
Vallée d’Aoste Chaudelune Vendemmia Tardiva 2009 Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle
Alto Adige Goldmuskateller Passito Serenade Castel Giovanelli 2008 Kellerei Kaltern Caldaro

Miglior Qualità Prezzo

Rosso di Montalcino 2009 Baricci
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Il Coroncino 2009 Fattoria Coroncino
Rossese di Dolceacqua Galeae 2010 Ka’ Manciné

Miglior Etichetta

Oltrepò Pavese Barbera Dodicidodici 2009 Castello di Cigognola
Il Vassallo 2009 Colle Picchioni
Moscato d’Asti 2011 Scarpa

Miglior Azienda Vinicola

Fontodi (Panzano in Chianti) 
Graci (Castiglione di Sicilia) 
La-Vis (Lavis) 

Miglior Innovazione nel Vino

Franciacorta Brut Nature 2008 Barone Pizzini
Otello Nero di Lambrusco 2010 Ceci
Magno Megonio 2009 Librandi

Migliore Enologo

Gianni Menotti
Graziana Grassini
Vincenzo Mercurio

Miglior Agronomo Viticoltore 

Federico Curtaz
Marco Simonit
Giancarlo Soverchia

Miglior Sommelier nel suo Ristorante

Adriano Fumis (Gellius) 
Cosimo Marco (Il Poeta Contadino) 
Hayashi “Moto” Mototsugu (Dal Pescatore) 

Miglior Enoteca

Enoteca al Ponte (Ponte San Pietro) 
Vinoteca al Chianti (Impruneta) 
Enoteca Bibenda Assisi (Assisi) 

Migliore Testata Web del Vino 

Cronache di Gusto
Oliovinopeperoncino
WineNews

Miglior Comunicazione Televisiva del Vino

Gioacchino Bonsignore (Tg5 - Gusto) 
Antonella Clerici (Prova Del Cuoco - Rai 1) 
Michela Rocco e Gianfranco Vissani (Ti ci porto io - La7) 

Migliore Agente del vino e commerciale

Matteo Carreri (Carreri) 
Marc De Grazia (Marc De Grazia Selections) 
Luca e Francesco Iaiana (Tre Archi Distribuzione) 

Due piccole considerazioni: inserire come miglior programma di comunicazione del vino "La Prova del Cuoco" fa sorridere e mi sembra una scelta di parte vista la presenza AIS all'interno del programma. Se la Clerici fa comunicazione del vino allora siamo veramente messi male in Italia. Stesso discorso per Vissani.

Altra cosa che noto è l'assenza di una categoria riservata ai blog. Le nomination fanno riferimento solo a testate giornalistiche registrate. Ancora una volta il buon Ricci sottovaluta la potenza del web ma, si sa, noi siamo "navigatori della rete che anziché apparecchiare la tavola aspettando gli amici, per servire un piatto caldo e un bel bicchiere di vino per viverne insieme qualità ed emozioni, quel bicchiere se lo bevono invece virtualmente".

Evviva!!

Vino e agricoltura naturale per combattere la crisi?


 Domenica 22 Aprile a Roma presso il Circolo Forte Fanfulla dalle ore 11
VINO E AGRICOLTURA NATURALE PER SFIDARE LA CRISI
L’iniziativa è promossa da Ass. Contadini critici, Fanfulla Finest Wine, Arci Forte Fanfulla

Vino naturale e biodinamico, un’agricoltura che rispetti il pianeta, l’ambiente, i lavoratori e le tradizioni migliori come veicolo per affrontare la crisi.
E’ il concetto su cui si basa l’iniziativa: “I Contadini Critici incontrano gli altri soggetti della filiera”, in collaborazione con il Fanfulla Finest Natural Wine, in programma il 22 Aprile presso il Circolo Arci Forte Fanfulla del Pigneto, in contemporanea al consueto mercato mensile dei “Contadini critici/Critical Wine( un’intera giornata di degustazioni - con possibilità d’acquisto - di vini naturali da agricoltura biologica e biodinamica, ma anche di olio, pasta, pane, miele, frutta e tanto altro ancora)

Per quel che riguarda il vino il produttore biodinamico Emilio Falcione sottolinea come: “per produrre un vino convenzionale ormai si possono utilizzare in cantina oltre 300 diversi prodotti ( ovvero additivi alimentari – legali - utilizzabili in cantina per "correggere" il vino, o meglio costruirlo); questo  vino non è quindi più un frutto della terra ma un prodotto industriale, una merce che ha perso il suo valore di alimento per gli esseri umani. Parafrasando Pasolini la civiltà di un popolo si misura dalla sopravvivenza di un ambiente in cui sopravvivano lucciole e farfalle”

In una società che fatica a trovare modelli di sviluppo alternativi a quelli dominanti, l’agricoltura biodinamica è fondamentale per salvare l’agricoltura contadina, elemento peraltro essenziale in un mercato sempre più attento ai valori della qualità e rispetto dell’ambiente.

La più grande ricchezza di un agricoltore è, come ricorda Falcione, la fertilità della terra che coltiva, che oggi diventa strumento per sperimentare economie diverse, qualità nuove, solidarietà originali, ridando vita ad un settore attraverso la produzione di cibi e bevande sani in una campagna che non sia sfruttata in modo indiscriminato.

Oltre trent’anni fa Luigi Veronelli dichiarava che “ il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria…”, oggi oltre a saper riconoscere il prodotto naturale è necessario mettere in relazione produttori e consumatori per la definizione di un prezzo “equo” che sia rispettoso anche delle condizioni di lavoro e della sostenibilità ambientale.
A questo si affianca il grande tema dei prezzi dei prodotti naturali, su cui spesso si concentra il dibattito: sono troppo cari? Un discorso che vale in primo luogo per i vini, e che sarà affrontato in dettaglio nel corso della Tavola Rotonda, tenendo conto che oltre alle certificazioni ufficiali, una produzione “naturale” deve sempre perseguire la salubrità e vitalità dei prodotti, senza praticare lo sfruttamento del lavoro nero.

