E' tempo di risalire sulla Panda improbabile. Alla guida, non l'ho detto prima, c'è Maurizio Anfosso di Ka Mancinè, il mio Virgilio in terra di Rossese. Di lui e dei suoi vini ho già scritto molto su Percorsi di Vino ma, un conto sono le parole, un conto è visitare dal vivo le sue vigne e la sua cantina.
Prima, però, ci facciamo spiegare da dove deriva il nome dell'azienda.
Ka Mancinè significa la casa (con la K di origine saracena) dei Mancinei che, storicamente, è lo stranome con il quale Pietro Anfosso, mancino di fatto, veniva diversificato
dagli altri Pietro del paese di Soldano.
Maurizio Anfosso ci porta, tra una curva e l'altra, nel primo dei suoi vigneti, due Cru di Rossese di grandissimo livello.
Scendiamo dalla Panda e davanti a noi c'è il vigneto Galeae
(Galera in dialetto ligure per via dei prigionieri saraceni che
storicamente venivano qua a lavorare), un anfiteatro naturale con
esposizione sud-est composto da vigne di Rossese allevate sia ad
alberello sia a doppio cordone speronato.
A
differenza del Beragna, come vedremo, le viti sono abbastanza giovani,
hanno circa tre anni nella parte bassa del vigneto (da cui Anfosso
tira fuori lo Sciakk) mentre la parte alta vede piante del 1998.
Il
terreno, così come spesso accade negli altri vigneti salvo eccezioni
(vedi Terre Bianche), dal punto di vista geologico è formato da rocce marnose, argillose e calcareo-marnose disgregate in piccole lamelle che da queste parti prende il nome di "sgruttu"
che ha il vantaggio di essere drenante mantenendo però sufficiente
livello di umidità nel suolo anche in stagioni calde ed aride.
Il Cru Galeae |
Il Cru Galeae visto da lontano |
Torniamo
in macchina chiudendo i vari cancelletti per non far entrare i
cinghiali che da queste parti fanno molti danni. Il Beragna ci aspetta
poco più in là.
E'
un vigneto storico di circa 1,2 ettari (diviso in due appezzamenti)
composto essenzialmente da piante di Rossese centenarie, le più vecchie
piantate addirittura nel 1872. Facciamo un giro tra le viti con aria
di profonda venerazione. Come si fa a non essere inebriati dalla
bellezza di questi alberelli curvati e scalfiti dal tempo?
Maurizio
mi dice che questo è il Cru da cui deriva un Rossese meno strutturato
ma più fresco e sapido del Galeae.
Non vorremmo andarcene più ma il
tempo stringe ed è ora di andare in cantina.
Pendenze del Beragna |
Il Beragna |
Sgruttu |
Arriviamo
a Soldano e saliamo su fino ad arrivare, dopo i soliti mille tornanti,
a San Martino. Maurizio Anfosso ha la sua cantina dentro casa. Anche
qua, come accaduto per Giovanna Maccario, solo acciaio e nessun effetto
speciale. Bello vedere le varie vasche di vinificazione "intitolate"
alle varie donne della famiglia.
L'annata 2011 di Ka Mancinè è stata, nonostante tutto, favorevole.
Lo Sciakk,
da uve di Rossese vendemmiate tardivamente, rimane uno dei miei rosati
preferiti in Italia, è sapido, fresco e di grande equilibrio. Per
nulla scontato e "sdolcinato" come altri illustri colleghi.
Il Beragna 2011,
rispetto alla precedente annata, è più intenso, sa di macchia
mediterranea, di terra, di spezie. In bocca ha la solita sapidità quasi
marina e una acidità che fa salivare copiosamente e invita al prossimo
bicchiere.
Il Galeae 2011
è balsamico, è un vino che alla cieca sposteresti al sud per le sue
note mediterranee di cappero, alloro, gelso, richiami floreali di rosa.
E' un vino che rispecchia il suo territorio al 1000% ed ha una
struttura che lo porterà lontano nel tempo.
Maurizio Anfoso in fase di stappo! |
Fuori programma è spuntanto a cena un Beragna 2008 che
con Maurizio abbiamo chiamato "vino da porto". I suoi toni salmastri, iodati,
decisamente sapidi e marini mi hanno riportato in mente la Genova di
Fabrizio De Andrè, il suo porto, le sue navi per l'America e quella
malinconia scacciata via da una sigaretta fumata sulla banchina.