di Roberto Giuliani
Il confine fra osteria e
ristorante è diventato, con il tempo, sempre più labile, deve essere la ragione
per cui Slow Food ha inserito Il Pacchero Solitario nella guida Osterie d’Italia
2017; in effetti oggi, la differenza che ancora si può notare fra le due
tipologie è principalmente nell’arredamento (nelle osterie è più rustico,
semplice), poi nella disponibilità di vini, nel modo di presentare i piatti e
nella differenza di prezzo (tendenzialmente l’osteria costa un po’ meno).
Ovviamente non dobbiamo
considerare il locale più famoso d’Italia, ovvero “Osteria Francescana” del
tristellato Massimo Bottura, che dell’osteria porta solo il nome ma rappresenta
il vertice assoluto della ristorazione.
Certamente Claudio
Scaringella, con la moglie Lorena, non ha avuto dubbi nel chiamare “ristorante”
il suo Pacchero Solitario, e ha ragione, perché il locale è curato, con un
tocco di modernità, arricchito da eccellenti quadri d’autore che nulla hanno a
che vedere con quelli che si trovano in molte osterie, con una carta dei vini
più che soddisfacente e un menu di pesce davvero interessante, il tutto a un
prezzo assolutamente onesto (se ordinate dall’antipasto al dolce, non arrivate
a 50 euro, vini esclusi ovviamente).
A proposito di vini, la
scelta è piuttosto ampia, con una buona presenza di etichette laziali, io ho
scelto il Latour a Civitella 2014 di Sergio Mottura, annata che è stata fin
troppo sottovalutata e che spesso cerco nei ristoranti, finora non sono rimasto
deluso, il Latour poi è una sicurezza.
Certo, per andare
proprio ad Aprilia devi avere una ragione, non è un rinomato posto di
villeggiatura, non è un paese ma una signora città con ben oltre 70mila
abitanti, quota superiore ad alcune province laziali come Rieti, Frosinone e
Viterbo, ha dalla sua di essere a meno di mezz’ora dal lido di Anzio e
altrettanto dai Castelli Romani, a meno di un’ora da Roma.
Ma tutto questo è
relativo, perché se siete abituati a muovervi con la macchina, a viaggiare da
nord a sud e viceversa, passare per Aprilia non è certo un problema, trovo
giusto però raccontare qualcosa di questa cittadina: fu fondata nel 1936
nell’area sud dell’Agro Romano, dopo opportuna bonifica, poiché come nel vicino
Agro Pontino, la zona era paludosa e soggetta alla malaria.
Era dunque il periodo
del Fascismo e Aprilia nacque dopo Littoria (l’attuale Latina), Sabaudia e
Pontinia, dopo aver espropriato i terreni alla famiglia Caffarelli, che ne era
proprietaria da quasi cinque secoli.
All’inizio era composta
da soli quattro grandi fabbricati, su progetto del quartetto chiamato 2PST,
ovvero le iniziali degli autori: Concezio Petrucci, Emanuele Filiberto Paolini,
Riccardo Silenzi e Mario Tufaroli.
Durante la seconda
guerra mondiale, con lo sbarco degli alleati nel gennaio del 1944 alla vicina
Anzio, le forze armate tedesche decisero di bombardare Aprilia, che venne
praticamente rasa al suolo, costringendo tutta la popolazione a spostarsi in
ambiti più sicuri.
A fine guerra, la gente
tornò e, faticosamente, operò una ricostruzione; negli anni a venire la città
cambiò progressivamente volto: dapprima l’agricoltura fu determinante, dai
pascoli ai vigneti, poi arrivò l’industria, fu istituita la Cassa del
Mezzogiorno, si insediarono importanti aziende come la Simmenthal, insomma
divenne poco alla volta uno dei più importanti poli industriali del Lazio. Non mancano monumenti
e, soprattutto, chiese che meritino una visita, come quella di San Michele
Arcangelo, patrono della città.
Ma torniamo a Claudio e
al suo lodevole ristorante situato in Via Giuseppe Verdi 29, facile da
raggiungere, non ho avuto neanche problemi per il parcheggio. Prenotato un
tavolo per quattro, abbiamo avuto modo di apprezzare subito la qualità della
cucina con l’entrée, un trittico di assaggi composto da Gambero rosso
marinato, Merluzzo al vapore e pantesca, Cuscus con crudité di gamberi; dei
tre ho preferito il merluzzo, molto equilibrato e con un ottimo accostamento di
verdure.
Antipasto |
Poco dopo è arrivato
l’antipasto, otto piccole ma gustose portate, dall’Involtino di pesce spada
a beccafico alle Cozze gratinate con pecorino, dalla Mazzancolla
fritta dorata alla Polpettina fritta con ricciola, patate e peperoni,
per seguire con l’Alice fritta con cipolla rossa e lo Scampo fritto
in pastella su crema di ceci, fino all’Involtino di pasta fillo, triglia
e scarola. Tutto buono, forse avrei variato di più le cotture, un po’ meno
fritture avrebbero dato maggiore freschezza, profumi e dinamicità alle
preparazioni.
Davvero gustosi i Paccheri
con ricciola e melanzane “arraganate”, un piatto giusto sia nella dose che
nell’equilibrio dei sapori.
I paccheri con ricciola e melanzane "arraganate" |
Non ha sfigurato il Rombo
alla mugnaia con carciofi croccanti, una scelta azzeccata, alla tenerezza
del pesce il carciofo forniva un piacevole contrasto “fisico” e i due sapori si
fondevano a meraviglia.
Rombo alla mugnaia |
I Filetti di orata
selvaggia al vapore, con zucca confit e mandorle è uno dei piatti che ho
preferito, un accostamento davvero riuscito che ha contribuito ad arricchire il
gusto delicato dell’orata senza sovrastarla.
Filetti di orata selvaggia |
Finita la serie di
piatti a base di pesce, io e i miei tre compagni di banchetto non ci siamo
fatti sfuggire i dolci; la mia predilezione per il cioccolato fondente mi ha
spinto a optare per un pregevole Millefoglie di lingue di gatto, crema
inglese alla vaniglia del Madagascar e cioccolato "Samana'" della
Repubblica Dominicana, pericolosamente buono.
Millefoglie! |
Va detto che il rischio
con i dolci è che proprio la dolcezza possa essere eccessiva e toccare livelli
di stucchevolezza, così non è stato, tantomeno con il Millefoglie alla crema
inglese alla vaniglia del Madagascar, Fragola Favetta di Terracina e fiori
eduli, che grazie alla presenza di fragole non arricchite da zucchero
permetteva di apprezzarne meglio la qualità.
Cheesecake alla ciliegie |
Infine abbiamo provato anche l’ottimo cheesecake alle ciliegie nel loro sciroppo, una preparazione riuscita anche nella presentazione.
Alla fine avremmo
potuto chiudere con qualche gradevole liquore, ma il senso di responsabilità ci
ha imposto di evitare di appesantirci dovendo guidare l’auto. Una bottiglia di
vino da 75 cl. divisa in quattro ci ha permesso di godere senza problemi e
alzarci dalla tavola in condizioni perfette.
Ah! Dimenticavo di
sottolineare che Il Pacchero Solitario dispone di una piccola dispensa di
prodotti alimentari interessanti che si possono acquistare, dall’olio al vino,
dalla pasta ai formaggi.
Il Pacchero Solitario
Via Giuseppe Verdi, 29
Aprilia (LT)
Tel. 06 92062042
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