L’idea fondante dell’iniziativa è quella di puntare tutto sulla ricerca di un modello diverso per cibo e bevande pregiati, biologici e biodinamici, rifiutando l’idea che dalla crisi globale si possa uscire solo tagliando costi e diritti.
 PROGRAMMA DELLA GIORNATA:

A partire dalle ore 11 inizio degustazioni a base dei prodotti di: “Contadini Critici/Critical Wine ” (sarà possibile degustare ma anche acquistare, vini naturali, olio, pane, pasta e tanto altro ancora)

Dalle 13 alle 15 pranzo a base di prodotti biologici (costo 10 euro).

Seguiranno le degustazioni, con cantine aperte per tutto il pomeriggio (fino alle ore 20)

Alle ore 18 TAVOLA ROTONDA dal titolo: “Vini naturali  tra guide, disciplinari e Mercato” con:

Giovanni Bietti - Autore guida vini naturali
Emilio Falcione – Produttore biodinamico e portavoce ass. Contadini Critici
Emanuele Giannone- Sommelier e giornalista
Michele Lorenzetti – Enologo
Andrea Petrini - Slow Food Roma
Barbara Pulliero - Sorgente del Vino
Marco Serventi - Vicepresidente Demeter


Le Iene e la degustazione del vino alla cieca. Ma quanto sono bravi i sommelier italiani?


Le Iene la scorsa settimana hanno mandato in onda un servizio sul vino dove i sommelier Luca Gardini e Nicola Bonera, e i Master of Wine Charlie Arturaola e Debra Meiburg hanno giocato a riconoscere alla cieca alcuni vini italiani. Chi sarà stato il più bravo? Basta cliccare qua sotto e scoprirete quante cazzate si possono dire quando non si conosce l'etichetta di un vino.


Ka Mancinè tra Rossese e Tabaka


In attesa del mio primo viaggio in territorio di Rossese, durante lo scorso Vinitaly sono passato a trovare Maurizio Anfosso di Ka Mancinè per degustare in anteprima il suo primo vino bianco, il Tabaka, e per cercare di capire da lui come sarà l'annata 2011 del Rossese dopo la 2010 giudicata da molti come storica.

Secondo Maurizio «l'annata 2011 è molto interessante, diversa rispetto alla 2010  dove i vini si esprimono in modo elegante con strutture un pò più esili rispetto alla 2011 e con una complessità olfattiva che ben racconta il nostro territorio fatto di  spezie e mare. Grandi evoluzioni nel bicchiere, difficili in apertura e poi grandiosi sul finale. Sicuramente vini da tenere d'occhio durante i prossimi anni. Nella 2011, invece, i vini molto più complessi nella struttura, c'è un grande estratto secco, inizialmente quasi monotematici al naso, tanta frutta rossa, poi pepe e rosa a seguire. Sicuramente troppo giovani in questa fase, ma con prospettive molto interessanti. La parte alcolica è più elevata che negli ultimi anni ma ben equilibrata alla struttura del vino, colore intrigante rosso rubino abbastanza carico. Io sono molto contento di questa annata, sicuramente con il primo caldo entrerà nella sua massima espressione».

La vigne di Ka Mancinè
Parlare con Maurizio Anfosso è davvero interessante, si capisce quanto amore ha  per il Rossese che «è tutto per me. Parliamo di un grande vitigno non ancora esplorato nelle sue potenzialità reali. Grande, perchè lascia spazio di lavoro e d'interpretazione. Legato ad un territorio talmente complesso nel suo "Terroir" che permette d'esprimere vini differenti anche a pochi metri di distanza da un vigneto all'altro, come nel caso dei miei due cru: "Beragna" e "Galeae ". 
Il primo dà vita ad un un vino più continentale, espressione del freddo e delle forti escursioni termiche con una bella mineralità, mantre il "Galeae" è un vino mediterraneo e dotato di calore».

Maurizio Anfosso con i suoi vini
Io sono al banco di Ka Mancinè anche per bere il primo bianco dell'azienda, la Tabaka (70% tabacca, 20% vermentino e restante viognier), un vino che Maurizio mi spiega essere il risultato finale di una ricerca che mirava a dar vita ad un vino complesso e di territorio, che nei rossi è capace d'esprimere mare e montagna, senza arrivare ai soliti vini bianchi piacioni che sono stati prodotti da queste parti negli ultimi anni.
«Trovo che la "Tabaka" sia un vino rosso con un vestito bianco. Un vino duro come il nostro territorio. Sono stato sempre interessato a questo vitigno un pò sconosciuto, anche dalle nostre parti, cercando di trovare la giusta maniera per vinificarlo e domare la sua indole così rude. La ricerca non è ancora finita, penso sia un buon punto di partenza».

In effetti la Tabaka 2011 è un vino difficile, scontroso, è dotato di grande spessore minerale al quale si aggiungono col tempo e l'ossigenazione le note marine tipiche del territorio. Diventa salmastro e gessoso, irriverente, fugace, un vero duro quando si beve e dotato di finale lungo e leggermente ammandorlato. Un bianco di corpo che a me è piaciuto moltissimo anche se, penso, dividerà moltissimo gli appassionati forse troppo abituati a vini di pancia e poco mentali.


Per il resto segnalo ancora una volta un ottimo Sciakk 2011, un rosato che meriterrebbe maggiore gloria mediatica e che, invece, risulta essere ancora troppo una chicca per intenditori.

Grazie Maurizo, ci vediamo in Liguria!